La Francia vota, le Pen in agguato di Enrico Benedetto
La Francia vota, le Pen in agguato Si prevede una clamorosa sconfìtta per la destra storica anche nei suoi feudi La Francia vota, le Pen in agguato I sondaggi: sarà l'ago della bilancia nelle Regionali PARIGI. Se almeno la destra fingesse di crederci, nella vittoria. Invece no. Le manovre per il dopo-catastrofe sono già iniziate. E Jean-Marie Le Pen gongola. Per le Regionali che porteranno oggi alle urne 39 milioni di francesi (in teoria: l'astensionismo si annuncia da record), il segretario rpr Philippe Séguin sceglie il basso profilo. Anziché domandare all'elettorato «Votateci, il futuro siamo noi», sentenzia: «E' necessario controbilanciare la gauche sul piano locale». Teme - lo confessa - «un sisma». Allo scippo di Jospin sulle Politiche '97, potrebbe seguire una débàcle bis per il centre-droite oggi sovrano in 20 Regioni su 22. E alle Cantonali, che domenica ventura celebreranno il II turno, si prefigura un exploit analogo della maggioranza governativa. Ma le ultime Legislative insegnano che la Francia può sovvertire i pronostici. Prudenza, dunque. I socialisti ne fanno prova da mesi. Nessun trionfalismo, ammonisce il leader ps Frangois Hollande. E gli alleati della sua coalizione multicolore seguono con scrupolo le consegne. Bisognerà attendere stasera per scucire le bocche. I sondaggi - fuorilegge dall'8 marzo - attribuiscono alla sinistra i due terzi delle presidenze regionali. La «marea rosa» invaderebbe il campo. Fra le capitolande troviamo anche ÌTle-de-France ovvero Parigi & Dintorni, un feudo quasi mai sfuggito al gollismo storico. La sua defezione causerebbe per motivi non solo simbolici (sul pil nazionale, un terzo finisce nellTdf) un trauma enorme per la minoranza parlamentare, che lancia nella bagarre Edouard Balladur. Conscio della «missione impossibile» affidatagli, l'ex premier tenne il primo comizio in novembre. Cinque mesi per una campagna. La sinistra ironizzò. E lui rispose difendendo la sua «strategia della tartaruga». Ma a poche ore appena dalla sentenza popolare, pare lo staff non celi il disincanto. Gli scandali economico-politici a catena nel cuore di Francia alienano il consenso. Balladur pagherebbe dunque - come sempre errori altrui. Jean Tiberi, il sindaco di Parigi sott'inchiesta per malversazioni, è la sua principale zavorra. Le Pen ne approfitterà. Qualora confermasse l'ormai abituale 15% che totalizza negli scrutini, l'estrema destra sarebbe l'ago della bilancia. Accettarne i suffragi non è tuttavia facile per l'establishment rpr-udf. 0 meglio, i capi (Séguin e Léotard) escludono qualsiasi compromesso, ma in loco parecchi notabili sembrerebbero non disdegnare la mano tesa di Jean-Marie Le Pen. Il quale ammononisce: «La destra preferisce affondarsi regalando la vittoria ai nostri nemici comuni piuttosto che stringere un'alleanza con noi. La Francia se ne ricorderà, punendoli». Il suo vice un Bruno Mégret che ammira la strategia Fini - condivide appieno la tattica, nuova, dello «chef». Far implodere la già iperdemoralizzata droite, spaccarla sul tema Fn e incassarne i dividendi: Le Pen non sogna altro. Nella bufera - sorpresa - Jacques Chirac mantiene una calma olimpica. Le rilevazioni demoscopiche ne fotografano la popolarità: oltre il 60%. Quasi un miracolo. Dopo il semestre trascorso ad annaspare in fondo classifica, ridicolizzato dalle elezioni che volle indire e perse alla grande nel giugno scorso, l'Eliseo ritrova dalla sua i cittadini. Il Paese apprezza l'aplomb chiracchiano nella gestione condominiale del potere. E la sua permanenza fino al 2002 rassicura una droite tiepida verso la perestrojka interna che vorrebbe azzardare Philippe Seguili. La crisi post-elezioni partorirà forse il partito unico di cui si vocifera da tempo. Un Leviatano politico dai contorni ancor vaghi ma già minaccioso. L'anima liberal e quella neogollista si fonderebbero in chiave anti-Jospin. Operazione alchemica magari necessaria, però non aliena da gravi pericoli. Enrico Benedetto Il segretario dell'rpr Philippe Séguin ammette di temere un «terremoto» Il leader del Front National Jean-Marie Le Pen
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