« Ma dico no alla libertà »

« Ma dico no alla libertà » « Ma dico no alla libertà » II leader della comunità ebraica Ingiusto scarcerarlo per l'età» « SANDRO Di Castro, lei è il presidente della maggiore comunità ebraica italiana, quella di Roma, di cui tutti ricordano le proteste alla sentenza di primo grado, quando Priebke di fatto uscì a piede libero. Cosa pensa adesso della sentenza di appello? «L'ho accolta, com'era prevedibile, con grande soddisfazione. Ma, si badi bene, non come una vendetta maturata nell'odio, ma come l'espressione di una giustizia che non può mandare impunito un crimine così grave" come quello commesso da Priebke e Hass, ne dopo cinquant'anni né dopo 500. Esistono delitti che ledono profondamente la dignità degli uomini e rispetto ai quali non ci può essere prescrizione di sorta. La condanna che noi chiedevamo era quindi prima di tutto una condanna morale che avesse una valenza pedagogica: di monito alle generazioni venture e anche di richiamo a certi "negazionisti" dell'ultima ora che tendono a minimizzare la tragica portata di violenza e di barbarie che il nazismo è stato». Però guardi che la vicenda non è finita. Ora c'è la sentenza della Cassazione. «Beh, senta, i cavilli si potranno anche trovare, ma insomma, che vorranno tirare fuori? Il fatto resta, la colpa di cui Priebke e Hass si sono macchiati è drammaticamente segnata nella storia e nel vissuto di molte famiglie. Comunque, quale che possa essere il giudizio di terzo grado, oggi questa sentenza segna un passaggio, per noi molto, molto importante». La comunità che lei rappresenta come ha preso questa svolta giudiziaria? «Li maniera abbastanza serena e composta, devo dire. In aula c'erano molte meno «E' un alle genventurenega l'O monito razioni e a chi ocausto» persone che non quando ci fu quella sentenza scandalosa di primo grado. Certo, la notizia è stata rapidamente diffusa, c'è stato apprezzamento per il lavoro dei giudici, ma comunque senza schiamazzi e senza manifestazioni di piazza». I due condannati, signor Di Castro, hanno un'età assai avanzata: un senso di umanità imporrebbe che, nel considerare la pena, si tenesse conto anche di questo, non crede? «Noi abbiamo sempre chiesto una condanna esemplare per 0 fatto e per chi l'ha commesso. Poi, so benissimo che stiamo parlando di due anziani, ma so anche che esistono in proposito delle leggi dello Stato che nell'applicare le pene tengono conto di questi fattori...». Quindi niente vendette e niente rivalse? «Non si è mai parlato di cose di questo genere, ci mancherebbe. Noi diciamo che c'è stato un fatto terribile, che ha profondamente scosso la coscienza collettiva degli italiani e della commuta ebraica italiana in particolare e questo fatto, di per sé, chiedeva una giustizia quando che fosse, senza limiti di tempo e senza rischi di prescrizione». Dunque accettereste anche, per ipotesi, che i condannati venissero liberati? «Ora andiamoci piano: una condanna esiste e per giunta all'ergastolo. Però, io mi chiedo, che cosa accadrebbe ad una persona di ottanta e rotti anni che venisse condannata al carcere a vita per crimini diversi da quelli di Priebke e Hass? Bene, le leggi che valgono per questa persona valgano pienamente anche per i condannati di ieri. Né più né meno. Ma, insomma, la liberazione, proprio come se nulla fosse stato, mi sembrerebbe troppo». [r. mas.] «E' un monito alle generazioni venture e a chi nega l'Olocausto»

Persone citate: Di Castro, Hass, Priebke

Luoghi citati: Roma