Balsorano, un'assoluzione riapre il giallo

Balsorano, un'assoluzione riapre il giallo Sulmona: la sentenza spiana la via a una revisione del processo per la morte della piccola Cristina Balsorano, un'assoluzione riapre il giallo «Igenitori non hanno spinto Mauro ad accusarsi del delitto» L'AQUILA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non sono più il mostro». Sono le 17,15 quando il presidente della corte, dopo un'ora e mezzo di camera di consiglio, legge la sentenza assolutoria: «Il tribunale di Sulmona, visto l'articolo 539 del codice di procedura penale, assolve Capoccitti Maria Giuseppa e Perruzza Michele dal reato loro ascritto in rubrica perché il fatto non sussiste». Michele Perruzza non sa di articoli di legge ma quando sente la parola «assolve» ha un guizzo negli occhi e per un istante resta come incantato di fronte al presidente Oreste Bonavitacola che termina la lettura del dispositivo della sentenza. A sentire Michele Perruzza sembra sia stato assolto dall'accusa principale, quella di essere l'assassino della nipote Cristina Capoccitti: «Non sono più il mostro. Oggi è il primo giorno felice dopo quella notte d'agosto». Michele, col suo passo claudicante, lascia l'aula qualche minuto più tardi, sorridente. E' tornato in carcere, perché quella sentenza assolutoria non gli ha ridato la libertà. Lui e la moghe sono stati infatti assolti dall'accusa di istigazione all'autocalunnia, di aver costretto il figlio Mauro, all'epoca dei fatti tredicenne, ad incolparsi dell'omicidio perché non punibile. Ma l'odore di libertà è forte nell'aria e Michele l'annusa. Sa che questa assoluzione rappresenta il passepar¬ tout per la revisione del processo principale e sa che i suoi legali, che lo difendono gratuitamente per «una battaglia contro una giustizia ingiusta», ce la metteranno tutta per vederlo assolto dal brutale assassinio. «La sentenza di revisione, se e quando ci sarà - ha detto l'av¬ vocato Attilio Cecchini, che dell'innocenza di Perruzza ha fatto una ragione di vita - dovrà avere una formula precisa: assolto per non aver commesso il fatto, posto che il fatto esiste ed è attribuibile al figlio Mauro». E' stato proprio Mauro il bersa¬ glio della lunga arringa del legale. «Noi siamo al cospetto del mostro di Balsorano - ha detto Cecchini riferendosi a Mauro - ed è bene che la giustizia consideri la necessità di impedire che questo mostro continui impunemente a fare del malo». Due volti per un mostro: padre e fi- glio, l'uno contro l'altro. Il primo per riacquistare la libertà, persa il 28 agosto '90, il secondo per mantenerla ancora. Ma per l'avvocato Cecchini «è necessario scongiurare che un rinnegato possa ancora girare liberamente. Un rinnegato che per un piatto di lenticchie ha rifiutato la sua genitura credendo di rimanere impunito e sapendo di aver mandato il padre all'ergastolo e di aver vilmente accusato i genitori di averlo indotto ad accettare responsabilità non sue». A credere nella colpevolezza di Perruzza è rimasto solo il papà di Cristina, Giuseppe Capoccitti: ha denunciato il tribunale di Sulmona sostenendo la falsità del sopralluogo eseguito da un perito d'ufficio. Il pm, Aura Scarsella, che aveva chiesto l'assoluzione, nella requisitoria ha ricordato che «dalla deposizione di Mauro si sono avute solo delusioni. Qualunque episodio da lui raccontato è stato smentito da prove raccolte in questo processo. Prove che spero possano essere oggetto di ulteriori indagini per riconsiderare la posizione di Micheli; Perruzza». «Un uomo - ha detto Cecchini - vittima di un tenibile errore giudiziario, la cui colpevolezza fu strutturata con ima tesi di Stato. E non ho paura di dirlo. Vollero il mostro e lo crearono non credendo alle iniziali dichiarazioni di colpevolezza di Mauro». Michele Perruzza sta lasciando l'aula: crede ancora alla giustizia? «Ieri no, oggi sì». Roberto Ettorre Michele Perruzza ritrova il sorriso «Adesso non sono più il mostro» I suoi legali all'attacco di Mauro «E' lui il vero assassino» PS| Cristina Capoccitti la bambina uccisa la sera del 23 agosto del '90

Luoghi citati: Balsorano, L'aquila, Sulmona