Il De Sanctis del Novecento di Alessandro Galante Garrone

Il De Sanctis del Novecento Galante Il De Sanctis del Novecento fON so darmi pace che l'ultimo dei grandi amici della mia generazione, di me tanto più grandi, Carlo Dionisotti, sia scomparso la notte scorsa. Sapevo quanto si fosse aggravato, negli ultimi tempi: non fiaccato nella lucidissima mente e indebolito nel cuore, sempre battagliero e pronto alla sferzata tagliente, al rifiuto di ogni compromesso; ma ormai conscio della sua fine. Nella sua ultima lettera da Londra parlava a me di sé - direi con l'acuta consapevolezza del critico che lo aveva reso famoso, un critico che sapeva essere spietato, ma sempre con uno slancio meraviglioso dell'animo, senza morbidezze o reticenze - come uno già morto anche lui, che mi scrivesse dall'aldilà. Pareva collocarsi, in quelle parole estreme, accanto ad altri comuni amici già scomparsi negli ultimi anni, Giorgio, Franco, Arnaldo: con fierezza e con umiltà. Era un addio sobrio, virile, intriso di generoso affetto. Che dire, sommariamente, di lui a chi non l'ha conosciuto? Molti lo dicono e lo diranno, nelle prossime ore, un grandissimo storico della letteratura italiana; un Francesco De Sanctis di questo nostro secolo. Un libro d'imminente uscita sarà di ciò la ribadita conferma. Ma, per me e per tanti altri all'infuori di me, non questo soltanto, ma qualcosa d'altro, e forse di ancor più alto e complesso: un libero cittadino, sdegnoso di qualsiasi cedimento, pronto a fustigare, prima d'ogni altro, se stesso, ma così generoso nello scorgere quel poco o tanto di autentica sincerità che scorgeva nelle parole e nei giudizi di buona fede, da chiunque provenissero. Perfino nelle sue lettere più confidenziali, spesso egli scendeva nel profondo, con inesorabile sincerità, e lasciava il segno di sé, della sua umanità, del suo rigore morale, della sua originalità di fondo. Lettere stupende. Spiccava in lui il sano orgoglio del piemontese di antica fibra, quello stesso dell'avo suo omonimo, Carlo Dionisotti senior, autore di una celebre Storia della magistratura piemontese. E il nostro Carlo insaporiva e ingentiliva queste tradizioni in ogni sua pagina, con l'originalità della sua scrittura, perfino nelle lettere confidenziali agli amici, e soprattutto con la sua rara altezza di uomo libero e civile. Alessandro Galante Garrone

Persone citate: Carlo Dionisotti, De Sanctis, Francesco De Sanctis

Luoghi citati: Londra