La pallina è smemorata

La pallina è smemorata GIOCHI D'AZZARDO La pallina è smemorata Al casinò non esistono «metodi scientifici» PARLANDO con un amico non cercate di insinuare qualche dubbio sulla bravura del suo medico di fiducia o sull'onestà del politico per cui vota. Non lo convincereste e rischiereste di rovinare un'amicizia per nulla. Lo stesso discorso vale per i giocatori d'azzardo della famiglia dei «sensitivi». Se il vostro amico è uno di quei giocatori che sentono che sta per uscire il «6», non servirebbe invitarlo a cimentarsi con un calcolatore per verificare se indovina le carte di un mazzo virtuale più spesso di quanto suggerisce il calcolo delle probabilità. Vi risponderebbe, come mi rispose un giorno un notissimo sensitivo, di «sentire» le carte e non il calcolatore. Ancora più difficile sarebbe poi convincere il vostro amico che in Paradiso non c'è un mercato nero dei numeri «buoni» del lotto e che comunque le anime dei trapassati si guarderebbero bene dal comparire in sogno ai terreni per indicare le cinquine vincenti perché l'improvvisa ricchezza metterebbe a rischio il destino eterno delle anime dei vincitori. Non serve a nulla contrapporre la razionalità ai sentimenti, perché questi sono molto più forti, probabilmente per un meccanismo naturale volto a garantire la felicità umana. Non potendo smuovere le sicurezze dei giocatori sensitivi, telepatici, o paranormali, questo articolo si rivolge ai giocatori «scientifici» (meno fantasiosi, ma sicuri di essere più votati al successo), quelli che conoscono o hanno inventato un metodo ma*$r|Étìfeo per battere il lotto o larrotnettft. Il mio sottpojjl dimostrare che lotto e roulette sono invincibili, nel senso che il più raffinato dei metodi matematici è equivalente alla cabala e che non esisterà mai un metodo scientifico per sbancare il casinò. Soprattutto, intendo dimostrare che quanto più si gioca, tanto più si è sicuri di perdere. Alcuni anni fa, nel periodo in cui il 90 registrò un lunghissimo ritardo sulla ruota di Cagliari, il ministro delle Finanze dell'epoca enfaticamente proclamò: «Si può dimostrare che vi è un massimo teorico del ritardo pari a 205 settimane. Tuttavia, in pratica, non si è mai andati, e non si andrà mai, oltre le 200 settimane. Quindi entro pochi giorni quel numero ritardatario uscirà». Non ricordo esattamente i valori delle costanti universali indicate nell'enunciato del ministro (205, 200 o altri numeri); in questo caso, contraddicendo il noto legale di «Mai dire gol», i numeri sono una cazzabubola. Infatti, indipendentemente dalle costanti numeriche, quello che potremo chiamare il «teorema del Ministro» era clamorosamente falso, e portò alla rovina molte famiglie di italiani. Non credo assolutamente che il ministro fosse in mala fede e intendesse, con la sua dichiarazione, portare denaro all'erario. Più semplicemente, il ministro era tale non per meriti scientifici ma politici, e i politici sono generalmente onesti, ma, avendo moltissime cose da fare, non hanno il tempo di pensare e meno che mai di studiare. Il «teorema del Ministro» discende da un'errata interpretazione della cosiddetta «legge dei grandi numeri». Cosa dica la legge dei grandi numeri, e soprattutto cosa non dice, è spiegato nell'articolo di fianco. Ma non è necessario addentrarsi nelle astrusità di quella legge, perché vi è un principio generale, uno dei fondamenti del calcolo delle probabilità come disciplina scientifica, che ci spiega tutto con grande chiarezza. Duemila anni prima dell'avvento del ministro della Repubblica italiana era ben noto che «la moneta non ha memoria». Se tirate in aria una moneta e per nove volte consecutive viene «testa», la probabilità che venga «croce» al decimo tentativo è sempre 0,5 come la prima volta. Se il 90 dovesse tardare per 999 settimane sulla ruota di Cagliari, la probabilità di uscire alla millesima settimana sarebbe sempre quella che aveva alla prima settimana. I diversi metodi «matematici» adottati dai giocatori del casinò e del lotto si differenziano soltanto per la dimensione delle perdite che comportano e per la rapidità con cui conducono a quelle perdite. Potete decidere se perdere tutto il primo giorno, oppure guadagnare poco per novantanove giorni e poi perdere tutto il guadagno precedente, più l'intero patrimonio, il centesimo giorno. Esaminiamo due tecniche estreme. La prima è la tecnica di Paperone, consistente nel presentarsi al casinò con una borsata di «fiche», e nel disseminarne il contenuto con fan¬ tasia sul tavolo verde, o eventualmente sue due tavoli verdi sufficientemente vicini da consentire il doppio gioco. Paperone ha molte probabilità di perdere tutto e una modesta probabilità di guadagnare molto quel giorno, soprattutto se la fantasia lo ha indotto a privilegiare i pieni e i cavalli rispetto alle soluzioni meno rischiose. Se si accontenterà, sarà allora uno dei pochi giocatori in attivo; se invece, preso dall'entusiasmo, tornerà a giocare, finirà con il perdere il guadagno del giorno fortunato. Infatti, come si dimostra nell'articolo pubblicato di fianco, più si gioca, più alta diventa la probabilità di perdere, proprio per la legge dei grandi numeri interpretata correttamente, per colpa di quel trentasettesimo numero, chiamato «zero», che corregge il gioco a favore del casinò. La tecnica opposta a quella di Paperone è adottata da Paperino. Essa ha diverse varianti, la più nota delle quali è chiamata «il metodo del raddoppio». Paperino arriva al tavolo verde con 512 «fiche» da diecimila lire e la ferma e nostalgica intenzione di ogni proletario di puntare sul rosso. Se vince incassa le diecimila lire e torna a casa; se perde, mette due «fiche» sul rosso, e, se perde una seconda volta, ripete il gioco con quattro «fiche», e così via, raddoppiando la puntata ogni volta finché vince. Quando finalmente vince, incassa tutto quello che ha perduto più diecimila lire, che rappresentano il guadagno della giornata. In¬ cassa questo guadagno ed esce dal casinò, rimandando la ripresa del gioco al giorno successivo. Si dice che applicando questo metodo molti Paperini di Sanremo integrassero la pensione, sino al giorno in cui il casinò decise di vietare il gioco ai locali. E' falso. Più probabilmente, il casinò volle evitare che il cimitero dovesse dedicare un campo alle sue vittime. Infatti, mediamente un giorno all'anno (per l'esattezza, una volta su 256), si verifica una successione di otto neri consecutivi, e Paperino, che non può più raddoppiare sia perché non ha i soldi sia perché il casinò non consentirebbe una puntata così alta, perde tutto quello che ha vinto, o che vincerà nei giorni fortunati, più qualcosa, in virtù dell'iniquità del gioco rappresentata da quello zero che non è né rosso né nero. In sintesi, Paperino adotta la logica opposta a quella del giocatore settimanale di una sola schedina, avendo molte probabilità di vincere diecimila lire e poche probabilità di perdere tutto il suo patrimonio. Qualunque metodo vi venga in mente, o vi sia proposto per vincere al casinò, o al lotto, o al superenalotto, sarà variamente allocabile fra la tecnica di Paperone e quella di Paperino, e sarà comunque sbagliato. Infatti, per il noto principio della moneta che non ha memoria, ogni giocata elementare di qualunque metodo fa storia a sé, indipendentemente da quanto è successo prima, e per definizione è iniqua nei confronti del giocatore. Se ancora avete qualche dubbio, prima di rovinarvi, venite a trovarmi: potremo valutare insieme le poche probabilità di successo e i molti rischi. Soprattutto, non lasciatevi truffare. Le promesse del ministro, la pubblicazione su importanti quotidiani e riviste specializzate delle tabelle dei ritardi, la pubblicizzazione in televisione di metodi fantascientifici elaborati dal calcolatore per vincere al lotto, il rituale del casinò che stende il tappeto nero per dichiarare di essere stato sbancato, non devono ingannare: sono soltanto segni dell'arretratezza culturale del Paese. Angelo Raffaele Meo Politecnico di Torino Esaminiamo due sistemi estremi: quello di Paperone e quello di Paperino

Persone citate: Paperini, Raffaele Meo

Luoghi citati: Cagliari, Paperino, Sanremo, Torino