Tutti gli uomini dei professore

Tutti gli uomini dei professore I SEGUACI DELL'UOMO DELLA SPERANZA Tutti gli uomini dei professore Dai figli ai portavoce, all'esercito di volontari | L professore cominciò da solo. I Andava ai convegni e raccon■ tava le sue cure. Gli davano dell'eretico, lo trattavano con fastidio. Poi si foce una scuola, il primo allievo era im medico nemmeno più tanto giovane da Villalta, Bergamo, che si chiamava Giancarlo Minuscoli. Il professore curava gratis e la gente cominciava ad amarlo. Quando arrivarono sui giornali le primi liti con la medicina ufficiale, al professor Luigi Di Bella quelle parevano bazzecole. Nicolino D'Autilio, presidente dell'Ordine dei medici modenesi, riassumeva tutti gli attacchi: «Ha una casistica dimostrata sotto il 5 per conto, corno si fa a dargli retta?». Però, abbiamo cominciato tutti a dargli rotta. Anche il ministro della Sanità. Un merito glielo riconoscono pure i nemici: «E' un grande fisiologo. Peccato non abbia inventato nessuna cura contro il cancro». Luigi Di Bolla forse è anche qualcos'altro, per capirci, un vecchio medico della New Age, una figura che non esiste quasi più, il modico di famiglia che magari visila gratis o sta due oro a chiederti come sta la nonna. Riunisce in sé tradizione e naturalismo, c per questo la crociata in suo lavoro è partita da An prima, e dai Verdi poi. Con loro, soprattutto attorno ad Alleanza nazionale, è nato il partito di Di Bolla. Il partito ha i suoi iscritti e i suoi tifosi. In questa seconda schiera si possono annoverare ad esempio Domenico Gramazio, Teodoro Buontempo, Roberto Formigoni. Nella prima ci sono tutti i volontari. E' un partito di fedelissimi, molto variegato, ma compatto. I figli. Giuseppe Di Bolla, dottore, otorinolaringoiatra con studio a Bologna. Segreteria telefonica: «Lo studio ricevo tutti i giorni dalle 15,30 allo 20. Non si fanno visite oncologiche di nessun tipo e non lasciate messaggi tanto la segreteria non li registra». Anche lui, raccontano, visita gratis i suoi pazienti. Giuseppe Di Bella è insieme mediatore e ariete. Tiene i rapporti con i giornalisti. In alcuni casi, è stato l'interlocutore preferito dal ministro Bindi, soprattutto all'inizio della pace, quando durante il processo di Maglio e gli attacchi del pretore Madaro, Costanzo e Mentana organizzarono lo interviste e l'incontro fra le parti. Si dichiara di dsstra ed era presente alla convention di An a Verona. L'altro fratello, Adolfo, ha un ruolo un po' più defilato. E' funzionario di banca a Modena. Tutti i giorni verso sera arriva nella villetta di via Marianini, «ciao papà tutto bone?». Un saluto veloce, poi dà una mano a ricevere i pazienti e gli amici. E' anche il più disponibile con i giornalisti, senza distinzioni. E' meno diplomatico di Giuseppe: risponde a tutte le domande, e a volte rappresenta l'ala più antiBindi dei dibelliani. Dopo i parenti, i portavoce. Ivano Camponeschi, 46 anni, da tre al fianco del professore, giornalista pubblicista di Roma e operatore turistico, capelli candidi e sorriso rassicurante. Il suo recapito telefonico corrisponde a quello della Master Viaggi, ma anche della Travel Fa- ctory, casa editrice di «Cancro: siamo sulla strada giusta?», di Luigi Di Bella. Camponeschi ò un grande organizzatore e si dedica ormai a tempo pieno alla battaglia contro la casta medica e farmaceutica. E' il più sanguigno di tutti, nonostante il buon sorriso. Spara contro i miliardi che governano le terapie anticancro. Abbraccia il suo professore ogni volta che lo cita: «In lui mi annullo». Non nasconde le sue simpatie: An, naturalmente. L'altro portavoce è Enrico Aimi, avvocato modenese, responsabile provinciale di Alleanza nazionale, che da un anno assiste anche legalmente Di Bella. E' lui che domenica ha preparato la bozza per rivedere il decreto sul metodo Di Bella. A giudicar dalle reazioni, la bozza dev'essere stata vista e cestinata. Da Camponeschi e Aimi, si salta ai fedeli romani. Qui si entra in curva Nord, passando da Radioradio, emittente capitolina diretta da Ilario Digiambattista, laziale d'anima e de' core. La radio è di proprietà di Ivano Camponeschi, laziale pure lui, e prima che scoppiasse il caso Di Bella raccontava con toni enfatici tutte le partite dei biancocelesti, anche gli allenamenti coi quattro- castelli. Da un po' di tempo, invece, è diventata la portavoce del popolo dibelliano, raduna in piazza i malati di cancro, li porta in processione a Maghe, dal pretore Carlo Madaro, ma anche in Vaticano dal Papa. Il tono è rimasto lo stesso, quello di una partita di calcio. Il successo però è cresciuto e anche il tifo della radio adesso è trasversale, romano e laziale, basta che sia roba de- noantri. A Roma c'è pure Patrizia Mizzon, presidente dell'Aiamn di Roma, madre di un bambino salvato dal metodo Di Bella: suo figlio era affetto da una rara forma di linfoma. Oggi pare guarito. Parte da qui la prima associazione dei malati che credono nella cura del professore. E parte da Maglie, Lecce, il primo pretore che vuole la somatostatina gratis per tutti e che attacca lancia in resta i santuari della Cuf e della medicina ufficiale: Carlo Madaro, barba grigia di qualche giorno, pochi capelli e occhi spiritati. Un passato di sinistra, e un presente di leader populista. E' amato dalla 'ggente del professore, quasi come lui. Non conosce Luigi Di Bella. Ha cercato di chiamarlo in tutti i modi a deporre per poterlo incontrare. Dice: «E' un grande uomo». Il professore risponde: «E' un grande magistrato». Ma è intorno alla casetta laboratorio di Modena, hi via Marianini 45, che s'aggirano i fedelissimi. L'anima del professore non compare mai. E' Angela Cuoghi, 47 anni di Modena, pensionata Telecom, da sei anni memoria quotidiana, che gli organizza la giornata e filtra le telefonate. Filtrava. Da due mesi il telefono è come se non esistesse più. Chi suona in via Marianini se non trova lei avrà dinanzi Paola Levagnina, 35 anni, un'altra segretaria preziosa, che tiene soprattutto i contatti con i pazienti vecchi e nuovi, li accoglie, li fa entrare, smista gli appuntamenti. Poi c'è il maresciallo dei carabinieri in pensione Gaetano Russo. Barba nerissima, fisico imponente. Sta davanti alla porta ed è inflessibile come il destino. Non fa piaceri a nessuno. C'è chi prova a lisciarlo per giorni interi e quando si assenta un attimo al bar, lui fa entrare chi c'è davanti. Impietoso. I Di Bella lo descrivono così: «Una persona di massima fiducia, un volontario come gli altri. Sempre disponibile». Dentro, nella villetta laboratorio, c'è per molti giorni della settimana l'assistente del professore. Si chiama Silvia Minuscoli, ha 25 anni. E' arrivata seguendo le orme e le convinzioni del padre, Giancarlo Minuscoli, da Vallalta (Bergamo). Pierangelo Sapegno Il primo allievo fu un medico bergamasco che ora guida l'elenco dei discepoli ufficiali Due segretarie e un carabiniere n pensione smistano le visite e fanno da filtro con i pazienti Un gruppo di malati di tumore e alcuni rappresentanti del Codacons ieri all'ospedale Regina Elena di Roma. In basso, il professor Di Bella