Senza familiari l'ultimo viaggio di Pacciani

Senza familiari l'ultimo viaggio di Pacciani Sepolto a Mercatale: inutili le proteste di alcune persone che non volevano la tomba vicina a quella dei loro cari Senza familiari l'ultimo viaggio di Pacciani Ventitré persone ai funerali. Il sacerdote-amico: credo fosse innocente MERCATALE (Firenze) DAL NOSTRO INVIATO Era il mercoledì delle Ceneri. E, finalmente, la città è libera da eros e thanatos, dico una donna seduta in quarta fila. Dall'altare don Danilo Cubattoli guarda i presenti negli occhi, mentre la bara di larice liscio del costo di un milione e mezzo è il bersaglio di flash e telecamere. «Quando si muore, si muore soli», diceva la canzone. Ma certe volte è dopo, che non ti lasciano in pace. Ad assistere al funerale di Pietro Pacciani, presunto mostro di Firenze, ci sono 4 uomini e 19 donne. Più una folla di giornalisti e fotografi. ('Grazie, ragazzi, di questa messa», dice don Cuba, lui pure un ragazzo che va per i 76 e possiede una capacità unica per toccare certe corde. E' cappellano delle carceri, uno che non nasconde le cose: «Quando la gente viene in galera, qualcosa avrà pur fatto», ma dice anche: «Il Vangelo è solo un discorso di amere e perdono, il resto lo possono dire tutti». Il funerale lo paga il Comune di San Casciano, ma il sindaco Roselli ha precisato che i denari verranno presi alla famiglia, quando sarà concluso il percorso per la successione. La Volvo grigia con il feretro arriva alle 10,50, seguita da un'auto dei carabinieri. La piazza si anima, la gente esce sulla sòglia dei bar e delle botteghe o si apposta dietro alle finestre, per scattare, di nascosto, l'ultima foto. No, in chiesa non entrano, quegb uomini che in passato col Pietro hanno giocato a carte e bevuto vino e che se li interroglii son rapidi a risponderti che loro non ci credono che lui fosse il mostro. E molti han fatto la coda per giocare al lotto: 21, giorno della morte; 38, mostro; 73 gli anni; 25 le ultime cifre della data di nascita; 71, uomo senza onore. C'è suor Elisabetta, che gli stette vicmo durante il processo, e dice che tutte quelle accuse e quelle condanne sono false, anche quella per la violenza alle figlie. «Perché, la sentenza convalida proprio questa cosa? Io non so. Può darsi, può darsi di sì». E' un'irriducibile. E' qui «per essere presente, per portarlo almeno all'ultima dimora». E le figlie? «I figli hanno il dovere di accompagnare i genitori all'ultùna dimora». E invece non c'è nessuno, Graziella neppure ha voluto tornare nella casa di via Sonnino dove fanno la perquisizione «per non incontrare il babbo». E senza di lei l'atto istruttorio si è interrotto. Poi suor Elisabetta osserva che «l'atteggiamento degli abitanti di Mercatale è pagano, nessuno per noi stessi vorrebbe vedere questa scena al proprio funerale». Neppure don Cuba crede che il mostro sia in quella bara accanto a cui il «Gruppo solidarietà a Mercatale», quelli della misericordia, ha deposto un mazzo di fiori. Ha già detto: «Credo nella sua innocenza perché non ho mai avuto le prove del contrario e un prete non può certo condannare un'anima con gli indizi. Additato come mostro ha già fatto tanto a non diventarlo per davvero». Qualcuno, in carcere, lo ha ricordato? «Quando c'è un morto, sono tutti un po' tristi, la morte mette tutti con le spalle al muro. E in prigione, poi, si sa, sono tutti amici e tutti concorrenti». Con don Cuba celebrano la messa don Fulvio, parroco di Santa Maria, e don Giulio Brunella, che è un melchita venuto dalla Palestina e mandato a Sollicciano dal vescovo perché parla l'arabo e i detenuti extracomunitari non si contano più. Don Cuba ha scelto come brano da leggere «quello del buon ladrone, se 'un si legge quello, oggi, quando s'ha a leggere? E' fatto per loro, quello. Oddio! Anche per noi». Non incontrava il Vampa da 3 mesi. «Il procuratore mi aveva fatto sapere che non era bene che ci andassi, perché c'è un processo in corso». In prima fila c'è il clan di Carmelo Lavorino, l'investigatore che ha aiutato Pacciani dal tempo del processo: promettono per il Pietro una «tomba monumentale». E c'è Carmela Lastrucci, una del paese che dice: «Vo' sempre, quando ci sono i morti». E c'è Vincenzo Gaito, che lavorò col Vampa a Calenzano, «tanti anni fa», unico uomo a fare la comunione fra nove donne, di cui tre suore. Il perdono, insiste don Cuba: «Signore, perdona tutti quelli che fanno del male. E in carcere, credetemi, non è una cosa facile. In Italia, s'è perso il senso del perdono». E poi il dolore, perché questa storia maledetta di dolore ne ha provocato fin troppo e i morti ammazzati ci sono e c'è chi li piange ancora: «La gente che soffre, è sempre il Signore». Le 11,50. Don Fulvio alza l'aspersorio sulla bara: «In paradiso ti ac¬ compagnino gli angeli», mormora don Cuba. Quando la bara esce dalla chiesa, la gente si fa sulla piazza e una grida: «Basta!». Il Pietro viene sepolto in terra, fra Marcello Buccinelli, morto nel '98, e Alfredo Mattoncelli, nel '95. Ma qualcuno non ce lo voleva, in cimitero, e aveva protestato. E ora che gettano la terra nella fossa, Luigina Bandinelli, esclama: «Non è giusto, il babbo che è lì vicino, non lo avrebbe voluto». Proprio così: chissà da quanto, in questa storia, pietà l'è morta. [v. tess.] Il carro funebre con la salma di Pacciani si avvia verso il cimitero

Luoghi citati: Calenzano, Comune Di San Casciano, Cuba, Firenze, Italia, Palestina