Un governo di parenti e amici

Un governo di parenti e amici Un governo di parenti e amici Subarto ignora le proteste dell'Indonesia GIAKARTA. Chi in Indonesia sperava che la gravissima crisi economica avrebbe indotto il Presidente Suharto ad affrontare finalmente un rinnovamento politico radicale, deve aver subito una brutta delusione. Come previsto l'anziano leader (76 anni) è stato eletto martedì scorso per acclamazione al suo settimo mandato presidenziale, da un Parlamento addomesticato. Ed ha potuto così procedere alla nomina del nuovo governo nel più perfetto stile satrapico. La composizione del nuovo gabinetto è stata annunciata ieri e, come ha detto un banchiere occidentale, si tratta di «uno schiaffo al Fondo monetario internazionale» (Fmi). Per rimettere in piedi la disastrata economia indonesiana, il Fondo ha stanziato 40 miliardi di dollari, ma ne ha versato solo una prima tranche, rinviando la seconda (tre miliardi di dollari) in attesa delle riforme economiche accettate da Suharto in due successivi accordi (ottobre '97 e gennaio '98). Ma a quanto pare il Presidente non ha affatto intenzione di accettare supinamente le ricette del Fondo, «un dottore che non cura ma amputa, e le cui medicine possono a volte uccidere il paziente», come ha detto Rizal Ramli, fido economista di Suharto. Il segnale più preoccupante non è nemmeno la nomina di Siti Hardianti Rukmana, ricchissima figlia maggiore del Presidente, al ministero per l'Assistenza sociale. L'adorata «Tutut», questo il suo soprannome, è miliardaria, accompa¬ gna spesso il padre nei suoi impegni pubblici e sembra pronta alla corsa per la leadership del partito di Suharto, il «Golkar». Ma quel che ha fatto veramente rizzare i capelli in testa a Michel Camdessus, il Direttore del Fmi, è stata la nomina a ministro del Commercio di Mohammad «Bob» Hasan, piazzatosi al 107° posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo stilata dalla rivista americana «Forbes». Hasan è il primo indonesiano di etnia cinese ad entrare al governo da quando, oltre 30 anni fa, Suharto prese il potere, ma soprattutto controlla o siede nei consigli di amministrazione di 300 aziende, e guida il cartello che gestisce l'industria del legname: un monopolio che il Fmi ha chiesto di smantellare. L'altro colpo basso, per il Fondo, è stata la nomina di J. Habibie a vicepresidente con delega per lo sviluppo industriale e per i rapporti con le organizzazioni internazionali (Fmi compreso, dunque). Habibie, un fermo oppositore dell'apertura dei mercati, ha chiesto al Fondo di dar prova di «realismo». Forse perché tra le riforme chieste dal Fmi c'è l'abolizione delle sovvenzioni all'industria generosamente elargite dallo stesso Habibie. Infine il nuovo ministro delle Finanze, Riad Bawasier, è un fervente sostenitore della poli- tica monetaria di Suharto: alzare il valore della rupia fissandola artificialmente al dollaro. Un passo che secondo Camdessus «sarebbe disastroso per l'Indonesia». Secondo un recente studio economico occidentale, infatti, «il sistema bancario è morto e le reti di distribuzione si stanno disintegrando», mentre l'inflazione ha già raggiunto livelli vertiginosi. In tutto il Paese sono scoppiati disordini contro gli aumenti dei prezzi, disordini che solo negli ultimi giorni hanno provocato la morte di quattro persone. Il virus della protesta ha contagiato le università, compresa quella di Giakarta, i cui studenti hanno chiesto le dimissioni di Suharto. A loro però ha subito risposto il nuovo ministro della Difesa, il generale Wiranto, che è anche capo di Stato maggiore delle Forze armate: smettetela di protestare e venite a dialogare con l'esercito. Sarà bene per gli studenti ascoltarne il consiglio. Ma non saranno certo le minacce a salvare il Paese da un abisso ormai pericolosamente vicino. [e. st.] Tra i ministri, la figlia e un chiacchierato magnate: uno schiaffo al Fondo monetario Il leader indonesiano Suharto appena rieletto per la settima volta nonostante la crisi dei Paese

Luoghi citati: Fondo, Giakarta, Indonesia