E i partiti si dividono 110 miliardi di Francesco Grignetti

E i partiti si dividono 110 miliardi La decisione della commissione Finanze della Camera. Tutti d'accordo, tranne Taradash E i partiti si dividono 110 miliardi Un acconto sull'eventuale 4per mille dell'Irpef ROMA. Centodieci miliardi di «acconto» per finanziare i partiti. Più altri cinquanta che serviranno a rimborsare il fìsco per eventuali donazioni (detraibili). L'ha deciso ieri la Camera, commissione Finanze. Ora la parola passa al Senato. Ma la decisione finale è scontata: l'emendamento approvato ieri è stato presentato da un cartello di deputeti-amministratori di ogni colore. L'unico che s'è opposto è l'azzurro Marco Taradash, sconfessato dal suo stesso partito. «Pura demagogia. Prima che alle pagliuzze degli altri, guardassero alle loro travi. Mi riferisco ai finanziamenti pubblici erogati nel settore deU'informazione radiofonica e giornalistica», commenta Giovanni Dell'Elee, amministratore di Forza Italia. Alla battaglia di Taradash sono venute a mancare le firme di una ventina di parlamentari che prima avevano appoggiato la richiesta di discussione in Aula e poi l'hanno ritirata. Sono rimasti a protestare solo quelli dell'Udr, il nuovo partito di Cossiga, che siccome è di recentissima formazione rischiano di restare tagliati fuori (se la vedranno tra Ccd e Cdu). Alla fine, a Taradash non è rimasto che ironizzarci su presentandosi alla Camera con due vassoi di bombe ripiene di crema e cioccolata. «Secondo me i dati ci sono, ma li tengono nascosti perché la sottoscrizione è fallita. E poi... ma quale conguaglio? Vedrete, alla fine ci sarà una sanatoria». Contrario anche Fabio Di Capua, deputato della sinistra democratica, ma soprattutto dipietrista. E così, per il secondo anno, torna il finanziamento pubblico. Che per la verità è stato bocciato da un referendum popolare. E sostituito dal sistema del prelievo volontario (4 per mille) dall'Irpef. Solo che questo sistema prevede un rapido spoglio delle dichiarazioni dei redditi che non c'è. Il ministero delle Fi¬ nanze si scusa tanto, ma non è in grado di farci sapere quanti italiani hanno scelto di inviare un 4 per mille delle loro tasse ai partiti. E così i partiti medesimi hanno deciso, come l'anno scorso, di «anticiparsi» la cifra: centodieci miliardi da ripartire sulla base dei risultati elettorali (quote proporzionali) alle politiche del '96. «E' un acconto, sia chiaro - precisa il presidente della commissione, Giorgio Benvenuto che poi verrà sottoposto a conguaglio. Se mai si verificasse che nemmeno il 15% degli italiani ha firmato per il 4 per nulle, questi soldi andranno restituiti. Secondo me è giusto. Non mi nascondo, però, che il sistema è molto farraginoso». Meccanismo complicato. E anche molto equivoco, visto che induce molti deputati in tentazione. Da¬ to che è sufficiente un singolo eletto per dar vita a un partito e quindi incassare il contributo, l'anno scorso è accaduto che si siano presentate alla cassa ben 44 formazioni politiche. Molte con nomi di fantasia, inventate là per là. I partiti, però, sono già corsi ai ripari contro questa frammentazione del contributo statale. E' previsto, infatti, che a partire dalle prossime elezioni i candidati debbano indicare fin dal primo momento la destinazione del contributo pubblico ove fossero eletti. E se mai cambiassero partito a metà legislatura, il contributo rimarrà blindato. «Un contributo alla serietà», lo chiamano senza molti giri di parole nelle segreterie anuninistrative. Infuria, intanto, la polemica tra i radicali e tutti gli altri partiti. «Hanno perfezionato il "colpo" convocati in seduta straordinaria e a Camera chiusa come accade solo per le guerre e i terremoti», insorge la lista Pannella. Pdsponde Maurizio Balocchi, della Lega Nord: «C'è da dire che oggi non è stato approvato alcun finanziamento ai partiti, ma semplicemente alcune norme tecniche che permettono alla legge di funzionare. Quelle di Taradash sono solo speculazioni personali. Anche Pannella dovrebbe smetterla di agitarsi tanto visto che è il primo a presentare domanda». Gli fa eco Giovanni Dell'Elee: «Ormai tutti i partiti, pds compreso, sono strutture leggere. Questi soldi se ne vanno in attività politica, mica in auto blu o funzionari. Nessuno sperpero». Francesco Grignetti

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