007 d'Italia, che intelligence di Filippo Ceccarelli

007 d'Italia, che intelligence Svarioni, ignoranza, collegamenti maniacali: un libro svela la tempra dei nostri agenti segreti 007 d'Italia, che intelligence Un 'armata Brancaleone esperta in pasticci ||L presidente americano è I scritto sempre «Busch» - e § I questo già basterebbe a I qualificare il livello d'z'n_*J telligence. Ma poi si parla anche di Palme chiamandolo «Palmer», così come il povero generale polacco Jaruzelski è «Jerucheski». E ancora: la pasionaria tirolese Eva Klotz è nominata, contro ogni evidenza, Eva Glotz. L'ex ministro e collaboratore di Cossiga Sergio Berlinguer è evidentemente scambiato con il fratello Luigi, e quindi qualificato come comunista. La «corrente di Colombo» non esiste più da almeno un decennio, ma si riporta in vita a giudicare e perfino a condannare. Mentre «non si esclude» che l'avvocato Agnelli abbia ospitato riunioni del Partito Trasversale a bordo del suo «yacth» - che scritto in quel modo, oltretutto, risulta impossibile da pronunciare. Alla fine, un sospetto. Ma non sarà che i documenti dei servizi segreti italiani debbono restare a tutti i costi segreti (anche) per l'enorme mole di bestialità che contengono? Nomi storpiati, svarioni pazzeschi, azzardi logici, ricostruzioni pretenziose, collegamenti maniacali, in un quadro di ignoranza, semplicismo e faciloneria. E' appena uscito un libro - l'ha scritto il giornalista dell' Unità Gianni Cipriani per gli Editori Riuniti e s'intitola Lo spionaggio politico in Italia 1989-1991 (211 pagine, 25 mila lire) - che a suo modo avvalora un'ipotesi un po' meno marginale, forse, di quel che potrebbe sembrare a prima vista. E cioè che al di là di ogni possibile e ormai scontata «deviazione», i servizi segreti italiani non sono o almeno non si sono finora mostrati culturalmente all'altezza del loro compito in una società evoluta. E che in certi casi, anzi, questa loro inadeguatezza - di cui il disprezzo per l'ortografia e l'orrore per qualsiasi forma di pensiero complesso e articolato non sembrano per la verità le uniche dimostrazioni - insomma, per dirla tutta, in certi casi la nostra intelligence sembra costituita da analfabeti. Cipriani è infatti entrato in possesso dei circa 450 fogli sequestrati nel 1995 in casa del generale Demetrio Cogliandro, ex funzionario del Sismi in pensione e già capo del controspionaggio dal 1974 al 1982. «Velane» giornaliere per lo più dedicate alla vita del Palazzo e dei suoi molteplici mquilini. Gliele spedivano diverse fonti - alcune decenti, come s'intuisce, altre molto meno - e lui le rielaborava, inol¬ trando poi le «notizie» al direttore del Servizio, ammiraglio Martini. Cosa poi importasse al responsabile deUa sicurezza nazionale, prima durante e dopo il crollo del muro di Berlino, di sapere che «i trucchi del festival di San Remo se non si opererà in maniera di neutralizzarne le conseguenze queste ultime ricadranno sicuramente sugli ambienti che fanno parte dei circoli demitiani», ecco, a parte il soggetto della frase che a un certo punto si sperde, quale incidenza possa avere un'informazione del genere resta un mistero. (Meno scontato sarebbe capire se queste «informative» venivano pagate, e quanto). Da che mondo è mondo, del resto, gli spioni spiano. Non è simpatico, ma forse è inevitabile. Qui si vorrebbe appena interrogare sul come e sul che cosa, spiare. E magari pure sulle obiettive necessità di questa sgradevole occupazione. Per cui, di nuovo, non si comprende in che modo potesse avere una qualche rilevanza ai fini della stabilità internazionale del nostro Paese il dato che alcuni giudici ottenevano «a prezzi intorno alle 50 mila giubbotti di agnello australiano lunghi tre quarti»; o se valesse davvero la pena, per il Sismi, di impiegare tempo ed energie sull'annosa e ricorrentissima questione - ampiamente trattata anche dal Sisde nel «dossier Achille» - dei prelati nella massoneria. In qualche caso, certo, i testi selezionati e commentati da Cipriani ci azzeccano. I rapporti degli 007, in effetti, anticipano temi (Tangentopoli, il presidenzialismo, il separatismo leghista, la stessa figura di Berlusconi e dei suoi «Net-Works»). Ma quanti pressappochismi, quante bizzarrie (il pei responsabile di introdurre la droga nelle caserme), quante chiacchiere nemmeno da Transatlantico, palesemente inverosimili, ridicole. A caso: Valpreda gladiatore; Pannella tangentaro («Ha acquistato appartamenti a Montecarlo: zona grattacieli»); il povero Alex Langer a capo del neo terrorismo ecologista; Occhetto che «presto, forse alla chetichella, celebrerà il suo matrimonio in Chiesa». Per non dire delle «lobys» sempre in azione, e di un eccezionale retroscena sulla Philip Morris che finanzia le cam¬ pagne antiproibizioniste dei radicali «per poter un giorno vendere in Italia sigarette allo "spinello"». E tuttavia il punto vero - di cui si può senz'altro essere grati all'antologia di Cipriani - è che attraverso le note del cospicuo «Fondo Cogliandro» per la prima volta è possibile farsi un'idea, dal vivo, non solo della metodologia della rete spionistica, ma anche della mentalità dei raccoglitori. A partire da un inconfondìbile linguaggio che mescola il peggio della prosa poliziesca («taluni», «certuni», «per la ragione suddetta», «il da anni sospetto partito») e di quella giornalistica («Siamo in grado di rivelare», «il fattore G, inteso come Gelli»), viene fuori così una specie di antropologia da collezionisti deha maldicenza mirata, eppure retro, o da 007 di seconda mano. Una mentalità che mescola in modo mirabile approssimazione e paranoia, tifo e dietrologia. Una griglia psicologica per cui ogni rapporto è una connessione, e ogni connessione comporta un finanziamento. Tutti possiedono documenti, tutti appartengono a qualcun altro. Ciascuna vicenda ha una regia occulta, qualsiasi entità dispone di «una sezione speciale segreta» e ha sempre pronto «un piano di destabilizzazione». La situazione, di solito, «continua a peggiorare». Ma poi, al dunque, tutto è posto sullo stesso piano: il cugino di Misasi e Solidarnosc, i rapporti pregressi tra Sbardella e Petrucci e la guerra del Golfo. In fondo, stava per esplodere la globalizzazione, ma lo spione italiano, povero Brancaleone davanti alla caduta del Muro, ancora non aveva imparato che si scrive Bush e non Busch. Filippo Ceccarelli Nei loro rapporti Bush diventa «Busch» Jaruzelski si cambia in «Jerucheski». Trionfa il pettegolezzo e la politica si mescola al festival di Sanremo

Luoghi citati: Berlino, Italia, Montecarlo, San Remo, Sanremo