Bombe e agguati, riesplode l'Albania

Bombe e agguati, riesplode l'Albania Dal Nord dilaga il caos: ordigni contro gli acquedotti (ko quello di Durazzo), 6 uccisi dai mitra Bombe e agguati, riesplode l'Albania Berisha tuona in piazza-. «Una primavera di proteste» TIRANA. L'Albania sembra sul punto di riesplodere. Le forze di sicurezza sono in alto stato d'allerta. Attentati dinamitardi e atti di violenza vengono segnalati ovunque e nella capitale la sede del niinistero dell'Interno è stata circondata da un numero extra di poliziotti e veicoli blindati, mentre speciali misure di sicurezza sono state adottate anche nei commissariati di altre città, in particolare nel Nord. Si surriscalda anche la politica con l'ex presidente Berisha che fa appello a «una primavera di grandi proteste e a nuove elezioni» e (di fatto) incita i suoi seguaci all'azione o quanto meno soffia sul fuoco delle proteste. Sei persone sono rimaste uccise in una sparatoria avvenuta poco dopo mezzogiorno nella città di Berati (nel Sud). L'agguato è stato compiuto da una banda armata che nei pressi dello stadio «Tomori» ha aperto il fuoco contro un gruppo di persone: cinque di queste sono morte, uno degli aggressori è stato poi ucciso dalla polizia. Secondo le autorità «è stato un regolamento di conti tra bande» ma le forze dell'ordine sono state messe in allerta. Nel carcere di Tirana ieri sera era in corso un tentativo di rivolta da parte di alcuni detenuti. L'ha detto il comandante generale della polizia Sokol Bare. In prigione è rinchiuso anche Zani Caushi, il boss di Valona che guidò l'insurrezione nel sud dell'Albania l'anno scorso. Secondo prime informazioni tre poliziotti sono stati presi in ostaggio. Otto cariche di dinamite sono state fatte esplodere l'altra notte nel cementificio che si trova nella cittadina di Fushe Kruje, nell'Albania centro-settentrionale. L'industria, una delle più importanti del settore nel Paese, ha subito danni definiti «incalcolabili». Nello stabilimento lavoravano 1200 operai che però da tre mesi erano in cassa integrazione. L'industria era presidiata dalla polizia, ma nella notte gli attentatori, per distogliere l'attenzione degli agenti, avevano sparato raffiche di mitra nell'altra parte della città. La polizia era accorsa abbandonando la vigilanza e aprendo così la strada ai terroristi. Una banda armata ha attaccato nella tarda serata di ieri un posto di blocco della polizia nella città di Kukes, nel Nord del Paese. Uno degli agenti, Shpetim Topozi, è rimasto gravemente ferito. Il posto di blocco presidiava il ponte sul fiume Drina, all'ingresso della città, e da alcuni giorni funzionava 24 ore su 24. Dopo la -sparatoria il commando è riuscito a dileguarsi. Kukes, vicino al confine con il Kosovo (Serbia), è tra le città albanesi in stato di allerta ed è considerata, dopo Scutari, la zona più calda del Nord. Nei giorni scorsi in due attentati era stato gravemente danneggiato l'acquedotto che rifornisce 40 mila abitanti della zona. Un attentato dinamitardo è stato compiuto anche contro l'acquedotto di Durazzo, 40 chilometri à Ovest della capitale, lasciando senz'acqua almeno 400 mila dei suoi abitanti e della vicina città di Cavaja. L'esplosione ha danneggiato la conduttura principale, che ora squadre di operai tentano di riparare. Secondo gli investigatori è un gesto terroristico. E' il settimo attentato negli ultimi mesi contro l'acquedotto di Durazzo. Intanto l'ex presidente Sali Berisha soffia sul fuoco, sordo ai richiami dell'Unione europea e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Il leader del partito democratico ha tenuto un comizio a Tirana e davanti a 2500 sostenitori radunati in piazza Scanderbeg ha fatto appello a «una primavera di grandi proteste e a nuove elezioni». La folla ha risposto scandendo «Scutari, Scutari» e slogan per la «liberazione dei detenuti polìtici». La manifestazione di Berisha non era stata autorizzata, ma la polizia non è intervenuta per non inasprire la tensione. Al termine del comizio diversi partecipanti sono stati fermati dai poliziotti. Un ulteriore segnale dell'instabuità crescente a Tirana è venuto ieri mattina da un'altra protesta, questa volta sembra spontanea, davanti alla sede della «Vefa», una delle società finanziarie dagli schemi «a piramide» il cui fallimento l'anno scorso aveva scatenato un'insurrezione e gettato nel caos l'intera Albania. Circa 200 persone hanno manifestato chiedendo il rimborso dei risparmi che avevano affidato alla Vefa sognando favolosi interessi, e che invece hanno perduto, in una truffa oscura ancora per molti aspetti. Dopo la manifestazione, trentasette creditori della Vefa hanno cominciato lo sciopero della fame. Gli scioperanti (17 donne e 20 uomini) hanno dato il via alla protesta nella sede della Vefa. Esprimendo il punto di vista ufficiale di Roma sulla nuova crisi albanese, il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino ha invitato a «guardare con calma» a quello che sta accadendo e ha denunciato quella che gli. appare «una nevrastenia mediatica» che porta a «vedere ovunque la guerra». [Agi-Ansa-AdnKronos]

Persone citate: Berati, Berisha, Kukes, Piero Fassino, Sali Berisha, Scutari, Sokol Bare, Zani Caushi