«Sogno il sindacato unitario»

«Sogno il sindacato unitario» «Ma lotto con le sirene della politica» «Sogno il sindacato unitario» Sergio D'Antoni: «E' lì la mia Itaca» SERGIO D'Antoni come passa le ore libere dagli impegni di segretario della Cisl? E' vero che va ogni domenica allo stadio indifferentemente a veder giocare la Roma o la Lazio? «Sì, è vero. E' una passione giovanile. Da ragazzo seguivo la squadra della mia città, Caltanissetta, la Nissa; poi ho seguito il Palermo e, da quando abito a Roma, Roma e Lazio. La mia non è solo una passione sportiva: mi piacciono la vivacità, i colori, il tifo, lo stadio». Ma è possibile che lei non abbia preferenze? «Ma, se devo dire la verità, sono ancora un tifoso del Palermo, e purtroppo è un tifo difficile». Si sente romano ormai? «No. La mia sicilianità la sento sempre, anche se per il ruolo che svolgo mi trovo benissimo nella città in cui sono». Che cosa vuol dire la sicilianità? «L'attaccamento ad una terra piena di risorse, ma anche piena di tragodie e che merita di più». Ci torna? «Sì, per ragioni di affetti: la mamma, il fratello, e poi per una certa continuità del mio impegno». Che rapporti ha con le città del Nord, città più diffìcili? «Non ci sono città difficili. Ci sono città complesse, quelle grandi come Roma, Milano, Torino... Nelle città inedie, come Bergamo e Brescia, il nostro ruolo è più forte». La sua vera passione sportiva però è il basket... «Sì, l'ho giocato. E' una passione legata ad un'attività. Facevo il playmaker, un distributore che ogni tanto tira. E' un compito che non è molto diverso da quello che svolgo al smdacato». E' vero che lei vuol fare un sindacato unico? «Sì, è il mio sogno e la mia meta. Sono convinto che i cambiamenti che sta attraversando il mondo del lavoro impongono un cambiamento nel modo di l'are sindacato, e in questi anni noi abbiamo portato avanti il processo di quello che chiamiamo il sindacato della concertazione e della partecipazione. Pei" creare e sostenere questo processo e destare mi nuovo entusiasmo ci vuole un nuovo sindacato». Quale? «Quello che nasce dall'esperienza storica di Cgil, Cisl e Uil, ma sia qualcosa di più». Che cosa ne dicono i suoi colleghi? «Finora danno risposte positive, ma non soddisfacenti. Dicono che è un processo giusto, ma al momento di decidere un vero processo costituente, che abbia un inizio e una fine, c'è sempre qualcosa che non va». A lei la politica piace? «Sì, ci sono tanti modi di farla, anche attraverso il sindacato. Voglio provare fino in fondo il progetto unitario. Anche se le sirene della politica mi attraggono, la mia Itaca è il sindacato unitario. Voglio vedere se ci riesco». Preferirebbe fare il ministro o il segretario di partito? «Per ora, né l'uno né l'altro». Perché, per il problema delle Ferrovie, lei difende anche chi ha sbagliato? «Perché non è sicuro che abbia sbagliato. Quando si accerterà che ha sbagliato, allora non lo difenderò. Non posso accettare il processo sommario. L'anno scorso ci sono stati 78 licenziamenti e non ò successo nulla. Ora abbiamo la sensa¬ zione che i licenziamenti siano la scusa per affermare una funzione pedagogica. Ne colpisco uno per educarne mille. In questo modo non si risanano le Ferrovie. Si rischia così di riaprire un conflitto inutile. Se si vuol seguire il risanamento c'è un esempio, che si chiama Alitalia». Vedo nel suo ufficio la bandiera europea. Che cosa succederà dei sindacati nazionali? «Succederà che dovremo, da europei convinti, cedere sovranità, come la cediamo nella moneta e in altre materie. Sindacalmente cederemo spazio al sindacato europeo». Se capisco bene, lei guarda al futuro con ottimismo. «Sì, anzi contesto tutti i profeti di sventura, e ce ne sono tanti». Lei però è anche un uomo che si gode la vita. Oltre lo sport, ama molto la lettura. «Sì. Intanto la lettura per mestiere, letture di approfondimento, e poi le letture di godimento. Tra queste, da un po' di tempo ho scoperto un autore siciliano, Andrea Camilleri». Altri grandi scrittori siciliani, secondo lei? «Per citare gli ultimi, Sciascia e Bufalino; se no, prima, Pirandello, Verga, De Roberto...». E Lampedusa, il Gattopardo? «Ho un amore e antipatia. L'amore per un testo formidabile e l'antipatia per aver dato questa visione, che forse non era quella dello scrittore: e cioè lo stereotipo siciliano "che tutto può cambiare e nulla cambia". Questo non è vero». Lei ama l'eleganza britannica? «Io contesto quelli che per ragioni di snobismo vestono trasandati, perché fa più proletario». Bertinotti è figlio di un ferroviere ed è d'accordo con lei. Suo padre era un uomo povero ma elegantissimo. «Così almeno c'è mia cosa che ci unisce!». Sono molto cambiati i rapporti tra padroni e lavoratori? «Sì, sono cambiati, il che non significa eliminare il conflitto. Semmai vuol dire dare al conflitto mio sbocco. Quando l'imprenditore pensa che per stare bene lui il lavoratore deve finire a fette, il patto non funziona, e lo stesso vale per il contrario». E le 35 ore? «Sono mi obiettivo. La discussione, il confronto sono la strada per raggiungerle. Per noi la strada è la contrattazione». Lei sarebbe stato un buon av¬ vocato? «Sì, ma il sindacalista è il mio mestiere. Avrei potuto fare bene altre cose, ma sono contento di avere scelto questa strada». Com'è il rapporto con sua fi- gha? E che cosa studia? «Studia letteratura con indirizzo spettacolo. Andiamo d'accordo, con qualche discussione sulla sua spinta a studiare. Devo dire che mi rincresce non vederla abbastanza per colpa delle mie eccessive occupazioni». Lei quante ore lavora? «Dieci, 12 ore al giorno». Quanti giorni alla settimana? «Almeno sei. Ma questo lavoro non è solo di quantità». Quando fa un comizio come si sente? «Quando mi preparo a un qualunque comizio, il giorno prima ho la stessa sensazione di quando facevo mi esame universitario. Per esempio, mi diventano bianche e fredde le dita delle mani. Questo è per via della tensione. Il comizio è la trasmissione di questa tensione agli altri. Una delle gratificazioni più alte che si possono avere dal proprio lavoro è quando un comizio riesce». Alain Elkann sono siciliano e prediligo Sciascia eBufalino, ma ho amore e antipatia per il Gattopardo B| i 6 Mi piace andare allo stadio. Da quando abito a Roma, tifo sia Roma che Lazio H Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino due degli scrittori preferiti dal leader della Cisl Cronache politica» Sergio D'Antoni Sergio D'Antoni