Un harem nel cuore di Londra di Fabio Galvano

Un harem nel cuore di Londra Nell'elegante Dorchester Hotel quaranta prostitute per Jefri, fratello del sultano Un harem nel cuore di Londra Del principe del Brunei LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Come un satrapo orientale, a sentire le accuse dei due fratelli che per un pugno di miliardi stanno denudando tutti i suoi vizi in un'aula del tribunale di Londra. Ma il principe Jefri, il minore dei fratelli del sultano del Brunei che è intimo della famiglia reale inglese (la passione dei cavalli lo lega a Elisabetta), non sembra impensierito dalle valanghe di fango: neppure dall'ultima che è anche la più ghiotta, la storia di un harem di 40 prostitute ch'egli si sarebbe tirato dietro negli eleganti corridoi del Dorchester, l'hotel che appartiene al sultano suo fratello. Alle controversie, in fondo, il principe Jefri, 44 anni, è bene avvezzo: non si è ancora spento, infatti, il clamore provocato da Shannon Marketic, ex «Miss Usa», che lo accusò l'anno scorso di averla tenuta prigioniera in un palazzo del Brunei e di averla usata come «schiava del sesso» per sé e per i suoi amici. Comunque finisca il processo, che potrebbe durare anche sei mesi e che sta coinvolgendo il fior fiore degli avvocati londinesi, sono molti a seguire con rammarico le cronache sempre più piccanti che emergono: non ultimo il principe Carlo, che gioca a polo con Jefri e considera ora scomoda quell'amicizia. Bisogna fare qualche cifra, per capire che cosa sia in gioco. La ricchezza personale di Jefri e di suo fratello il sultano del Brunei, stando alle valutazioni della stampa inglese, è di 20 miliardi di sterline, ossia quasi 60 mila miliardi di lire. Né il principe teme di fare sfoggio di tale ricchezza: ha una scuderia di 600 auto e uno yacht lungo 54 metri che con molto buon gusto ha battezzato «Tits» (tette). Molto meno (ma hanno sempre una casa londinese da 30 miliardi e un'autorimessa con 60 auto) «valgono» i due fratelli Bob e Rafi Manoukian, gli accusatori, che hanno accumulato una fortuna di 750 miliardi; e che forse aspiravano a ben altro se nel 1995 Jefri non avesse troncato ogni legame. Per 14 anni i due fratelli si erano arricchiti facendo da intermediari per l'acquisto di ogni ben di Dio - quadri di Renoir, aerei, palazzi, ori e gioielli - in nome del principe: affari, si è detto in tribunale, per migliaia di miliardi. Gli hanno fatto causa chiedendo danni per 240 miliardi in seguito alla mancata conclusione di due affari immobiliari, n principe replica chiedendo 300 miliardi d'indennizzo: accusa i Manoukian di avere sfruttato i legami d'amicizia traendo loschi utili attraverso mia rete di società nel Liechtenstein. Ci sono tutti gli ingredienti del fogliettone domenicale. Jefri, che ha recentemente acquistato per oltre 700 miliardi di lire la gioielleria Asprey's, fornitrice di perle e diamanti alla regina Elisabetta e sponsor delle Ferrari in Formula Uno, parla di fiducia mal riposta. I fratelli Manoukian replicano che il principe li ha silurati quando essi lo hanno invi¬ tato a un maggior rigore morale. Se vuotano il sacco, dicono, è proprio per dimostrare a quale livello fosse caduto il fratello del sultano. Non passa udienza senza nuove rivelazioni: come il progetto, per esempio, di «importare» odalische americane nel Brunei. Spendere 48 miliardi per un nudo femminile di Modigliani o 7 miliardi per alcuni dei favolosi gioielli della duchessa di Windsor può essere, al più, un buon investimento. Ma spendere 63 miliardi per un edificio che ne valeva 18 può parere incauto. L'edificio è uno dei due al centro dell'azione giudiziaria. Si tratta di un indirizzo noto: 45 Park Lane, all'angolo con Curzon Street. Era stato costruito, negli Anni Sessanta, per ospitare il Playboy Club, prima perla europea dell'impero di Hugh Hefher. Il principe Jefri intendeva servirsene - secondo i Manoukian «per svago». Voleva farne, insomma, la sede del suo harem. Una sede discreta, dove «le prostitute potevano entrare e uscire senza dare nell'occhio». Ben diversa era stata la situazione al Dorchester Hotel, il lussuoso hotel poco distante su Park Lane, acquistato dal sultano del Brunei nel 1985. Il principe Jefri, che ha 4 mogli e 3 figli, aveva dato il via a un'invasione di squillo subito dopo l'acquisto da parte del fratello. «Potevano essercene anche 40 contemporaneamente, alcune inglesi e alcune portate dall'Estremo Oriente camuffate da cameriere», dicono i Manoukian. Se acquistò l'ex Playboy Club, aggiungono, fu «per tenere le sue puttane lontano da occhi indiscreti». L'andirivieni al Dorchester, infatti, «era diventato imbarazzante». Ma i Manoukian non si lamentavano: più donne c'erano nell'harem, più gioielli e orologi essi vendevano al principe. Per uno che nelle sue case ha statue d'oro massiccio, tavolini tempestati di gemme, uno scendiletto da 10 miliardi intessuto d'oro e con 25 mila pietre preziose, non c'erano limiti. Anche nell'harem trionfò il kitsch miliardario. Ma la discrezione evapora fra le parrucchine degli avvocati. Fabio Galvano L'anno scorso fu accusato dall'ex Miss America di averla tenuta prigionieracome «schiava del sesso» Le piccanti rivelazioni durante il processo per la mancata conclusione di due affari immobiliari Shannon Marketic ex «Miss Usa» che accusa il principe Jefri di averla tenuta prigioniera in un palazzo e il sultano del Brunei Hassnal Bolkia