« Il tesoro di Necci? Fantasie »

« Il tesoro di Necci? Fantasie » « Il tesoro di Necci? Fantasie » «Isoldi in quei conti non erano per lui» L'AVVOCATO DI PACINI MMELANO A quale tesoro di Necci. Questa è una vecchia storia di cui i magistrati hanno in mano tutte le carte da tempo. E su cui Pacini Battaglia ha già dato ogni spiegazione». L'avvocato Rosario Minniti, difensore del banchiere più sospettato d'Italia, Pacini Battaglia, racconta le verità del suo assistito sull'ex presidente delle Fs Lorenzo Necci. Nega che Pacini abbia mai fatto «rivelazioni» sul caso e parla di lui come di un uomo molto malato. Anzi, «in pericolo di vita». Sta davvero così male il suo cliente? «Consideri che tre giorni fa gli hanno dovuto applicare un nuovo pacemaker su un cuore che ha già 4 by-pass e una stenosi diffusa. Inoltre il collegio peritale scelto dal gip di Milano ha esplicitamente accertato che la detenzione in carcere può determinare danni irreversibili all'integrità fisica e alla vita di Pacini». Pacini però non è più in carcere ma in una attrezzata clinica cardiologica. Più curato di così... «Lei dice? La presenza costante di tre guardie carcerarie che controllano Pacini anche quando va in bagno, creano esattamente quelle condizioni di stress che i periti del tribunale hanno individuato come causa che potrebbe determinare gravissime conseguenze sulla sua vita». Parliamo di questi 5 miliardi trovati in Francia che costituirebbero il tesoro di Necci. Li ha versati Pacini? «Niente affatto. Ad esempio: il versamento di un miliardo e 115 milioni che si asserisce essere stato fatto da Pacini su un conto francese è quello di cui si parla da anni. Se ne sono interessate la procura di Milano, che ha concluso la sua attività con un'archiviazione; la procura di La Spezia, quella di Perugia e quella di Brescia. Si tratta dell'arcinota accusa fatta da Sergio Cragnotti e relativa a 5 miliardi versati per la progettazione del "cracker" di Brindisi, un impianto industriale». E una parte di questi soldi sarebbero arrivati a Necci? «No. Destinatari sono stati altri soggetti interessati all'operazione di progettazione». Inomi? «Non li so. Però i conti di Pacini, se letti con obiettività, confermano che non sono andati a Necci». Torniamo ai miliardi che Pacini avrebbe fatto arrivare a Parigi ai familiari di Necci. Uno era quello di cui abbiamo parlato. E gli altri? «Un maliardo e 300 milioni sono relativi a un'operazione finanzia- ria che Pacini nel proprio interesse ha eseguito in relazione a un mutuo acceso da Necci per l'acquisto di una casa a un tasso del 22 per cento. E che Pacini successivamente aveva convenuto con i familiari di Necci di estinguere per riaccenderlo a un tasso più basso: il 10 per cento. Un favore che Pacmi ha fatto a Necci a costo zero. Infine, i due miliardi e mezzo che mancano sono una mera fantasia investigativa». Fantasia? Ma se sarebbe stato lo stesso Pacini a rivelarlo... «Non è così. Pacini non ha mai dichiarato di aver trasferito somme consistenti ai familiari di Necci a Parigi. In effetti l'importo nasce da un'annotazione riportata su una sua agenda sequestrata dai pm di La Spezia. In questa annotazione dopo i nomi "Paola" ( la moglie di Necci, ndr) e "Lorenzo", vi era la cifra "2,5" che Pacini aveva scritto per indicare il credito complessivo che in quel momento vantava nei confronti della signora Necci». Questa la vostra versione. Ma non le sembra strano che Necci dovesse ricorrere a finanziamenti da un banchiere a dir poco spregiudicato come Pacini? «Intanto tra Pacini Battaglia e Necci vi era un rapporto personale che durava da tantissimi anni. Inoltre proprio la necessità di chiedere 20 rnilioni al mese per soddisfare le esigenze familiari sta a indicare che Necci viveva con i guadagni leciti del suo lavoro». Pretende che qualcuno ci creda? «Non pretendo niente. Ma questo è quanto risulta dalle carte processuali che ho a disposizione». Traffici d'armi, corruzione di magistrati, finanziamenti ai partiti, riciclaggio. L'ultima accusa parla di un tesoro di cinque miliardi versato all'ex presidente delle Fs Lorenzo Necci. Avvocato Minniti, non ha l'impressione di difendere un indifendibile? «Intanto voiTei dire che per il traffico d'armi c'è appena stata una richiesta d'archiviazione della procura di La Spezia. E poi io difendo un banchiere che è caduto in disgrazia non perché era un pericolo pubblico, ma perché altri hanno avuto interesse a buttarlo nel fango». Chi sarebbero «questi altri»? «Sono persone che hanno commesso effettivamente delle attività illecite, delle quali Pacini Battaglia può essere venuto occasionalmente a conoscenza e che oggi temono quanto Pacini potrebbe dichiarare ai pm». Perché allora Pacini non fa i nomi una volta per tutte? «Pacini non conosce fatti dei quali può fornire precise indicazioni probatorie ma soltanto notizie che potrebbero consentire lo sviluppo di clamorose indagini. Tuttavia, per quanto' posso intuire, Pacini ò un uomo che non vende a nessuno e per nessuna ragione quello che sa. Tanto è vero che continua ad essere detenuto». Scusi ma come ci si può fidare di uno come Chicchi Pacini? «Pacini non è un pubblico ufficiale e non ha l'obbligo di denunciare fatti che costituiscono reato. E poi c'è differenza tra le fantasie giornalistiche e la realtà». Paolo Colonnello «Io difendo un finanziere che è caduto in disgrazia non perché era un pericolo pubblico ma perché è stato buttato nel fango» qbuona notizia ogni tanto fa piacere». Più sicuro di sé invece l'.ex segretario socialista Craxi: A sinistLorenzo NecA destra Pace la famig A sinistra Lorenzo Necci A destra Pacini e la famiglia