L'agonia della Montagna Bianca

L'agonia della Montagna Bianca Sta per staccarsi in Antartide, la sua deriva potrebbe provocare gravi alterazioni al clima L'agonia della Montagna Bianca Sos per un iceberg grande due volte la Liguria E' una ferita aperta nella banchisa e non fa che peggiorare. «Sorvolandola a bassa quota, si è colpiti dalla frattura di sei-otto metri che si allarga progressivamente, fino a raggiungere i 20-30 metri, per altrettanti di profondità», racconta Erwin Jackson, il glaciologo di «Greenpeace» che ha filmato per primo questa sterminata lacerazione, una sorta di bizzarra faglia di Sant'Andrea del Polo Sud: «E' sconvolgente pensare che ci siano voluti millenni e millenni perché il ghiaccio si stabilizzasse e che adesso, in poco tempo, tutto sia destinato a sfarinarsi e a scomparire». Proprio tutto no. Il Polo Sud non è ancora condannato allo scioglimento, ma la Penisola antartica, quel baffo di terre e pack che si estende per 1500 chilometri e incurvandosi punta verso gli arcipelaghi delle Shetland e delle Orkney australi, è ammalata e minaccia una catastrofe ambientale senza precedenti, in tempo per salutare con un crescendo di sinistri boati la fine del millennio. I boati provengono dai ghiacci che si spaccano e dagli iceberg che precipitano nel Mare di Weddel e vanno alla deriva verso Nord: una montagna congelata di inimmaginabile grandezza - quanto due volte la Liguria - sta per staccarsi dalla zona B della banchisa Larsen e morirà. Proprio adesso che l'Antartide è diventata l'ultima frontiera del turismo sofisticato e si offre alle esplorazioni mordi-e-fuggi sulle isole Deception e Livingstone, a Paradise Bay e a Port Lokray, l'ultimo paradiso naturale comincia a cedere agli effetti perversi del surriscaldamento del Pianeta: secondo i dati del «British Antarctic Survey» - il celebre centro di Cambridge che misura lo stato di salute del Continente Bianco - dagli Anni 50 a oggi la temperatura della Penisola è salita di ben 2 gradi e mezzo e già 5 mila chilometri quadrati di ghiacci che si credevano eterni, o quasi, se ne sono andati per sempre. «Se questo trend permane, molte altre aree saranno presto a rischio», ammoniscono due ricercatori, David Vaughan e Chris Doake. «I segni ci sono tutti». Un altro pezzo della banchisa Larsen - la Larsen A - è infatti fragorosamente crollato nel gennaio '95. E che pezzo. Bastarono 50 giorni perché una superficie uguale a quasi metà della Valle d'Aosta si frantumasse in migliaia di iceberg e poi in altre mi¬ gliaia più piccoli, in un processo a catena inarrestabile. E adesso, a Sud, in un paesaggio da sogno o da incubo, a seconda del grado di coinvolgimento, è la volta del fratello maggiore, che durante la missione dell'anno scorso Jackson ha descritto con sgomento: «Abbiamo visto fiumi scorrere sul pack e perfino laghi e, paralleli alla frattura principale, tanti crepacci, che si estendevano per chilometri». Un altro segno premonitore della Grande Ferita è stata, tre anni fa, la disintegrazione della calotta che intrappolava il canale Principe Gustavo e collegava l'isola James Ross alla Penisola antartica. Per la prima volta, a memoria d'uomo, è diventato possibile circumnavigarla e la nave-laboratorio di «Greenpeace» - la «Sunrise» - non si è lasciata sfuggire la storica occasione. Dove un tempo incombeva una piattaforma gelata spessa 200 metri, l'anno scorso il capitano Arne Sorensen si è lasciato prendere dall'emozione: «Per noi marmai navigare in quelle acque è stata una sfida eccitante. Nonostante l'emozione, però, non riuscivo a non pensare che è colpa dell'uomo se d'improvviso si è aperto davanti a noi questo passaggio». Intanto, le 50 basi di 26 nazioni sparse al Polo Sud registrano l'estinzione di molte colonie di pinguini, l'apparire della vegetazione su tratti di costa dove non c'era che una distesa gelata e il rarefarsi del krill, la gelatina di microorganismi che costituisce il primo anello della catena aumentare. Per «Greenpeace» e gli altri gruppi ambientalisti non c'è più dubbio che il colpevole dei «fiori del deserto bianco» è l'effetto serra, per gli scienziati, a cominciare dal «British Antarctic Survey», siamo ancora agli indizi da provare, ma tutti sono d'accordo nel prevedere che tra non molto - entro 24 mesi al massimo - Larsen B collasserà. «Abbiamo appena completato un modello di simulazione con cui il computer analizza i movimenti degli strati di ghiaccio e i suoi livelli di stress», spiega Vaughan: «E sappiamo che dopo questo disastro il futuro ne riserverà altri». L'agonia della Montagna Bianca è così unica e grandiosa che alcuni si spingono a evocare scenari da thriller fanta-ambientalista con flotte di iceberg impazziti che alterano la corrente del Golfo e stravolgono il nostro clima già piuttosto imprevedibile. «Porse esagerano - dice Vaughan - ma il campanello d'allarme per la Terra si è ormai messo a suonare». Gabriele Beccaria La scoperta di un team di scienziati inglesi: la catastrofe ambientale avverrà entro 24 mesi e molte altre zone della banchisa sono ormai da considerarsi a rischio scioglimento Greenpeace mette sotto accusa l'effetto serra Al Polo Sud in appena 50 anni la temperatura è salita di 2,5 gradi Barriera di Fìkhner l5 fj ir- LA MONTAGNA BIANCA DOVE SI TROVA: nella Penisola Antartica. QUANTO E' GRANDE: 12 mila chilometri quadrati. Pari a oltre 2 volte la Liguria. QUANTO E1 ALTA: in media, 20 metri al di sopra della superficie dell'acqua e altri 140 metri sommersi. Pari a circa metà della Torre Eiffel. QUANDO SI STACCHERÀ': entro 24 mesi. QUANTI GHIACCI SONO GIÀ SCOMPARSI: 5 mila chilometri quadrati. Pari allo 0,3% del totale della banchisa intorno all'Antartico. Cresce l'allarme per lo scioglimento dei ghiacci del Polo Sud

Luoghi citati: Antartico, Antartide, Cambridge, Liguria, Valle D'aosta