Il Papa chiude la ferita ebraica

Il Papa chiude la ferita ebraica Riconosciute le colpe cristiane nella storia e negli anni dell'orrore nazista Il Papa chiude la ferita ebraica Antisemitismo e Olocausto, domani il documento CITTA' DEL VATICANO. La Chiesa chiede perdono agli ebrei. Lo farà domani con un documento ufficiale sull'antisemitismo e sull'Olocausto, che è stato annunciato per la prima volta dallo stesso Giovanni Paolo II nel lontano 1987, quando negli Stati Uniti incontrò la comunità ebraica di Miami. In vista del grande Giubileo dell'anno 2000, la riconciliazione con il mondo ebraico è uno dei grandi progetti dell'attuale Papa, e si basa sul riconoscimento delle colpe cristiane negli anni della persecuzione nazista. Giovanni Paolo n la conosce bene: i campi di stenninio hanno divorato molti dei suoi amici di gioventù e la guerra lo ha segnato profondamente. I contenuti del testo in qualche modo sono già stati anticipati ad Auschwitz nella visita compiuta dal Papa al lager forse più tristemente famoso. «Dobbiamo ricordare - disse - ma ricordare non basta. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per liberare l'uomo dallo spettro del razzismo, dell'esclusione, dell'alienazione, della schiavitù e della xenofobia, per sradicare questi mah che avanzano nella nostra società». Per raggiungere questo obiettivo, il primo passo consiste nell'analizzare i motivi che hanno portato alla persecuzione ebraica compiuta per secoh dagli stessi cattolici, a partire dall'accusa di «deicidio». Dunque il documento vaticano partirà da una rassegna delle accuse che nei secoli si sono storicamente accumulate contro il popolo ebraico, per dimostrarne l'infondatezza. Successivamente, si costruirà la base per nuovi rapporti con il mondo ebraico, a partire dalle radici comuni alle due religioni e facendo perno su quell'affermazione di Giovanni Paolo II, che il 13 aprile 1986 nella visita alla sinagoga di Roma definì gli ebrei «fratelli maggiori». Il documento ha avuto una lunghissima preparazione. Annunciato nel 1987 a Miami, ha avuto bisogno di undici anni di lavoro, sotto la regìa attenta del cardinale Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione per le relazioni con l'ebraismo. Ad accelerare i tempi, oltre le pressioni del mondo ebraico, anche la scadenza del Giubileo, che deve segnare un'epoca nuova nei rapporti tra le religioni, almeno nelle intenzioni del Papa. Lo scorso ottobre, una sessione di studi storici sulle radici cristiane dell'antisemitismo si era svolta in Vaticano, proprio per dare il via libera definitivo al testo. In quella sede sono state analizzate le letture scorrette del Nuovo Testamento e una condanna netta è venuta dal domenicano George Cottier, principale collaboratore di Giovanni Paolo II in questa nuova avventura del suo pontificato. «Troppi comportamenti ingiustificabili - disse Cottier - hanno trovato una loro giustificazione; da lì ugualmente sono provenute in molti cristiani la passività e l'assenza di reazione quando si è riversata l'ondata di violenza hitleriana». «Ebrei e cristiani - ha detto una volta il padre Hoeckman, un altro dei teologi di fiducia del Papa su questo tema - abbiamo una particolare responsabilità verso il mondo, affidataci da Dio stesso». La lunga gestazione si spiega anche con la necessità psicologica di preparare 0 mondo cattolico a recepire la novità. Che è teologica ma passa attraverso strade politiche, come dimostrano i rapporti diplomatici con lo Stato di Israele del 30 dicembre 1993, l'accordo dell'anno scorso sui beni ecclesiastici della Chiesa in Israele, il desiderio del Papa di recarsi a Gerusalemme nell'anno 2000. Resta da vedere quanto sarà forte la reazione, certo contraria, dei gruppi cattolici legati al fondamentalismo, forti in Italia e nei Paesi di lingua francese, che hanno sempre giudicato illegittimo e apostata il documento «Nostra aetate» del Concilio Vaticano II, che faceva giustizia dell'accusa di «deicidio» e senza il quale anche il lavoro di Giovarmi Paolo II sarebbe stato più difficile. Luca Tornasi Il testo ha richiesto 11 anni di lavoro Ora il Vaticano spera di aprire una nuova era nei rapporti con gli ebrei che il Papa ha definito «fratelli maggiori» Il cardinale Cassici/ presidente del Pontifìcio Consiglio per l'unità dei cristiani e responsabile per le relazioni con l'ebraismo

Persone citate: Cassidy, Cottier, George Cottier, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Luca Tornasi

Luoghi citati: Auschwitz, Citta' Del Vaticano, Gerusalemme, Israele, Italia, Miami, Roma, Stati Uniti