Il Palazzo non si rassegna Soltanto D'Alema incassa di Enrico Mattei

Il Palazzo non si rassegna Soltanto D'Alema incassa Il Palazzo non si rassegna Soltanto D'Alema incassa bilito la formula «mista» - tanto per cambiare, perchè l'Italia è dai tempi di Enrico Mattei la patria dell'Economia Mista - quella del nucleo stabile e della public company! Chi ha deciso i tetti al possesso azionario, e una golden share ingombrante ma figurativa, messa lì per fare contento quel «piantagrane comunista» di Bertinotti? Fino a prova contraria, non i Poteri Forti, nè Cuccia nè Agnelli, non l'Ili, non l'Ifil, nemmeno la Comit o il San Paolo: ma il governo, il governo di centro-sinistra. Ecco perchè Marini, che aveva capito tutto, s'era mosso proprio sul governo. E non ha scritto a Prodi, come aveva annunciato a Firenze. C'è proprio andato 4 giorni fa, a Palazzo Chigi. Un colloquio sofferto, presente anche il sottosegretario Enrico Micheli, durante il quale il segretario di Piazza del Gesù ha preso di petto il premier: «Non possiamo stare con le mani in mano, a guardare i privati che, dopo Rossi, fanno saltare anche Tommasi». Non lo faceva, Marini, per le solite logiche di appartenenza, piar essendo Tommasi un manager considerato d'area Ppi, benché in maniera non organica. «E' una questione di principio», ha spiegato il leader popolare a Prodi. E poi giù, un profluvio di perchè. «Perchè - gli ha chiesto - non difendi fino in fondo i "tuoi" uomini, gli uomini che hai fatto crescere e di cui ti sei fidato ai tempi dell'Iri?». E «perchè non discutiamo di questa benedetta golden share, a cosa serve, quando e perchè dobbiamo usarla?». E ancora. «Perchè i due rappresentanti del Tesoro e delle Comunicazioni nel consiglio Telecom non assumono una posizione, in nome e per conto del governo?». Prodi ha ascoltato, ha annuito. Ma alla fine - forse memore della sconfitta che subì ai tempi della privatizzazione di Comit e Credit, quando da presidente dell'Iri lottò strenuamente ma inutilmente con¬ tro Mediobanca per impedirgli di comprare le due banche - ha spiegato a Marini che c'era poco o niente da fare. La privatizzazione Telecom è stata fatta. Un po' pasticciata, ma adesso - è stato il ragionamento di Prodi - «il governo non può dare l'impressione di voler contare ancora, soprattutto nelle nomine». Si racconta, nei Palazzi romani, di un estremo tentativo di Micheli: se non per salvare Tommasi, ormai chiuso nella tenaglia di Rossignolo e di D'Alema, quanto meno per bloccare Gamberale, per far scendere in lizza un outsider, che sparigliasse il gioco. Ma sono solo voci: il sottosegretario di Palazzo Chigi le smentirebbe con sdegno, come ha già fatto quando al primo consiglio della Telecom privatizzata il cavallo vincente fu proprio Tommasi, e il perdente Guido Rossi. Al di là delle voci, resta adesso una ferita, uno strappo, una rivolta. La rivolta dei partiti, che dicono di voler privatizzare, privatizzano, ma poi non si rassegnano a lasciare le Massimo Giannini stanze dei bottoni, occupate con gusto e con profitto per decenni. E c'è pure da capirli, alla fin fine. Immaginate il trauma: poco più di un anno fa, nel gennaio del '97, la Stet era ancora «roba loro». Negli uffici del settimo piano di Corso d'Italia si muovevano ancora i gran boiardi, Ernesto Pascale e Biagio Agnes. In 400 giorni è crollato un mondo. L'unico che non si è fatto travolgere dalle macerie, e che tra i politici ha portato a casa un «dividendo» in questa storia Telecom, per ora è stalo D'Alema. Ma anche su di lui, forse proprio per questo, si concetrano le ire dello stesso Marini, e anche di buona parte del Pds, e dei centristi dell'Ulivo. E ieri sera, anche in molti uffici di ministri, era un via vai di sottosegretari, di telefonate con i parlamentari, stizzite, quasi indignate. Quando nel braccio di ferro del 28 novembre fu sacrificato Guido Rossi, contro la volontà del leader del Pds, e i popolari si misero d'accordo con i soci privati per far passare la linea di Tommasi, D'Alema li avvertì: badate, oggi vi è convenuto allearvi con i privati, ma domani, quando toccherà a Tommasi, cid vi aiuterà? Infatti, lui non li ha aiutati. Si è preso la rivincita, piazzando Gamberale. A tutti gli altri adesso non resta che ernesta rabbiosa, indifendibile rivolta. i. fi.... fi fi LA NUOVA TELECOM PRESIDENTE ESECUTIVO: Gian Mario Rossignolo, a cui fanno capo le aree comunicazione, internai audit, rapporti con le authority e risorse manageriali strategiche di gruppo TRE DIREZIONI Strategie e Sviluppo Operazioni Finanza e controllo FRANCESCO DE LEO VITO GAMBERALE DA DESIGNARE LE CIFRE. Secondo gruppo per capitalizzazione in Borsa (vale 85 mila miliardi di lire) a qualche centinaia di miliardi dall'Eni, Telecom Italia è abituata a «macinare», anno dopo anno, utili da capogiro, ha oltre 40.000 miliardi di fatturato e 127.000 dipendenti. L'ASSEMBLEA. Ad aprile, approverà il primo bilancio della Telecom dopo la fusione con Stet, operativa dal luglio scorsoi

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