«Darò la sveglia a Berlusconi»

«Darò la sveglia a Berlusconi» «Darò la sveglia a Berlusconi» Meluzzi: si liberi da preti e professori L'EX SENATORE DI FORZA ITALIA LROMA A gratitudine in politica è merco sospetta. E' vero anche che al Cavaliere devo molto, ma in definitiva non gli devo niente, perché in politica nessuno deve nulla a nessuno...». Alessandro Meluzzi sorride con quei suoi baffi da allegro adolescente. «Ho lasciato Berlusconi perché marcio in avanti - dice - vado dove lui stesso dovrà prima o poi arrivare. Ancora resiste, si fa legare mani e piedi da quella corte di preti apocalittici e di professori con pochi studenti, quel parterre di uomini d'azienda e di generane romano che lo insufflano e lo aizzano...». Lei, fedelissimo in fuga, quale messaggio gli manderebbe? «Caro Cavaliere, impari a pensare in grande sul serio e non a chiacchiere, metta il suo impero della comunicazione a disposizione del nuovo e della rivoluzione democratica che è alle porte». Non si direbbe, visto il dietrofront di Cossiga... «Anziché partire dall'alto partiremo dal basso, ma è anche meglio. Il progetto in fondo è a favore di Berlusconi: si tratta di schiodarlo dal consociativismo in cui l'hanno inchiavardato e dove lui si è fatto inchiavardare, con un pizzico di buona fede e un po' di malizia, nel senso che anche i suoi affari non possono non avere avuto il loro peso». Secondo lei Berlusconi è davvero così appiattito? <Altro che consociativismo: siamo alla riedizione del compromesso storico. Il Cavaliere non ha capito di aver a che fare con dei superprofessionisti di questo gioco: il dalemismo è figlio di decenni di esperienza e di astuzia. Berlusconi è caduto mani e piedi in questa specie di pianta carnivora e si illude di potersi ancora muovere mentre lo digeriscono con i loro lenti succhi gastrici. Ecco perché io sono uscito con Cossiga facendo un po' di rumore: per dargli la sveglia». Quando arrivò secondo lei la vera crisi di Forza Italia? «Quando il Cavaliere, dopo aver subito il ribaltone, invece di pretendere le elezioni con tutta la sua forza, si lasciò incantare ad indicare Dini come suo successore, dando così retta al Palazzo romano e a quell'uomo importantissimo ma del tutto estraneo a Forza Italia che è Gianni Letta». Fu lui a spingere Berlusconi a proporre Dini? «Mi sembra ovvio che sia così: Letta è un formidabile nocchiero nel mare romano e ha in mano le chiavi del consociativismo. E fu così che Berlusconi bruciò Cossiga». Allude a quelle voci su un possibile governo Cossiga, subito smentite? «Cossiga era una soluzione pratica¬ bile, bastava spingere e imporla, senza neanche faticare. Berlusconi avrebbe potuto puntare i piedi, ma non lo fece per aprire la strada al candidato di Palazzo e quello fu il suo primo errore mortale. La rivoluzione di Berlusconi diventò involuzione e persino controrivoluzione. Dopodiché, calma piatta, gioco di rimessa e zero assoluto». E il Berlusconi di oggi? «Sotto il marketing, nulla, questa è la tragedia. Lui misura il mercato, e misura anche la folla di chi non ha nulla da dire. E così resta prigioniero dei numeri del nulla, privo di un disegno, senza un discorso chiaro sui valori, senza prospettive nei tempi. Io che lo conosco, lo stimo e posso dire che seguita ad essermi simpatico malgrado le stupidaggini velenose che mi arrivano dalla sua parte, sono sicuro che lui si muove per autentica passione politica e per motivi morali, dunque nobili. Ma al tempo stesso non si può far finta di non sapere che certe sue scelte sono condizionate dai suoi affari, dai suoi interessi. Perfettamente legittimi, ma suoi personali. Quando uno è concessionario del governo, è un po' bizzarro che sia anche il nemico del governo. 0 anche che sia lui stesso il governo». I suoi nemici dicono che se ne va da Forza Italia perché Berlusconi le ha negato un programma su Mediaset... «La realtà è quella opposta: Berlusconi mi ha fatto proposte straordinarie e attraenti, e l'ho ringraziato molto. Ma questo è il momento delle decisioni coraggiose non dei programmi televisivi...». [p. g.] Alessandro hTeluzzi «Mi ha offerto un programma, ma questo è il tempo delle decisioni coraggiose non delle trasmissioni televisive»