Dumas incriminato per io scandalo Elf di Enrico Benedetto

Dumas incriminato per io scandalo Elf Gli succederà Simone Veil Dumas incriminato per io scandalo Elf Un avviso di reato al presidente della Corte Costituzionale PARICI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Offrire le dimissioni? E' un problema che non mi pongo» dice Roland Dumas. Ma glielo porrà qualcun altro, e magari proprio Jacques Chirac: conservare la presidenza della Corte Costituzionale malgrado un giudice (anzi due, Eva Joly e Laurence Vichnievsky, entrambe «fenunes fatales» per l'ex ministro mitterrandiano) ti rinvìi a giudizio con un'accusa grave sul piano penale ed ancor più etico - concussione: e dietro storiacce bustarellose - richiederebbe il classico miracolo. E Dumas ha già utilizzato il suo. Lo «miracolò» Frangois Mitterrand, paracadutando mi legale abile ma discusso come lui sulla poltrona cui la V Repubblica affida la sua legittimità istituzionale. Fu uno sgarbo, l'ennesimo, verso il successore Chirac. Mitterrand voleva impedirgli di desocialisteggiare la suprema Corte. Designando Roland Dumas per 9 anni, ai suoi avversari politici non restava che la rassegnazione. Ma dopo un biennio, ecco trasformarsi in boomerang quel regalo avvelenato. Lungi dallo «scadere» nel 2004, Dumas potrebbe gettare la spugna già il 18 marzo, giorno in cui rivela «Le Monde» - gli notificheranno l'incriminazione. E dicono l'Eliseo abbia già messo in preallarme Simone Veil per subentrargli. Le disavventure di Roland Dumas non sarebbero forse tali senza Christina Deviers-Joncourt. Come definirla? Per la stampa francese, che teme i rigori della legge sulla privacy, è un'«amica intima». Pare madame Deviers-Joncourt, collaboratrice di Dumas quando guidava il Quai d'Orsay, fosse meravigliosa nel lobbying. Pubbliche relazioni? Chiamiamole così. Ma la compagnia petrolifera statale Elf le versò a varie riprese, 59 milioni di franchi, ovvero un 18 miliardi. Onorario eccessivo per organizzare cocktail. E' che la signora Christine doveva persuadere il principale ad autorizzare una commessa monstre. Siamo nel '91. Taiwan vuole comprare alla francese Thomson 6 fregate. Ma Dumas teme che la transazione causi problemi diplomatici con Pechino. Dunque vi si oppone. Temendo che il contratto svapori, un intermediario finirà per in- gaggiare la signora Christine. E qui inizia il rompicapo bancario. I soldi arrivano a Parigi - ove Christine Deviers-Joncourt si compra in cash un alloggio da 320 mq - e Ginevra. Ma il voluminoso dossier geograficogiudiziario contempla anche canton Ticino (e il businessman d'origine italiana Carlo Pagani), Lussemburgo e Costa Rica. Nel tourbillon, i giudici sospettano Dumas d'aver intascato gli spiccioli. Aveva tm ce, l'uomo politico, presso il Crédit Lyonnais. Vi transitarono tre miliardi. In contanti. La cassiera segnalò l'anomalia. Ma il CL viveva su denari pubblici: incastrare Dumas gli parve una pessima idea. Fu dunque necessario attendere lo scandalo «fondi neri» Elf nel '97 - per accorgersi che l'ex responsabile della politica estera francese poteva avere qualcosa da nascondere. Dumas nega. «Spiegherò tutto», dice. I pacchi di soldi? Remunerazioni legali. Christine? Una «buona amica», come sappiamo. Sempre nel '91, Roland la spedì a ritirargli un paio di scarpe dal più esclusivo calzolaio parigino, Berluti. Madame pagò con la credit card EH'. Ovvero i quattrini del contribuente. Tre milioni. Ora Dumas prova a giustificarsi: «Erano ortopediche». Enrico Benedetto II presidente della Corte Costituzionale Roland Dumas

Luoghi citati: Costa Rica, Ginevra, Lussemburgo, Parigi, Pechino, Taiwan