«Teheran ci attaccherà»

«Teheran ci attaccherà» «Teheran ci attaccherà» Sos di un generale israeliano l'incarico di convincere a tutti i costi la Russia a desistere dai progetti di assistenza all'Iran, specialmente in campo nucleare. Israele ritiene che l'allarme provocato dalle armi non convenzionali di Saddam Hussein possa essere sfruttato internazionalmente per ostacolare i progetti dell'Iran di dotarsi di missili a lunga gittata e di un potenziale nucleare. «La minaccia iraniana può essere critica per Israele» ha spiegato Ivri, un ex comandante dell'aviazione militare che da due decenni è nel ministero della difesa fra i principali formulatori della strategia regionale israeliana ed è uno degli architetti della cooperazione militare con la Turchia. «In particolare ci allarmano i progetti missilistici e nucleari di Teheran, aggiunti alla negazione da parte di Teheran del nostro diritto all'esistenza». Gli occhi dell'intelligence israeliano sonc puntati con sempre maggiore interesse sugli stabilimenti iraniani di Isfahan e Sirjan (eretti con l'assistenza della Corea del Nord) e quelli di Semnan e Bandar Abbas (dove lavorano tecnici cinesi) che secondo alcuni esperti consentono già oggi all'Iran di assemblare missili Scud con una gittata di 500 chilometri. Prima o poi, si teme in Israele, arriveranno dalla Corea del Nord in Iran i missili Nodong1 (mille chilometri di gittata), i Nodong-2 (1.500 chilometri) e i Taepo-Dong-1 (2.000 chilometri): tutti possono montare testate non convenzionali. Esperti occidentali ritengono che entro due anni l'Iran (i cui missili già oggi possono raggiungere Iraq, Siria, Turchia, Arabia Saudita) potrebbe essere in grado di colpire importanti città europee, Roma inclusa. Finora le pressioni internazionali sono servite a rinviare i tempi di questa minaccia e in seguito a un deciso intervento del Giappone - l'acquisto dei Nodong-1 è stato rinviato. Ma il processo, temono esperti di Tel Aviv, non può essere invertito. «Siamo definitivamente entrati nell'epoca della guerra non convenzionale, oggi chimica e batteriologica e domani anche nucleare» afferma il colonnello (riserva) Uri Simhoni. Per sopravvivere, secondo Simhoni, Israele dovrà imporre ai suoi vicini un «terrore sproporzionato» cioè dilatare al massimo le proprie capacità distruttive. Aldo Baquis TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO A una settimana dalla conclusione della crisi irachena un alto funzionario del ministero della difesa israeliano, il generale (della riserva) David Ivri, ha avvertito che per lo Stato ebraico una minaccia esiziale può giungere piuttosto dall'Iran. Ivri ha partecipato ieri agli israeliani le proprie inquietudini in un'intervista a radio Gerusalemme rilasciata alla vigilia di una delicata missione a Mosca del ministro Natan Sharansky. Il premier Benyamin Netanyahu gli ha affidato

Persone citate: Aldo Baquis, Bandar Abbas, Benyamin Netanyahu, David Ivri, Ivri, Natan Sharansky, Saddam Hussein