Uno scienziato a lume di candela
Uno scienziato a lume di candela anniversari: camillo GOLGI Uno scienziato a lume di candela Ebbe il premio Nobel per la medicina nel 1906 SONO felice di avere trovato una nuova reazione per dimostrare anche agli orbi le strutture dello stroma interstiziale della corteccia cerebrale». Così Camillo Golgi commentava nel 1873 la scoperta della reazione nera, che gli permise di evidenziare in tutta la sua complessità la morfologia della cellula nervosa e l'architettura del tessuto cerebrale. Per questo il giovane medico delle «Pie Case degli Incurabili» di Abbiategrasso, nato a Corteno, un piccolo paese della Valle Camonica, avrebbe vinto il premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1906. Un premio che, a differenza di quelli successivi di Luria, Dulbecco e Levi Montalcini, è nato e cresciuto unicamente in Italia. A soli 16 anni Golgi intraprende gli studi di medicina, seguendo le orme paterne, e già allora comincia a delinearsi il suo forte orientamento verso la biologia sotto la supervisione di Cesare Lombroso. La Patologia Cellulare (1858) di Virchow e l'eccellente livello culturale dell'Università di Pavia, dove Spallanzani aveva gettato le fondamenta delia microbiologia, ispirarono il lavoro di Golgi, già in- tradotto alla istologia e alla biologia cellulare da Bizzozzero. Eppure pochi conoscono Camillo Golgi, nonostante i numerosi riconoscimenti di prestigio che raccolse e l'indubbio apporto che diede alla scienza. Sua è anche l'individuazione dell'organello cellulare che ne porta il nome - l'apparato di Golgi - e che rappresenta una tappa fondamentale nella vita delle proteine e di conseguenza degli organismi viventi. Durante gli innumerevoli tentativi di colorare le cellule nervose, egli notò una struttura che circondava il nucleo cellulare. La prima pubblicazione su questa scoperta risale esattamente a 100 anni fa, 1898, quando per la prima volta Golgi parlò di apparato reticolare interno: una struttura che innescò 50 anni di accese discussioni, forse non ancora del tutto concluse: si tratta effettivamente di un organello cellulare in piena regola o piuttosto di un artefatto? La diatriba nasceva dal fatto che il Golgi non era visibile nelle cellule vive e la sua individuazione dipendeva dal capriccioso metodo di colorazione, difficile da riprodurre. Molto spesso le controversie scientifiche si risolvono con l'avvento di nuove tecniche che si sviluppano via via, come in questo caso prima con Camillo Golgi, p mio Nobel la microscopia elettronica, e poi con l'enzimologia, l'autoradiografia e il Dna ricombinante. Per sedare la disputa, infatti, si è dovuto aspettare l'introduzione del microscopio elettronico a partire dagli Anni 60, quando effettivamente si comincia a fare chiarezza sul Golgi, una struttura costituita da una sorta di cisterne disposte in ima o più pile e circondate da una frotta di vescicole. L'apparato è organizzato in una serie di distinti e sequenziali compar¬ timenti: una parte cis, da cui entrano proteine e lipidi, e una parte trans da cui escono selettivamente per varie destinazioni attraverso vescicole fino alla superficie cellulare o attraverso i lisosomi, che degradano le macromolecole. Un fine reticolato intracellulare che detiene il controllo della funzione secretoria e del processo di glicosilazione proteica (l'addizione di zuccheri), passaggi alquanto delicati all'interno della cellula. La storia di Camillo Golgi è una sorta di specchio di quello che accade spesso nella scienza italiana; veniva descritto come l'introverso scienziato che avrebbe messo a frutto gli studi nella buia cucina dell'ospedale in cui era di servizio e, per puro caso, sarebbe incappato nelle sue scoperte. In realtà questa è una storia fuorviarne, che cela l'ignoranza diffusa in Italia in ambito scientifico e la marginalizzazione cui Golgi fu costretto. Lo scienziato lavorava in una cucina convertita in laboratorio - che egli stesso definiva «neanche l'embrione di un laboratorio» - lontano dai grandi centri di ricerca, con una strumentazione minima e la maggior parte del lavoro svolto di notte al lume di candela; ma furono la passione e la competenza scientifica a condurre Golgi verso il traguardo. Si smise di considerarlo mi pioniere casuale e sprovveduto solo quando il collega Kòlliker, principe dell'anatomia di fine '800, fece tradurre in tedesco le pubblicazioni dello scienziato italiano avvicinandolo alla conquista del premio svedese per la fisiologia e la medicina condiviso con lo spagnolo Santiago Ramon y Cajal, suo acerrimo rivale. Ma, anche una volta divenuto senatore del Regno e direttore dell'Università di Pavia, non avrà mai il giusto riconoscimento intellettuale. Interessarsi a Golgi significa scoprire uno squarcio quasi inedito di storia della scienza. Marta Paterlini Camillo Golgi, premio Nobel
Luoghi citati: Abbiategrasso, Italia
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