L'UTOPIA DI CAMPANELLA di Luigi Firpo

L'UTOPIA DI CAMPANELLA LA CITTA' DEL SOLE: L'UTOPIA DI CAMPANELLA Torna in una nuova edizione il capolavoro critico di Firpo L Venerdì 6 marzo alle 17,30 Marziano Guglieminetti e Carlo Ossola presentano la nuova edizione de «La città del Sole» di T. Campanella a cura di Luigi Firpo. Alla Fondazione Firpo, via Principe Amedeo 34. M UTOPIA è un paradiso che l'uomo si fabbrica da sé, senza aiuto soprannaturale», ha scritto Savinio. Utopia, termine derivato dal greco, significa «non luogo» e riflette da millenni il sogno dell'uomo che una felicità presente è possibile. I Latini avevano individuato questo modello di paradiso in terra nelle Isole Fortunate (Canarie), una realtà geografica a quel tempo ancora nebulosa. Nel filone dell'utopia si colloca «La città del Sole», scritta nel 1602 da Tommaso Campanella, pubblicata in Germania nel 1623 e in veste definitiva a Parigi nel 1637, dove lo scrittore calabrese si era rifugiato. Figlio di un ciabattino analfabeta, autodidatta, spinto dalla passione per i libri e la cultura più che da autentica vocazione religiosa, Campanella veste il saio e a trent'anni si fa promotore di ima congiura per liberare la Calabria dal giogo spagnolo e feudale e creare una repubbnca comunitaria e teocratica. Arrestato e imprigionato a Napoli, evita il patibolo simulando la pazzia e dopo ventisette anni di carcere riottiene la libertà. Trascorre l'ultimo periodo della sua esistenza a Parigi, dove muore nel 1639 a settantuno anni. «La città del Sole» è un breve racconto, scritto in volgare e infarcito di termini dialettali, costruito in forma di dialogo tra un marinaio genovese a bordo delle navi di Colombo e un cavaliere di Malta, che ascolta e chiede spiegazioni sulle sue avventure. Campanella colloca questo piccolo Stato felice in un'ignota isola dei mari della Sonda, presso Sumatra, vicino all'Equatore. Lo schema urbanistico della città del Sole, sette cerchi di edifici concentrici e quattro strade radiali, trova - come rileva Firpo - una singolare affinità con un disegno di architettura militare di Leonardo da Vinci: al centro c'è un tempio circolare sormontato da una cupola, nel quale si raduna il popolo per rendere onore al sole, rappresentato dal suo simbolo astrologico, un punto circondato da un cerchio. Quest'opera trova i suoi modelli nella «Repubblica» di Platone, da cui riprende l'idea che il capo dello Stato è il filosofo, detentore del sapere e quindi in grado di condurre gli uomini verso la felicità, e nell'«Utopia» di Tommaso Moro, da cui deriva il concetto di ima vita sociale improntata al comunismo economico, senza ceti privilegiati né distinzioni fra arti nobili e mestieri vili. L'idea della Città del Sole non era sconosciuta agli antichi, da Diodoro Siculo a Plinio il Vecchio, e corrisponde all'Eliopolis dei Greci. Verso la fine del Cinquecento lo stesso granduca di Toscana progetta una Cosmopoli nell'isola d'Elba, come ricorda Boterò in «Delle cause della grandezza e magnificenza delle città» (1588). Scritta nel clima cupo della Controriforma e pubblicata in un'Europa straziata dalla Guerra dei Trent'anni, «La città del Sole» ha un sapore anacronistico: è un sogno luminoso di palingenesi sociale nato dalle tenebre di una cella umida, scritto tra le torture e i supplizi. Massimo Romano La nuova adizione è opera di Germana Ernst e Laura Sa/retti Firpo, postfazione diNorberto Bobbio. Il disegno è di Agostino Magnagli!

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