Quel generale picconatore

Quel generale picconatore Nel 1792 a Valmy le truppe di Kellermann contro gli austro-prussiani Quel generale picconatore PICCOLO Comune della Marna (meno di 500 abitanti), nella Francia settentrionale, Valmy è il luogo in cui, nel 1792, l'esercito rivoluzionario francese (in tutto 35 mila uomini guidati dal generale Dumouriez e altri 25 mila agli ordini del generale Kellermann), sconfigge i cinquantamila soldati austro-prussiani comandati dal duca di Brunswick, costringendoli a battere in ritirata. Questi ultimi sono armati fino ai denti, mentre i primi - pur essendo numericamente equivalenti non possono rivaleggiare nè sul piano della preparazione militare, nè su quello dell'arsenale. Nell'agosto del 1792, i francesi sgomberano il Belgio, rinunciando alla offensiva in Germania. L'iniziativa dell'operazione passa così agli austroprussiani, che intendono invadere la Lorena. Anche se il compito essenziale delle armate francesi è, in questo momento, la difesa del suolo nazionale, il generale Dumouriez - anziché spostarsi verso Occidente per proteggere Parigi - progetta di puntare verso Sud, per minacciare la retrovie degli invasori che procedono verso la già citata Lorena. Anche il compatriota Kellermann punta allo stesso obiettivo. Nelle intenzioni di Vienna, per le truppe austroungariche, si dovrebbe trattare di una «passeggiata militare»; invece, si trasforma in una poco onorevole sconfitta. Di fronte a un esercito di mestiere addestrato ad una disciplina di ferro, prende il sopravvento un esercito nuovo, quello degli «straccioni». La battaglia dura un solo giorno, ma in realtà non comincia nemmeno. Il 20 settembre - giornata precocemente autunnale, con insistente pioggia - gli uomini del generale Dumouriez si trovano sulle alture del Mulino di Valmy; quelli del Kellermann molto più indietro. Da Ovest, avanzano le truppe del Brunswick, in formazione serrata, a passo lento e cadenzato. Ad un certo punto, una parte dell'esercito austro-ungarico si accinge a salire le pendici fangose della collina, sostenendo l'attacco a Valmy con un gran cannoneggiare, cui rispondono con pari intensità i colpi della difesa francese. Ma, mentre sulle alture le truppe francesi si preparano a una tenace resistenza, in pianura gli uomini di Kellermann si lasciano impressionare dalla fierezza delle fanterie prussiane, vacillano e in parte retrocedono. Il generale Kellermann non ci sta. E si lancia al galoppo in mezzo alle sue truppe; ritto sulle staffe, la spada levata in alto e il cappello piumato sulla punta della spada - quasi visibile insegna di comando - incoraggia e eccita i giovani rivoluzionari. I suoi uomini riprendono coraggio e tornano al loro posto, pronti a sferrare una vigorosa resistenza. Questa volta sono i prussiani a impressionarsi; prima si fermano nella corsa verso Valmy, poi retrocedono. E' l'attimo che determina la vittoria francese. Tatticamente, lo scontro si risolve soprattutto sul piano morale; ma sul piano strategico ha conseguenze gravissime. E il duca di Brunswick deve sgombrare dal territorio francese. Duecentosei anni dopo questi fatti, l'ex presidente della Repubblica italiana ricorda la battaglia di Valmy, paragonando l'esercito dei rivoluzionari francesi alla sua nuova formazione politica. Francesco Cossiga, «straccione capo», dice di mettersi alla guida degli «straccioni» (ossia, degli uomini che lo seguono nell'udr), riscoprendo i fasti di Kellermann e dei suoi eroi. «Diedero una tale suonata alle truppe austro-prussiane - spiega - che il Re di Prussia e l'Imperatore d'Austria mai dimenticarono». «A Valmy, a Valmy», è il motto dell'udr e per «Valmy» - precisa - «intendiamo qualsiasi posto: Botteghe Oscure o Arcore...». [r. int.] Re Federico Guglielmo II che combatté a Valmy nel 1792 Le truppe francesi ebbero la meglio su quelle prussiane

Persone citate: Federico Guglielmo Ii, Francesco Cossiga

Luoghi citati: Arcore, Austria, Belgio, Francia, Germania, Lorena, Parigi, Prussia, Valmy, Vienna