Federzoni: «Non trattai io con il re»

Federzoni: «Non trattai io con il re» Marcia su Roma Federzoni: «Non trattai io con il re» . e a ma o ^ryi roma 1 ON furono le rassicurazio1 ni del leader nazionalista 1 Luigi Federzoni a far cam- L-Ubiare idea al re Vittorio Emanuele III alla vigilia della Marcia su Roma, alla fine dell'ottobre ] 922. «Io non ebbi in quel tempo occasione o motiva di esercitare presso sua maestà qualsiasi funzione di intermediario a nome di Benito Mussolini», afferma Federzoni in una lettera inedita ritrovata dalla ricercatrice Albertina Vittoria tra le carte private dell'ex presidente del Senato fascista, donate di recente dai familiari all'archivio storico dell'Istituto Treccani. Si tratta di mia testimonianza preziosa, perché riapre il giallo su uno dei punti più oscuri della vita del re, già indagato trent'anni fa dallo storico Renzo De Felice. Vittorio Emanuele III, che aveva accettato la proposta del governo Facta di firmare un decreto per la proclamazione dello stato d'assedio, nel giro di 24 ore rifiutò la sua firma a quell'atto che avrebbe bloccato la conquista del potere da parte di Benito Mussolini. Chi e che cosa fece cambiare al sovrano l'opinione sulla situazione? Gli indizi finora si sono sempre appuntati su Federzoni. La missiva, datata 10 giugno 1958, fu indirizzata dall'ex ministro fascista dell'Interno al senatore Alfredo Frassati: «Ripeterò ancora mia volta - scrisse Federzoni che la mia partecipazione alle vicende di quella giornata si ridusse a ben poca cosa. Svegliato prima dell'alba da una telefonata del ministro Riccio, e invitato a recarmi senza indugio al Viminale, fui pregato da lui, e poi anche dall'on. Facta, di avvertire immediatamente Mussolini del rifiuto della firma sovrana al decreto per lo stato d'assedio: e ciò allo scopo di evitare ogni spargimento di sangue. Le comunicazioni telefoniche fra Roma e Milano erano controllate dalle camicie nere, ma si supponeva che io potessi riuscire a parlare con Mussolini: ciò che infatti otteimi, presente il Riccio, attraverso lo stesso centralino del ministero dell'Interno. Mussolini, quando si fu convinto della serietà della notizia, mi chiese di informare anche i quadrumviri. Il che feci, parlando con De Vecchi». [AdnKronos]

Luoghi citati: Milano, Roma