Azzurro sempre più sbiadito sulla neve di Marco Ansaldo

Azzurro sempre più sbiadito sulla neve I GIOCHI PI NAGANO SI SONO CONCLUSI CON PROSPETTIVE POCO FAVOREVOLI PER L'ITALIA VERSO SALT LAKE CITY 2002 Azzurro sempre più sbiadito sulla neve La generazione dorata è finita, mancano i giovani MAGANO DAL NOSTRO INVIATO Arrivederci a Salt Lake City, la città dei mormoni. Mentre a Nagano sbaraccano armi e bagagli e Samaranch, presidente del Ciò, deposita i cappottoni blu e beige con lo sponsor messo bene in vista, che ne hanno fatto il più ricco degli uomini sandwich, il richiamo a quanto accadrà tra quattro anni nello Utah, Stati Uniti, porta a chiedersi che cosa sarà allora lo sport invernale italiano. Questa edizione complessivamente modesta dei Giochi di Nagano ha sancito la fine della generazione dorata che portò le 34 medaglie tra Albertville e Lillehammer, favorita dalle due edizioni che si disputarono nell'arco di due anni. Alberto Tomba nel pieno della carriera, la Compagnoni, Stefania Belmondo & Manuela Di Centa, il grande Fauner e i fondisti, la Wessensteiner dello slittino. Il gruppo era una garanzia di incasso al montepremi e non era soltanto una questione di medaglie ma di traino delle passioni che defluivano, una volta tanto, dal calcio per arrivare persino allo short track. Nagano adesso ha segnato la sfioritura. Ci sono stati pochi grandissimi personaggi in assoluto e tra gli italiani è emersa soltanto Deborah Compagnoni con le sue due medaglie, d'argento e d'oro. In compenso si è visto che, dietro, c'è il vuoto in quasi tutti i settori. Senza Deborah lo sci alpino con i colori azzurri è una corte di mediocri: chi, per anni, ha contestato Tomba nelle sue eccentricità, capisce adesso a quale deserto ci si affacci ora che Albertone è finito. Dalla generazione di Thoeni e Gros all'esplosione di Tomba ci fu l'intervallo di una decina d'anni in cui il popolo italiano dello skilift non sapeva in chi riconoscersi. La prospettiva è di ricadere in quel limbo. Come nel fondo femminile, dove il disporre di due fuoriclasse (Stefania e Manuela) ha illuso che avrebbero reso in eterno. Non si sono preparati i ricambi. La più brava delle giovani è la Tchepalova e ce l'hanno i russi, che qui hanno vinto cinque ori su cinque. Ci chiediamo se invece di trarre dall'eccezionale risultato di Lillehammer, quattro anni fa in Norvegia, la spinta per creare un movimento di qualità, lo sport italiano non si sia accartocciato su se stesso, con pochi programmi e poche idee, giurando sulle virtù eterne di campioni che a Nagano hanno mostrato la corda, come dimostrano, purtroppo, i risultati di questi Giochi invernali giapponesi. Si chiude un'edizione che offriva molte promesse e che non è stata affascinante. Per nulla. Hermann Maier (in volo e in corsa), Bjorn Daehlie, Hasek, l'imbattibile portierone della Repubblica Ceca dell'hockey su ghiaccio, la Pasha Grishuk nella danza sono stati i protagonisti dei Giochi. La sentenza ridicola sul canadese dello snow board, Rebagliati, positivo al test della marijuana, ha mostrato quanto il Ciò sia in realtà un baraccone acchiappasoldi ma senza più regole precise. Il risultato più clamoroso delle Olimpiadi giapponesi? Beh, non è difficile individuarlo. Che siano state assegnate tutte le medaglie e che i Giochi dei bollettini meteorologici siano finiti tutto sommato senza grandi sconvolgimenti. Non ci avremmo scommesso. Marco Ansaldo Coscia A PAGINA 36 e 37 La 50 km di fondo ha chiuso i Giochi di Nagano: ecco il norvegese Daehlie accasciarsi sfinito dopo aver vinto il terzo oro

Luoghi citati: Italia, Norvegia, Salt, Salt Lake City, Stati Uniti, Utah