LA RABBIA DEI MACCHINISTI DI MILANO

LA RABBIA DEI MACCHINISTI DI MILANO REPORTAGE LA RABBIA DEI MACCHINISTI DI MILANO SMILANO TAZIONE Centrale, area caffè, un giornale sotto braccio per riconoscersi. Nome? «Fossi matto». Fossi matto che? «Fossi matto se glielo dico, così il Cimoli mi impallina. Non ha visto che clima? Minacce e circolari a pioggia: muti con la stampa, invisibili alle tv, allineati e coperti con tutti. Dichiarazioni consentite: i treni sono una meraviglia, i binari che più dritti non si può, la segnaletica di qualità superba. E i macchinisti pazzi, drogati, anarchici e pure affetti da virus, perciò licenziabili». Lei è per l'appunto un macchinista. «Tanti anni fa a noi macchinisti ci chiamavano "Maestro"». E ora? «L'altro giorno a Varese, una folla inferocita m'ha gridato di tutto - lavativo, mihonario! - e io che ero sveglio dalle 4,30 avevo le palle che mi giravano a elica». Riassumendo: negli ultimi trenta giorni, su e giù per l'Italia ferrata, 4 treni sono deragliati, uno ha perso il carrello, uno si è incendiato, uno ha tamponato, uno ha stracciato 60 metri di cavi elettrici, e all'ultimo è esploso il motore. Voi maccliinisti che dite? «Che è tutta colpa nostra, no? Venga con me». Sarà per un plurimo accumulo di sfighe, ma in questo preciso momento, il cartellone degli arrivi ha quasi tutta la colonna dei ritardi zeppa di minuti: dai 10 del Venezia-Milano, ai 40 del LecceAncona-Milano. La gente deambula trascinando vahgioni. L'altoparlante gracchia e suona. I piccioni ballano per aria. Andiamo giù al binario 3, dove dietro a una vetrata stile dopoguerra c'è lo stanzone dei macchinisti in transito. Arrivano e vanno. Ci sono milanesi, toscani, napoletani, tutti con il giaccone, la borsa con lo spazzolino, gli occhi un poco dilatati dal milione di chilometri assorbiti. Accanto ai

Persone citate: Cimoli

Luoghi citati: Italia, Milano, Varese