E il Mito fece una doccia fredda di Fiamma Nirenstein

E il Mito fece una doccia fredda E il Mito fece una doccia fredda la macchina ; — ; -— inceppata Dai fasti del ratto di Eichmann alla figuraccia di Amman TEL AVIV ANY Yatom era un grande amico di Yitzhak Rabin; lo aveva aiutato in particolare nei rapporti con la Giordania, il Paese cui il Mossad paga ora un tributo proprio con le sue dimissioni. Rossiccio di capelli, tozzo e simpatico, spesso allegro, ha compiuto imprese eroiche di salvataggio nella Saieret Matchal, l'«unità miracolosa» dell'esercito israeliano. Poi, più di trent'anni nel Mossad. Ora, andandosene, segna una grande svolta nei mitici Servizi segreti d'Israele. Era un monumento ai Wonder Boy d'Israele, il giardino di sculture moderne che Shabatai Shavit, capo del Mossad dall'88 al '96, aveva fatto costruire intorno al quartier generale, in uno spazio aperto. Un tributo artistico alle imprese del Mossad come il rapimento di Eichmann, o il salvataggio di Entebbe, o la distruzione dell'impianto nucleare iracheno di Tammuz, o anche l'assassinio a Malta di uno dei grandi cospiratori del terrorismo islamico, Fatki Shakaki. Ma proprio Shavit, che nessuno conosceva per nome, visto che allora le leggi lo vietavano, una mattina trovò il suo nome e cognome pubblicato su una rivista inglese, e poi su Internet, a disposizione di tutti. Fu uno dei grandi choc del Mossad, e non mancarono apprezzamenti positivi anche in Israele: il processo di pace in corso richiedeva una maggiore trasparenza; bisognava spazzar via, in buona sostanza, la necessità di tanta segretezza, e creare condizioni per reclutare agenti alla luce del sole. In realtà, da qui in poi, le cose sono precipitate fino alle attuali dimissioni di Yatom. I due colpi più terribili all'immagine del Mossad sono stati il fallimento dell'attentato contro Khaled Mashaal, in una strada di Amman a settembre; e poi la scoperta, compiuta a dicembre, che il vecchio agente Yehuda Gii aveva per quasi vent'anni fabbricato materiale spionistico sulla Siria. Per poco Israele, a causa sua, non era entrato in guerra. Ambedue le vicende hanno dato agli israeliani la disastrosa sensazione di avere un fianco scoperto e di vedersi strappare un grande motivo di prestigio internazionale. A lato del declino del Mossad c'è stato anche quello dello Shin Beth, i Servizi interni. A causa della loro incapacità, si dice in Israele, non erano stati previsti il massacro di Hebron nel '94, i vari attacchi suicidi palestinesi, e l'assassinio di Rabin. Unica decorazione: il funambolico omicidio dell'«Ingegnere» Jehye Ayash. Sia il Mossad sia lo Shin Beth sostengono che in realtà il loro lavoro di questi anni ha sventato molti attacchi bellici e terroristici, e che, semplicemente, l'opinione pubblica non ne è stata informata. E' possibile. Ma ciò che si vede, oltre ai fallimenti, è una grande litigiosità interna nei Servizi segreti prima impensabile, e la diffusa discussione su una rapida riforma di cui tutti i responsabili dicono che c'è un bisogno estremo. Il Mossad, come lo Shin Beth, non sono corpi separati dalla società israeliana. L'agente odierno è in genere un uomo dalle mille esigenze, e per niente convinto di doversi sacrifi¬ care per la patria. Per l'Interno, con la separazione di Israele dai Territori, è diventato difficile servirsi di spie, visto che tutte le città sono sotto l'Autorità Palestinese. Questo ha privato Israele anche di molte informazioni che riguardano Egitto, Siria, Libano e Giordania. Quanto al Mossad, negli Anni 70 e 80 furono reclutati molti tecnici ed esperti, ricercatori e persino accademici che non sono mai riusciti ad andare d'accordo con la base dei Servizi di cui si lamentava persmo Ben Gtirion per quanto era rude. Gli | intellettuali crebbero con il processo di pace, e diminuirono ! gli uomini d'azione. Inoltre, il nucleo scientifico del Mossad si è abituato a lavorare più con i satelliti americani che non con la propria testa e questo, per esempio, ha fatto sì che durante quest'ultima crisi lo stato delle armi di Saddam risultasse in sostanza del tutto sconosciuto agli israeliani. I risultati della Commissione Chicanover e della Sottocommissione della Camera in 7-ealtà indicano ima strada politica quasi obbligata, anche se non è detto che essa restituisca forza e freschezza al Mossad: una dura supervisione sugli agenti ! del Mossad da parte di un corpo esterno, probabilmente lega- j to al Parlamento, e tm certo controllo anche del rapporto fra Servizi e il Primo Ministro, che per ora è l'unico che può pren- I dere le decisioni finali. Sarebbe una vera rivoluzione, ma il Mossad ha bisogno di una doccia fredda. Fiamma Nirenstein