Chi ha paura di D'Alema? di Ferruccio De Bortoli

Chi ha paura di D'Alema? La polemica fra il leader pds, Pansa e il Corriere della Sera Chi ha paura di D'Alema? CORAGGIO ce l'ho. E' la paura che mi frega...». Sarà anche irriverente, ma il primo pensiero che salta fuori davanti alla prima pagina del Giornale di ieri porta irrimediabilmente a Totò: «I giornalisti hanno paura di D'Alema», titola a tutta pagina il quotidiano che ha perso Vittorio Feltri ma non il gusto di sparare bordate ad alzo zero. La frase è attribuita a Ferruccio De Bortoli, il direttore del Corriere della Sera che D'Alema ha trascinato davanti all'Ordine dei giornalisti per una serie di retroscena pubblicati, smentiti dal pds, confermati e ripubblicati dal giornale, ricontestati dal partito fino agli esposti e alle pretese di giuramenti d'onore e di miliardi consolatori. In verità, De Bortoli non ha usato proprio la parola «paura». Nei verbali del suo «interrogatorio» davanti al consiglio dell'ordine, e finiti chissà come sulle pagine due e tre del Giornale, il direttore usa altri termini. Ma, a dire il vero, il succo è quello. «Tra i miei colleghi - ha dichiarato De Bortoli - c'è un timore reverenziale assoluto nel parlare di tutto ciò che avviene all'interno di quello che è il partito di maggioranza e di quello che è il suo segretario...». Indiscrezioni a parte, ormai è chiaro che tra D'Alema e i giornali la guerra è aperta. Tanto aperta che nel giro di due giorni si è alzata una contraerea a 360 gradi. Se infatti è normale che il Giornale qualche preclusione ideologica nei confronti del leader del pds possa pure avercela, gli attacchi dalla stampa di sinistra non possono certo essere accusati di strumentalizzazione. E' Giampaolo Pansa, sull'Espresso in edicola da venerdì, a usare le parole più dure nei confronti del segretario e del suo ex delfino Veltroni. Secondo Pansa, la «questione» tra D'Alema e i giornali nasce nell'estate del '95, quando Vittorio Feltri scatenò sul Giornale la campagna di «affittopoli», denunciando i favorevolissimi contratti a equo canone di alcuni leader della Ferruccio De Bortoli e ampaolo Pansa sinistra. Racconta Pansa: «Di colpo Massimo e Walter si accorgono che qualcuno li azzanna con la brutalità che la stampa comunista di un tempo riservava agli avversari... Reazioni composte e sbagliate. Pianto greco. Dignità offesa. I giornali ritenuti amici vengono rampognati con dolore sdegnato: non ci avete difeso! Fioccano le telefonate. A me ne tocca una di D'Alema: un freezer zeppo di rabbia gelida. Poi un'altra di Veltroni. Furibondo, urla: "Ci avete fatto passare per privilegiati". Replico: "Perché non rispondi per le rime a Feltri? Se hai degli elementi per farlo, scuoiaio vivo sull'Unità". Risposta stupefacente di Veltroni: "Non è possi¬ bile, perché noi non siamo un giornale d'informazione..."». Ma non è finita. Anche Pansa - come De Bortoli, che per questo è stato querelato da D'Alema - racconta di pressioni dei vertici pidiessini sulle proprietà editoriali. «Che anno il '96 scrive il condirettore dell'Espresso -. Irose telefonate ai nostri azionisti. Minacce di ritorsione contro aziende considerate vicine all'Espresso. Indagini sul gradimento della nostra linea da parte dei lettori. Accuse di trascinare nel peccato anche i colleghi casti e puri dell'Unità...». Due giorni d'accuse pesanti e irrisorie: Pansa ha scritto addirittura di un leader della sinistra «incagnito come una vecchia zia baffuta». Risposte? Nessuna. «Di fronte alle menzogne bisogna cercare di non fare le interviste spiegava D'Alema nella sua deposizione al consiglio dell'Ordine -. Altrimenti finiamo sempre a tarallucci e vino in questo Paese...». Ieri, a dire il vero, un cronista ha trovato il «coraggio» di buttar lì una domandina al leader del pds. «Mi chiede se io faccio paura ai giornalisti? Me lo dica lei, la intimorisco, io?». Poi se n'è andato, «non senza manifestare fastidio per i numerosi flash dei fotografi», riferiscono le agenzie. [g. tib.] Ferruccio De Bortoli e Giampaolo Pansa