LUZZI: LA POESIA CONTRO IL POTERE

LUZZI: LA POESIA CONTRO IL POTERE LUZZI: LA POESIA CONTRO IL POTERE PREDARIO A maestria poetica di Giorgio Luzzi Giorgio Luzzi è nota, almeno da vent'anni in qua, Marsilio ai cultori di poesia. Della «linea pp. 220 lombarda» (che egli ha illustrato L. 26.000 anche come critico) continua alcuni aspetti fondamentali. Anzitutto, ne serba la forza metrico-sintattica (il canto è il colore del verso e il metro la tutela), e insieme la tensione morale, gli sdegni, l'impegno etico. Ho ritrovato tutto questo in Predario, la nuova splendida raccolta di Giorgio Luzzi che accoglie una serie nutrita di poesie soprattutto contro il volto duro del «potere». Ma altri temi vi si intrecciano: il tema generale dell'Eros, della seduzione, dello sguardo (ancora, il «potere» dello sguardo), il tema della precarietà del corpo, vissuto con sensibilità drammaticamente barocca, il tema degli spettri fami bari che incombono (la sezione «Cere» è una sorta di museo personale), infine il tema del passaggio dalla campagna alla città, periferia che si è fatta noia, abitudine, isolamento, inferno. Luzzi non ama questo fine secolo «scardinato». Testimonia allarmato il disagio di una età che è un passaggio d'epoca, non gli piace il presente vuoto, ridotto a splendore, clamore e lusso di colori. L'ironia più non serve, né il moralismo, non serve la pietas, i buoni sentimenti neppure. Ormai nel mondo, non ci sono più «fiabe» né (qpatriarchi». I componimenti distribuiti nelle cinque sezioni del libro sono molto costruiti, talvolta impervi. E' messa sottilmente in opera una mescolanza degli stili: dal tragico al comico, che per via dantesca passa attraverso Montale. Un'allegra disperazione. Un tono ludico anche quando, in un importante componimento {Piccola psicostasia) Luzzi espone una sorta di poetica, esorta se stesso a tornare al contesto, alla realtà delle cose, alla comunicazione, smettendola di evadere, di gio¬ care con l'impopolarità della poe sia. Ma il Contesto non risponde più, e allora al Testo non resta che chiudersi su di sé. Il suo testo è colmo di elementi simbolici, ossessivi, surreali, ma li sottomette una visionarietà con creta: quel Nord ritornante sui cui mari sfilano mercantili come fantasmi (vedi il bellissimo Carghi) non sai se è vero o ipotetico. Sappiamo che è vero, che siamo al largo di Brest, nell'Isola degli Spaventi, tra scogliere di naufragi spaventosi, ce lo dice la nota. E leggendo Predario si va spesso alla ricerca di note che indichino una traccia autobiografica che ti aiuti a capire: ma sono po che e scarne, e finisci coll'accorger ti che non servono, che la raccolta è tutt'altro che il diario di una vita, e che l'occasione che ha generato il testo è fuorviante. Finisce anzi col trovare bellissimi alcuni componimenti enigmatici (per esempio Dei cieli tellurici), bellissimi proprio nella loro astratta impenetrabilità. Gian Luigi Beccaria PREDARIO Giorgio Luzzi Marsilio pp. 220 L. 26.000

Persone citate: Gian Luigi Beccaria, Giorgio Luzzi, Giorgio Luzzi Marsilio

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