L'ASTUTO DELLA ROVERE

L'ASTUTO DELLA ROVERE L'ASTUTO DELLA ROVERE Così il fondatore del Duomo riuscì a ingraziarsi il Papa Sabato 21 al Centro Incontri delle Cassa di Risparmio, in corso Stati Uniti 23, alle 9, Renzo Savarino apre i lavori del convegno «I 500 anni del Duomo» organizzato da arcidiocesi e Comitato Ostensione della Sindone, con il patrocinio di enti locali e .Sovrintendenze. Intervengono Luisella Peyrani Baricco, Giuseppe Carità, Guido Gentile, Cristina Mossetti, Giovanni Romano e Maurizio Momo. Prenotare al numero 819.05.76. LE guide turistiche informano che il Duomo, unico edificio rinascimentale della città, venne fondato nel 1491 dal cardinale Domenico della Rovere, allora vescovo di Torino. A molti questa data evocherà gli splendori e le bassezze del papato nepotista, grandioso nei disegni politici e nel mecenatismo artistico quanto corrotto nel costume privato; non per nulla i due papi della Rovere, Sisto IV e Giulio II, precedono e seguono quasi immediatamente il più malfamato tra i papi del Rinascimento, Alessandro VI Borgia. Il cosiddetto ramo torinese dei della Rovere approfittò largamente delle succose opportunità offerte dal nepotismo pontificio: quei membri della famiglia che erano entrati nella Chiesa conobbero una sensazionale accelerazione delle loro carriere quando il cardinale Francesco della Rovere, originario di Savona, divenne papa Sisto rv. Per più di trent'anni il vescovo di Torino fu sempre un della Rovere: dapprima Domenico, poi il nipote Gian Ludovico e infine il pronipote Gian Francesco ebbero la cattedra episcopale, continuando peraltro a risiedere stabilmente a Roma, com'era usanza in quell'epoca spregiudicata. Quel che non tutti sanno è che i della Rovere torinesi non erano affatto parenti di Sisto rv. Nato da famiglia oscura, il papa era un classico «self-made man» del Rinascimento; ma arrivando a Roma s'era presto accorto che a un uomo nella sua posizione occorreva un albero genealogico adeguato. Francesco della Rovere conosceva bene il Piemonte, per aver soggiornato nel convento francescano di Chieri e insegnato a Vercelli; sapeva quindi che a Torino la famiglia della Rovere era da sempre considerata fra le più nobili della città (dove «da sempre» significa dai primordi dell'organizzazione comunale, nel XII secolo, benché poi nel Cinquecento eruditi compiacenti come il Pingone riattaccassero la famiglia a un fantastico Ermondo della Rovere, nominato governatore di Torino dal re longobardo addirittura nel 701). In mancanza d'altro, il pontefice decise di accreditare agli occhi del mondo la tesi d'una parentela con questi suoi omonimi torinesi, provinciali forse, ma pur sempre più nobili di lui. Com'è facile immaginare, all'arrivo di lettere da Roma in cui il papa li chiamava cugini ed esaltava con trasporto la comune, antichissima stirpe, i della Rovere torinesi si guardarono bene dallo smentirlo. Si affrettarono, invece, a preparare i bagagli per Roma, dove piovvero su di loro benefici e commende, episcopati e cardinalati. Quando, fra tutta quella manna, Domenico si ricordò di farsi concedere anche l'episcopato di Torino, il suo gusto ormai educato dal Rinascimento romano dovette fargli storcere il naso davanti al vecchio Duomo medievale, sicché decise di regalarsi una cattedrale capace di reggere il confronto con gli splendori di laggiù: ed ecco spiegata quella facciata di marmo bianco, così poco in linea con il gusto austero dell'edilizia torinese. Alessandro Barbero Il Duomo di Torino venne fondato nel 1491 dal cardinale Domenico della Rovere Sabato 21 un convegno organizzato da arcidiocesi e Comitato Ostensione della Sindone rievoca i 500 anni dell'edifìcio