Bill smarrito in cielo di Gabriele Romagnoli
Bill smarrito in cielo Per 24 secondi i radar perdono l'Air Force One Bill smarrito in cielo INEW YORK L presidente degli Stati Uniti Bill Clinton è riuscito a compiere la «mission impossible»: si è concesso 24 secondi di assoluta privacy. Per questo breve ma impagabile lasso di tempo l'Air Force One, la Casa Bianca dei cieli, è scomparso dai radar dell'aviazione e la vita, pubblica e privata dell'uomo più investigato del mondo non è stata più nemmeno un puntino luminoso sullo schermo, trasformandosi, invece, in un buco nero di cui lui solo avrà memoria. I 24 secondi in cui l'America ha trattenuto il fiato e il suo presidente ha infine respirato, sono scattati alle 8 e 38 di martedì mattina. L'Air Force One volava a novemila metri di altezza sopra Long Island, sedici chilometri in direzione Sud-Est rispetto all'aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy. La visibilità era buona. Il cielo di New York, il consueto punta-spilli con le ali. La tempesta, una lontana minaccia, per il momento di passaggio a Chicago e nel Midwest, dopo il soggiorno in California. Mark Di Palmo, responsabile dei controllori di volo, guardava distrattamente lo schermo e leggeva, sul New York Post, l'eco della disfatta dei Knicks, due sere prima al Madison Square Garden, contro l'invincibile armata di Michael Jordan. «Ne abbiamo perso un altro», gli disse uno dei collaboratori. «Cosa vuoi che sia - pensò Di Palmo qui non si fa altro che perdere. Tre di fila». «Veramente questo è il settimo», lo corresse l'altro. Sette aerei svaniti dai tracciati radar, sette astri spenti nel firmamento dello schermo. «Capi- ta», commentò serafico Mark Di Palmo. Pare succeda spesso, in effetti, e che nessuno si preoccupi più di tanto. Perdere un aereo nel cielo di New York è come perdere un bambino a Mexico City: ce ne sono troppi e non se ne accorge più nessuno. Poi si sono persi il Principe. Ed è stata un'altra cosa. «Non vedo più l'Air Force One», disse il controllore di volo. Mark Di Palmo dimenticò le planate di Michael Jordan e lo schianto dei Knicks, buttò via il giornale e corse allo schermo per vedere niente. Un oscuro niente. Si sentì all'inizio di un disastro o di un film, quell'«Air F'orce One» con Harrison Ford, in cui il velivolo viene assalito e dirottato da un gruppo di terroristi poi respinti e sconfitti da un eroico presidente al grido: «Fuori dal mio aereo!». «Tira fuori l'aereo!», gridò Di Palmo. Ma lo schermo radar non obbedì. In compenso, la radio continuava a trasmettere, il collegamento audio restava in funzione, giacché Bill Clinton può anche fare qualcosa che nessuno vede, ma esisterà sempre un nastro in cui se ne conserva traccia, affidato a un Mark Di Palmo o a una Linda Tripp. Prima che sull'orologio digitale scoccassero le 8 e 39, l'Air Force One era riapparso (gli altri sette aerei non si è saputo), i timori spazzati via, il film finito, la breve vacanza del presidente Clinton, anche. «Investigheremo sull'accaduto», ha annunciato poi Arlene Salac, portavoce dell'aviazione, non specificando se si riferisse a un'indagine sull'operato dei radar (per conto del comando supremo) o a quello del presidente (per conto di Kenneth Starr). «Non c'erano altri aerei nelle vicinanze, non ci sono stati rischi di sorta», ha precisato Mark Di Palmo, ritornato sereno dopo il ritrovamento dell'Air Force One e l'inattesa vittoria dei Knicks a Orlando. Per tutta la mattina di ieri la televisione Wnbc, che ha dato la notizia, ha mostrato uno schermo popolato di luci impazzite, poi trasmesso il buio e annunciato: «Per ventiquattro secondi il presidente ha abitato qui». Breve, la vita felice di Bill Clinton. Gabriele Romagnoli L'Air Force One, nel recente film con Harrison Ford
Luoghi citati: America, California, Chicago, Mexico City, New York, Stati Uniti
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