Tov, Rossi si difende dal pool

Tov, Rossi si difende dal pool Tov, Rossi si difende dal pool «I miliardi?Ne spostavo 72 mila l'anno» MILANO. Interrogatorio bis ieri per l'agente di cambio romano Giancarlo Rossi e per l'ex manager della Tav Filippo Troja, entrambi indagati per il reato di associazione a delinquere. Rossi dal pm Gherardo Colombo e Troja da Ilda Boccassini hanno risposto per due ore alle domande ma in entrambi i casi - almeno secondo quanto hanno dichiarato loro stessi - non si sarebbe ancora arrivati alla questione centrale: il presunto pagamento di tangenti per favorire gli appalti dell'alta velocità nelle Ferrovie. In un'inchiesta che avrebbe contorni assai più ampi di quanto è apparso finora, con un ninnerò di indagati (si dice «alcune decine») ben superiore a quello noto. «Non si è parlato assolutamente di alta velocità - dice Rossi - oggi mi hanno fatto domande sul contenuto di alcune intercettazioni ambientali eseguite tra il '96 e il '97 ma che - dice sempre Rossi - non hanno alcuna rilevanza penale. Conversazioni private con amici; commentavamo fatti politici, ma nulla che riguardasse le Ferrovie». E i suoi rapporti con Franco Polidoro, il funzionario dell'Ambroveneto interrogato venerdì? Sembra che la procura ipotizzi che abbia contribuito a movimentare 20 miliardi intestati a suoi prestanome, che potevano essere serviti per tangenti... Rossi nega tutto. Innanzitutto ci tiene a lasciar fuori il funzionario: «E' una persona sempre corretta ed è anche un uomo molto religioso. Sono avvilito per come è stato trattato». In quanto ai presunti prestanome «si tratta spiega - di una decina di miei amici che ho indirizzato all'Ambroveneto per operazioni finanziarie che io non eseguo, ad esempio sui titoli di Stato. Con la banca avevo fatto una convenzione, chiamata con il mio nome, che prevedeva facilitazioni per i miei clienti, ma solo loro avevano il potere di firma». L'agente di cambio azzarda poi una teoria psicosociologica per spiegare la diffidenza dei magistrati nei suoi confronti. «Io - dice movimento 72 mila miliardi l'anno (nella movimentazioni lo stesso denaro è segnato tutte le volte che entra ed esce, ndr), compro e vendo denaro, operando con banche estere, e ricevo una commissione dell'uno per diecimila, cosicché il mio ultimo reddito è stato di 2 miliardi e 800 rnilioni. Forse il tipo di attività che svolgo e il tipo di vita che seguo è estraneo ai magistrati che possono vedere queste cose con grande sospetto. Indagheranno, ma questa indagine non ha portato e non porterà a nulla». Vuol mostrarsi sempre sicuro di sé, Giancarlo Rossi, e sempre minimizza. Ma l'inchiesta viene condotta dai magistrati a tela di ragno e così si spiega il contenuto dell'altro mterrogatorio di ieri, a Troja. Dice il suo avvocato, Vittorio D'Aiello: «Gli sono state poste domande sui rapporti che ha avuto con numerose persone; tra queste politici, militari della Guardia di Finanza, dei carabinieri e della polizia con cui il mio cliente aveva frequentazioni anùcali». Nessun commento dallo stesso Troja: «Mi hanno chiesto cose che riguardano ancora la vecchia inchiesta Phoney Money di Aosta», si è limitato a dire, [r. m.] Il pubblico ministero del pool Mani Pulite Gherardo Colombo

Luoghi citati: Aosta, Milano