Dionisotti il maestro discreto

Dionisotti il maestro discreto Il grande storico della letteratura italiana è morto a Londra, a 89 anni: fra Machiavelli e Bembo, Croce e Gobetti Dionisotti il maestro discreto LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Carlo Dionisotti, illustre italianista, fra le massime autorità della letteratura italiana, è morto improvvisamente nella capitale inglese. Nato a Torino, aveva 89 anni. La famiglia era di Romagnano Sesia, in provincia di Novara. Il nonno paterno era un magistrato, il padre era stato avviato alla stessa carriera, ma si era dimesso, comprando un biglietto della Cook Company per il giroLaureratosi a Torino, insegnante nelle superiori, nel 1947 Dionisotti partì per l'Inghilterra, entrando nel mondo accademico britannico, prima a Oxford quindi a Londra, nella cui università fu a lungo professore di letteratura italiana al Bedford College. Anche dopo il pensionamento, nel 1970, quando gli venne conferito il titolo di (professor emeritus», aveva deciso di non rientrare in Italia, scegliendo di rimanere, con la moglie Marisa che ha 88 anni, nella sua casa di Golders Green, per avere vicine le tre fighe, Anna Carlotta, Paola ed Eugenia. Aveva mantenuto stretti legami col mondo accademico, fin quando la salute glielo aveva consentito. «Sono un invalido agli arresti domiciliari», mi disse un anno fa, lamentandosi della staffetta fra casa e ospedale: «Ormai ho un solo polmone, la vita non è più facile». Ciò non gli impediva di seguire con passione le vicende italiane e di fare a imesso dall'ospedale l'ultima volta un mese fa, aveva ripreso un'esistenza serena, come ricorda Anna Carlotta, facendo quotidiane passeggiate nei vialetti di Hampstead Heath. I funerali si svolgeranno a Romagnano Sesia, dove si trova la tomba di famiglia. Nonostante la salute sempre più incerta, non mancava ogni estate all'appuntamento con la sua terra: nella vecchia villa fatta costruire dal nonno dove, diceva, «anche i muri mi conoscono». [f. gal.] DIONISOTTI costituisce, nella vicenda della cultura letteraria italiana, un caso d'assoluta eccezio Inalità, nel senso che ha congiunto in sé l'estrema acribia del filologo e dello storiografo della letteratura - quale ultimo e supremo erede del metodo storico, così autorevole e radicato a Torino e da lui proseguito anche sul piano degli incarichi come segretario di redazione e autore degli indici dei primi cento volumi del Giornale storico della letteratura italiana - e la sensibilità dell'interprete dei testi, teso a ritrovare, dietro fatti, parole, vicende esteriori delle opere, l'animo dell'autore, il suo progetto di scritture di vita, le sue scelte di tradizione e di innovazione. Il filologo e il critico, insomma, si sono meravigliosamente in lui uniti: e certamente l'essere stato scolaro di un francesista così fine ed elegante come fu il Neri, oltre che di un solido filologo come il Cian, gli diede la superiore intelligenza dei problemi della nostra letteratura in una prospettiva europea di metodi e di eventi, rafforzata dall'aver insegnato per molti anni a Londra, fino a farne la città adatta al sereno e superiore distacco del suo sguardo rispetto alle polemiche, alle questioni spesso minute e banali, alle mode che hanno costituito l'atmosfera della nostra cultura critica fra gli Anni 30 e oggi. Sapienza ironica Da questa condizione privilegiata Dionisotti ha ricavato anche la sapienza ironica di tante sue pagine di filologia e di storia letteraria, in particolare quelle che ha dedicato a Machiavelli., e che ha raccolto nel volume Machiavellerie, e anche il forte risentimento di una scrittura che trapassa spesso dalla filologia al discorso civile e morale, senza mai, tuttavia, da questo farsi condizionare come tanto spesso è accaduto, dal De Sanctis in poi, a tanti che hanno finito con lo scambiare la verità del filologo e dell'interprete con il servizio a ideologie e passioni. Testimonianza dell'impegno fondamentale di Dionisotti per l'esatta comprensione delle decisive esperienze della letteratura in quel Cinquecento che più di ogni altro tempo ha sollecitato i suoi interessi, come quello che è veramente al centro delle nostre vicende letterarie e ha ammaestrato e guidato lo sviluppo delle altre letterature europee, sono gli studi sul Bembo, dalla giovanile edizione delle Prose de la volgar lingua del 1931, degli Asolani e delle Rime dell'anno successivo, fino alla cura complessiva dell'opera bembesca del 1966, con l'esemplare introduzione. In essa la sistemazione filologica dei testi si invera nella dimostrazione del punto di riferimento che il Bembo è per la storia della lingua, per la prosa di pensiero e di in¬ venzione saggistica e per il canone delle immagini e delle forme poetiche. Dionisotti guarda alle idee che reggono e regolano la scrittura, così come, in un ambito cronologicamente molto prossimo, fa con l'opera di Machiavelli. I nodi cronologici, storici, filologici, di non facile scioglimento, che l'opera machiavelliana presenta dagli scritti di maggiore responsabilità e ampiezza a quelli di minore respiro ma non meno significativi -, sono l'altro grande polo cinquecentesco dell'attenzione critico-filologica di Dionisotti. Senza un centro unitario Il titolo Machiavellerie, sotto cui Dionisotti ha raccolto i suoi contributi, vuole anche indicare lo spirito di alacre e incisiva polemicità di tante pagine, dettate da un'ironia tagliente. Come spesso accade da noi, presso un pubblico più vasto Dionisotti è arrivato con un fortunatissimo libro, Geografia e storia della letteratura italiana, del 1967, che ha il merito di indicare il carattere tipico delle vicende della nostra letteratura, quello di non essere unitaria, con un centro stabile nei secoli di riferimento e di regolazione, come per la Francia è Parigi. Ma di presentare una pluralità di centri di cultura, di elaborazione, di organizzazione editoriale e di istituzioni, per cui la nostra storia letteraria non può che risultare dal confronto, dall'intreccio, dal mutuo condizionamento di tanti centri, che conoscono periodi di splendore e di primato, poi tempi di oscuramento e di indebolimento, fino anche a scomparire pressoché del tutto. Soltanto tenendo conto di tale complessità e varietà è possibile disegnare efficacemente lo svolgimento della nostra cultura letteraria. Tutti i tentativi di dare una linea unitaria alla storiografia letteraria italiana hanno portato a forzature, astrazioni, errori di prospettiva. Dionisotti invita invece a cogliere la specificità dei centri di elaborazione letteraria e culturale nel continuo in¬ tersecarsi di influenze, scelte di generi, costruzioni di modelli. E' una lezione mirabile: il guaio è stato che, dopo, tanti seguaci e imitatori di Dionisotti hanno finito con il ridurre gli studi di letteratura italiana al racconto di vicende provinciali più o meno limitate, addirittura a storie locali, senza vedere nella proposta metodologica di Dionisotti l'altro aspetto fondamentale della ricerca delle connessioni fra i vari centri. Una personalità libera Il fatto è che nessuno può pretendere alla superiore vastità di sguardo e di conoscenza di testi e di fatti che Dionisotti dimostra in questo come negli altri libri e studi. Dionisotti è stato, insomma, il maestro discreto, presente, ma sempre sullo sfondo, distaccato, con un agio supremo di eleganza nel trattare gli anche più complessi problemi di filologia e di storiografia letteraria: non capostipite di una scuola, ma am¬ maestratore di tutti coloro che si sono occupati e si occupano di letteratura con ancora integro entusiasmo e senza ascoltare le sirene di mode, associazioni, gruppi, ideologie non rette da coscienza morale e civile. Il suo insegnamento va oltre l'appartenenza all'una o all'altra idea di letteratura e di filologia. Senza tenere ben presenti il suo Bembo e il suo Machiavelli gli studi sul nostro Cinquecento sono impossibili oppure risultano monchi e fragili: ma bisogna dire che la lezione è quella più vasta, che discende da una personalità libera e perfettamente dominatrice delle cose letterarie, che non ha mai ceduto a interessi o a favori di nessuna parte, letteraria o ideologica, per una dirittura rigorosa che è stata perseguita contro il fascismo come contro ogni successiva confusione fra verità e sudditanza al potere, pur nel campo della letteratura e della filologia tante volte presentatasi e anche oggi evidente. Giorgio Bàrberi Squarotti Le amicizie con Soldati e Pavese, la scelta azionista e il lungo esilio in Inghilterra per poter insegnare Indicò il carattere specifico della nostra vicenda letteraria nella pluralità dei centri di cultura e nella varietà dei loro intrecci La bibliografia completa di Dionisotti, illustrata con una scelta delle copertine, dal primo libro del 1931 (Le prose della vo/gar lingua di Bembo) fino alla ristampa di Chierici e laici, a cura di Roberto Cicala e Valerio Rossi, sta per uscire dall'editore Scheiwiller con il titolo / libri di Carlo Dionisotti. Di seguito un elenco dei suoi principali lavori disponibili in libreria. ■ Aldo Manuzio umanista e editore, Il Politilo, 1995 ■ Appunti su arti e lettere, Jaka Book, 1995 n Appunti sui Moderni. Foscolo, Leopardi, Manzoni e altri II Mulino, 1988 ■ Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi, 1977 ■ Machiavellerìe. Storia e fortuna di Machiavelli, Einaudi, 1980 ■ Natalino Sapegno. Dalla Torino di Gobetti alla cattedra romana, Bollati Boringhieri, 1994 ■ Ricordo di Arnaldo Momigliano, Il Mulino, 1989 ■ Chierici e laici. Con una lettera di Delio Cantimori, Interlinea, 1995 Carlo Dionisotti. Nella fotografìa piccola Niccolò Machiavelli, la sua grande passione letteraria