COM'È' GOTICA QUESTA GIUSTIZIA di Masolino D'amico

COM'È' GOTICA QUESTA GIUSTIZIA COM'È' GOTICA QUESTA GIUSTIZIA CALEB WILLIAMS William Godwin a cura di F. Ruggieri Ragatto Libri pp. 292 L. 20.000 lettori dei grandi poeti romantici inglesi ricordano William Godwin (1756-1836) come il filosofo rivoluzionario marito della protofemminista Mary Wollstonecraft, che il giovane Shelley espulso da Oxford andò a cercare e a salutare come maestro quando costui era emarginato e semidimenticato. Negli anni successivi Shelley scappò con la giovane figlia della coppia, Mary (futura autrice di Frankenstein), e la sposò dopo il suicidio della propria moglie abbandonata, esponendosi alle frequenti e querule richieste di denaro del suocero, il quale col tempo venne a ripudiare il proprio antico radicalismo, e addirittura ad accettare una pensioncina governativa. Spesso, si sa, chi comincia incendiario finisce pompiere, ma il fatto che Godwin sopravvivesse alla sua stagione gloriosa non dovrebbe far dimenticare la medesima, rappresentata da due libri originalissimi, il celebre trattato Enquiring Concerning Politicai Justice (1793) e il romanzo Caleb Williams (1794). Il trattato, che il primo ministro Pitt non fece sequestrare solo in base al ragionamento che dato il prezzo elevato (tre ghinee) pochi lo avrebbero letto, contiene a tutt'oggi la sintesi più limpida del pensiero anarchico. Rigidamente allevato in una lunga tradizione di ecclesiastici calvinisti, il suo autore era diventato ateo dopo aver letto Helvetius e Rousseau, ma l'influenza decisiva sul suo capolavoro furono i Diritti dell'uomo di Tom Paine (1791), ai quali rispose contestando la presunta origine della società umana in un contratto fondato sulla promessa. Rivendicando i diritti dell'individuo, egli arrivò a ripudiare non solo i sistemi politici, ma la legge, il governo, il matrimonio e ogni istituzione comportante ineguaglianza e coercizione, condannando pe- raltro ogni violenza come mezzo per raggiungere tale obiettivo, e ponendo ogni speranza nella ragionevolezza e nella libera opera di convinzione fra i singoli. Piacevolmente argomentate in limpida prosa, queste affermazioni entusiasmarono una generazione di intellettuali prima di essere accantonate in fretta dall'ondata conservatrice che accompagnò il conflitto con la Francia repubblicana. Dal canto suo, il quasi contemporaneo romanzo Caleb Williams (ora tradotto da Paola Ricca Mariani e Maria Teresa Defazio) non si propose tanto di ribadire tali idee, quanto di impiegare il notevole talento letterario dell'autore per procurargli un onesto guadagno, anche se naturalmente Godwin vi porta acqua al suo mulino, per esempio insistendo nella denuncia di un sistema di giustizia basato sulla prepotenza e sulla sperequazione. La storia, che segue stilemi propri della narrativa cosiddetta gotica, con persecutori misteriosi, cupe carceri e sadismi vari, è assai singolare e il lettore si domanda a lungo dove vada a parare. Il narratore, un giovane di umili origini allevato nella casa di un ricco signore di campagna, non compare quasi affatto nella prima metà del libro, tutta impiegata a descrivere il carattere di questo «squire» Falkland, uomo di alti ideali, di condotta intemerata e di temperamento generoso. Tutti ammirano Falkland, il quale si bea della propria reputazione; ma è destino del protetto Caleb Williams di scoprire una macchia che costui ha sulla coscienza. Quando Falkland si rende conto che Caleb sa, e che rischia di sfuggirgli (il ragazzo lascia improvvisamente il suo servizio), gli scatena contro delle accuse infamanti e lo fa incarcerare; Caleb fugge, ma è incessantemente braccato, catturato di nuovo, spaventato, ferito, ecc., senza però che si riesca a spezzarne definitivamente la volontà. Tutta questa zona del libro riproduce così la fatidica situazione sensazionale cara alle varie Mrs Ratcliffe (e al Divino Marchese), con un giovanotto abbastanza goffo e sconcertato al posto della fanciulla inseguita e raggiunta ogni volta che si ritiene in salvo: non senza squilibri nel racconto, anche dovuti a una inspiegata onniscienza da parte del narratore. Nel finale, che Godwin riscrisse più volte - abbiamo le varianti in appendice - Caleb riesce inopinatamente a farsi valere, salvo soccombere poi al rimorso per la vergogna caduta sul capo dell'uomo al cui fascino nemmeno lui malgrado tutto si sottrae. Masolino d'Amico «Caleb Wdliams» romanzo settecentesco di Godwin, il filosofo padre di Mary Shelle)' Mary Shelley vista da Levine CALEB WILLIAMS William Godwin a cura di F. Ruggieri Ragatto Libri pp. 292 L. 20.000

Luoghi citati: Falkland, Francia, Oxford