E' risorto il partito dei Gandhi di Claudio Gallo

E' risorto il partito dei Gandhi UN GOVERNO PER IL DUEMBLA Meno bruciante del previsto la sconfìtta da parte degli integralisti hindu E' risorto il partito dei Gandhi // Congress ringrazia Madam Sonia, l'italiana NEW DELHI DAL NOSTRO INVIATO La sobria palazzina d'intonaco bianco dove il partito del Congresso ha il suo quartier generale è sullo stesso grande viale che ospita la sede degli integralisti hindu: qualche centinaio di metri soltanto, ma, volendo privilegiare l'estetica sulla politica, è come passare dalla seconda alla prima classe. Ogni ufficio ha la sua brava targa in ottone con inciso il nome e l'incarico del funzionario che la occupa, impiegati vestiti all'occidentale entrano ed escono veloci con fogli di stampante in mano. Tutti hanno un'aria molto professionale. Si percepisce un'atmosfera di confidenza con il potere, naturale in un partito che quest'anno compie 113 anni e ha condotto il Paese all'indipendenza con Gandhi e con Nehru. I volti sono soddisfatti, perché il Congress invece di proseguire in quello che appariva un inesorabile declino ha compiuto un balzo in avanti, e i numeri potrebbero anche portarlo al governo: tutto merito di Sonia, almeno per la base. I risultati ormai finali (mancano ancora 6 seggi per cui si voterà nei prossimi giorni) danno 250 voti al Bharatiya Janata Party, il partito hindu, 166 al Congress, 98 allo United Front (alleanza tra 14 partiti di centro e sinistra) e 21 a formazioni locali. Tutto e il contrario di tutto è ora possibile. L'India è definitivamente entrata nell'era delle coalizioni e il Congress è sicuro, riproponendo l'alleanza con lo Uf e raccattando qualche partitino, di offrire al presidente della Repubblica Narayanam l'unica soluzione praticabile per fare bingo a quota 273 seggi, la soglia della governabilità. Nessuno più ricorda che fu proprio la rottura tra i due partiti a provocare le elezioni. Ma è inutile strologare sul governo che ha non di meno l'ipoteca del Bjp: il Presidente non riceverà nessuno fino a martedì prossimo, quando si conosceranno i risultati degli ultimi seggi per cui si deve ancora votare. Ghulam Nabi Azad, segretario del Comitato elettorale del partito, sussurra direttive dalla sua grande scrivania di mogano a giovani quadri del partito che prendono freneticamente appunti: è l'ora di tes- sere le alleanze più ardite. Alto, asciutto, i folti baffi neri, porta un «topi» di pelliccia, la bustina di Nehru e di Gandhi. Fuori, sotto la pioggia che da due giorni cade su Delhi, arrivano in continuazione le eterne Ambassador bianche da cui scendono i volti rilassati della nomenklatura del partito, qualcuno arrischia un segno di vittoria. Solo qualche mese fa, questa rilassatezza sarebbe stata impensabile: senza più grandi leader, eroso a destra e a sinistra, il partito stava disintegrandosi tra mille faide locali. Il crollo era cominciato all'inizio degli Anni 90, quando la coraggiosa liberalizzazione dell'economia aveva favorito di fatto un sottobosco affaristico su cui la stampa e l'opposizione hanno appuntato le più martellanti accuse di corruzione. Insieme era venuta la disaffezione delle caste alte che si consideravano più tutelate dal Bjp. Uno dei posti più adatti per carpire il segreto della seconda giovinezza del Congress è la casa del portavoce del partito, Surinder Singla, una bassa villetta nell'esclusivo cuore governativo della capitale. Del Punjab, elegante e affabile, lievi baffi incanutiti, very british, sempre che per un indiano sia un complimento. Dice: «Il segreto si chiama Sonia Gandhi. Madam appartiene a una famiglia che ha una storia quasi centenaria al servizio del popolo indiano, badi bene, non solo del Congress. Il filo della nostra storia recente passa per le sue mani: lei rappresenta le speranze, le preoccupazioni e le ambizioni di milioni di indiani. Chi altro può farlo?». Entra il cameriere con il tè che viene servito in piccole tazze di porcellana viola, il grande ventilatore del soffitto è fortunatamente immobile, fuori il cielo è sempre più grigio. «Nessuno, dicevo, ha una posizione politica così solida e verificata nel tempo, da Nehru a Indirà Gandhi a Rajiv. Ora è Sonia il vessillo di quella modernizzazione dell'India rurale che è la grande missione della famiglia. Grazie a lei il partito ha ritrovato unità, i funzionari entusiasmo e i musulmani sono tornati a votare per noi». Sul ruolo di Sonia Gandhi si sprecano ovviamente i commenti più disparati, qualcuno fa notare come i suoi beniamini Arjun Singh e N. D. Tiwari non hanno ottenuto il seggio e la circoscrizione di Amethi, in Uttar Pradesh, da sempre feudo di famiglia, è passata al nemico. E' certo che la mirabolante campagna di Sonia, 134 circoscrizioni visitate in 38 giorni per un totale di 60 mila chilometri, ha dato importanti frutti. Le scuse pubbliche fatte il 16 febbraio a Hyderabad: «Un mese prima che fosse assassinato, mio marito mi disse che se avessero cercato di distruggere la moschea di Ayodhya si sarebbe messo lui stesso davanti e avrebbe detto: prima dovete uccidere me», hanno fatto tornare all'ovile la maggior parte del voto islamico. E questa volta il partito ha pescato un po' in tutte le fasce sociali. Sonia, oltre a essere la persona più celebre in India, come dice Surinder Singla, è ormai stabilmente al centro degli equilibri di potere del partito. Se, come è probabile, non vorrà fare il primo ministro (nello scenario favorevole al Congress, prudenza), di certo sarà sua l'ultima parola su chi guiderà il governo. Sharad Pawar, leader vincente del Maharashtra, si è già autocandidato, ma pare che 10 Janpath (la residenza dei Gandhi a Delhi), non lo ami troppo. Una delle tante contraddizioni dell'India che opprime le donne è la verità risaputa dai suoi metafisici: femminile è il potere. Claudio Gallo Sulla carta può tornare al potere in coalizione con lo United Front «La vedova di Rajiv è il vessillo della modernizzazione del Paese» n Le lunghe elezioni indiane sono finite, si rimuovono i manifesti elettorali (nella foto, un poster di Sonia Gandhi)

Luoghi citati: Delhi, Front, India