«Aiutiamo il nuovo corso in Iran»

«Aiutiamo il nuovo corso in Iran» Il rappresentante italiano primo ospite occidentale dopo la «crisi degli ambasciatori» e il via libera Ue «Aiutiamo il nuovo corso in Iran» Dirti a Teheran: è ora di voltare pagina TEHERAN DAL NOSTRO INVIATO «Questo è un nuovo inizio, una nuova alba, speriamo in un pieno ritorno dell'Iran nella comunità internazionale». Così il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha salutato all'aeroporto Mehrabad il viceministro degli Esteri, Sarmandì, giunto ad accoglierlo. Primo europeo ad atterrare a Teheran dalla decisione dell'Ile di riprendere i rapporti con la Repubblica islamica dopo la «crisi degli ambasciatori», Dini ritiene che «i notevoli contrasti avuti in passato fra Europa ed Iran» devono ora fare spazio al «momento di lavorare per la stabilità di questo Paese, che è anche la stabilità della regione». La Farnesina guarda con interesse al nuovo presidente Mohammad Khatami. «Questo governo è vicino alla gente - ha detto - e non mancano visibili segnali di cambiamento all'interno del Paese anche se le resistenze dei leader religiosi più conservatori si fanno sentire», dunque «l'Europa e l'Italia devono sostenere l'Iran». La via da seguire secondo Lamberto Dini, accompagnato dal direttore generale degli Affari Economici, Federico Di Roberto, è soprattutto quella degli scaumi: «L'Iran è un Paese grande e ricco di energia, ma ha una struttura lebole. Ha bisogno di ciumentare le esportazioni e di progetti di sviluppo» Il punto d'incontro con l'interesse italiano per le fonti di energia (l'Iran è il nostro secondo fornitore di greggio dopo la Libia! può essere nella partita cne si sta giocando sui giacimenti del Mar Caspio. «L'Iran è la porta naturale all'Asia Centrale, è la strada più breve e meno costosa per trasportare verso Ovest le risorse energetiche di quella regione», ha sottolineato Dini. L'interesse italiano è per la rete di gasdotti che gli ira¬ niani stanno mettendo a punto dopo le intese siglate a dicembre con Turkmenistan e Turchia. «E' evidente il molo che l'Iran è destinato ad assumere una volta realizzati i gasdotti», recita un testo della Farnesina. Ma in ballo non c'è solo il Caspio: nel Golfo Persico l'Agip, con la francese Elf-Aquitaine, è prossima alla conclusione della trattative per la realizzazione del progetto petrolifero off-shore di Doroud. Di questi temi, prima di partire per Teheran, Dilli ha discusso a Venezia con il suo omologo francese Hubert Vedrine lasciando intuire l'ipotesi di un coordinamento fra Roma, Parigi e Teheran nel «grande gioco» del Caspio. Non a caso la Farnesina fa notare che «l'Unione europea reagirebbe compatta» se le sanzioni Usa all'Iran colpissero la francese Total, che ha concluso in settembre (assieme a russi e a malesi) un importante accordo con Teheran sullo sfruttamento di un giacimento di gas. «La legge D'Amato - ribadisce Dini - contrasta con gli interessi europei». Ma non è tutto: bisogna anche «avvicinare Teheran al Mediterraneo» e quindi sostenere la proposta iraniana di un'iniziativa culturale tesa a «legare fra loro le grandi civiltà dell'antichità, Iran, Egitto, Grecia e Italia». La Farnesina non teme che questa strategia entri in rotta di collisione con Washington proprio alla vigilia della missione a Roma di Madeleine Albright. «Ne ho parlato con il Segretario di Stato - ha detto Dini - ed anche gli Usa sono interessati alla stabilità dell'Iran, ma aspettano da Teheran segnali tangibili su condanna del terrorismo e rispetto dei diritti umani». Gli altri due nodi da sciogliere con Teheran sono il riarmo non convenzionale e l'ostilità per il processo di pace in Medio Oriente, confermata dall'ex presidente Hashemi Rafsanjani che, ospite di re Fahd a Riad, ha ribadito «l'illegittimità dell'esistenza di Israele». Dini, delle accuse di riarmo nei confronti dell'Iran, per ora non parla, mentre sui negoziati pesa attentamente le parole: «Teheran chiede il rispetto dei diritti dei palestinesi, ma su processo di pace e Israele cominciano ad esserci dei segnali di apertura». Di più non dice. Parla invece Radio Damasco, rivelando che «Romano Prodi ha telefonato al presidente Assad assicurandogli che l'Italia ha nuove idee e prenderà presto delle iniziative per rimettere in moto il processo di pace». Maurizio Molinari Il ministro degli Esteri esclude che la visita crei dissapori con gli Usa: «Albright è d'accordo» ::.:.:x:::>:.:S>v:s::*::>.x.^:>:^r.>:.>^ Il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini e. nella foto grande, il presidente iraniano Mohammad Khatami che rappresenta il nuovo corso