Giorgianni prepura la «resistenza»

Giorgianni prepura la «resistenza» E la sua difesa invierà un dossier per attaccare la commissione Antimafia Giorgianni prepura la «resistenza» A Reggio Calabria è coinvolto in due inchieste ROMA DALLA REDAZIONE Il decreto con cui il presidente della Repubblica ha revocato il sottosegretario agli Interni Angelo Giorgianni è stato pubblicato ieri dalla Gazzetta ufficiale. Che cosa farà adesso l'ex magistrato? L'altro giorno aveva annunciato che domani si sarebbe recato lo stesso nel suo ufficio, al Viminale. Dal dicastero degli Interni hanno fatto sapere che,, naturalmente, nessuno impedirà a Giorgianni di andare al ministero, se non altro per sgomberare le sue stanze. Il discorso sarebbe diverso se il sottosegretario dimissionato decidesse veramente di asserragliarsi nel suo ufficio, ma al Viminale hanno escluso questa ipotesi. Dal fronte giudiziario si è intanto saputo che sarebbero due i filoni investigativi aperti presso la Procura di Reggio Calabria che interessano il senatore Giorgianni. Di più non si può sapere, perché l'indagine è stata secretata e nessun atto è stato portato a conoscenza di alcuno. L'unica indiscrezione filtrata è che si tratta di un'inchiesta trasferita a Reggio Calabria da un'altra autorità giudiziaria. A Palazzo di Giustizia di Reggio bocche cucitissime, dunque, sull'eventuale iscrizione nel registro degli indagati di Giorgianni. Da Reggio alcuni atti riguardanti il contenuto degli interrogatori del pentito Santi Natoli sarebbero stati intanto trasferiti a Milano. Ma dalla città lombarda fino a ieri sera si negava l'arrivo di fascicoli dalla Procura di Reggio Calabria sulle presunte irregolarità del senatore Giorgianni nel periodo in cui, come pm a Messina, indagava sulla mafia. La vicenda, quindi, è tutt'altro che finita: si continuerà a parlare ancora di questa storia. Il legale di Giorgianni, Carlo Taormina, lo aveva lasciato chiaramente intendere venerdì, e il giorno dopo ha ripetuto che il suo assistito darà battaglia, ricorrendo al Tar e inviando un voluminoso dossier all'Antimafia. «Giorgianni - ha spiegato Taormina - teme per la sua vita e per quella della sua famiglia. Proprio l'altro ieri infatti mi ha confidato di aver ricevuto l'ultima intimidazione: un "messaggio" fattogli recapitare a Roma e che dimostra la chiara recrudescenza del pericolo che sta correndo. Comunque lui è determinato più che mai a reagire contro gli attacchi che gli sono stati sferrati». Taormina ha poi detto di non sapere se il senatore sia iscritto nel regi¬ stro degli indagati, né a Reggio Calabria, né a Milano. E in questa vicenda si è aperto anche un altro fronte che riguarda il presidente dell'Antimafia Ottaviano Del Turco. Da qualche parte sono state sollevate obiezioni sul comportamento che l'esponente socialista ha tenuto in questa storia. Critico, a questo proposito, il portavoce di Rinnovamento, Ernesto Stajano: «Quella di Del Turco - ha sottolineato l'esponente del movimento che fa capo a Lamberto Dini - è stata un'iniziativa che non so definire in termini di schema istituzionale, perché non se ne trovano i precedenti». Parole dure nei confronti del presidente dell'Antimafia sono venute anche dall'avvocato Taormina. Ma nel mirino di Giorgianni e del suo legale non sembra esserci solo l'esponente socialista. Anche Dini appare come un probabile bersaglio dell'ex sottosegretario agli Interni, almeno così si evince dalle dichiarazioni dell'avvocato Taromina, che ha sostenuto: «E' indicativo il comportamento del ministro degli Esteri, che ha abbandonato Giorgianni nel momento più delicato». Come era scontato, sul caso è montata l'opposizione. La presa di posizione più dura è di Gasparri, dell'esecutivo di An, che prima ha ironizzato sul fatto che le due candidate alla successione a Giorgianni, la Li Calzi e la Fumagalli Carulli, stavano nel Polo e poi ha suggerito a Dini «un nome di sicuro affidamento per la cura del suo partito in Sicilia: quello di Totò Riina». L'ex sottosegretario all'Interno Angelo Giorgianni