Telecom, i privati al timone

Telecom, i privati al timone Rinnovato completamente il vertice, Rossignolo presidente con una gestione collegiale Telecom, i privati al timone Tommasi si dimette, varate tre direzioni generali ROMA. Un terremoto lungo un anno. Ripetuti cambiamenti di dirigenti e strategie, vendita di tutte le azioni in mano allo Stato e ora la Telecom Italia è davvero una società privata. L'ultima scossa, quella decisiva, c'è stata ieri: dalla seduta del consiglio di amministrazione, con la regia del presidente Gianmario Rossignolo, è scaturito un vertice completamente rinnovato. Sono stati nominati due direttori generali: Vito Gamberale (finora amministratore delegato della Tim) per le «operazioni», cioè la gestione sia della rete telefonica fissa che di quella mobile; Francesco De Leo per la strategia e lo sviluppo. Un terzo direttore generale, per la finanza, sta per essere nominato, forse oggi stesso. Preso atto «delle soluzioni organizzative adottate dal consiglio di amministrazione, più rispondenti alle logiche del nuovo gruppo di controllo», l'amministratore, delegato Tomaso Tommasi Di Vignano ha presentato le dimissioni e per ora non è stato sostituito. Con l'addio di Tommasi si completa l'uscita di scena dei manager che hanno guidato la società, dalla fine di gennaio dello scorso anno, nella fase della privatizzazione. Il 29 novembre scorso si era dimesso il presidente Guido Rossi che aveva ritenuto esaurita la sua funzione di traghettatore verso il nuovo assetto. Si chiude un'epoca per i telefoni italiani. E la testa del gruppo non è più, in prevalenza, espressione delle risorse interne. Rossignolo è arrivato dalla Zanussi, De Leo è entrato nel consiglio Telecom in rappresen- tanza dei nuovi soci Ifil e Compagnia San Paolo (assumendo la direzione generale lascia il posto nel eda a Luca Paveri), Gamberale proviene da una società del gruppo, ma non si tratta di una società qualsiasi: è la Tim che, per i telefonini, ha già vissuto il clima acceso della concorrenza con l'Omnitel. Il punto chiave delle decisioni appare proprio questo: i nuovi azionisti sembrano aver valutato che la struttura della Telecom non era adeguata alla competizione. Appena 24 ore prima della seduta del consiglio, mercoledì, è stato dato il via libera allo svolgimento dell'attività nella telefonia fissa ad altri due operatori, Wind e Infostrada. E un terzo, Albacom, ha fatto sapere ieri di essere pronto a scendere in campo. Il monopolio è così definitivamente crollato; la concorrenza è a 360 gradi e non è più limitata a segmenti di attività delle telecomunicazioni. E anche gli uomini eie devono guidare la Telecom non possono più essere espressione della vecchia cultura monopolista, anche se ovviamente l'azienda mese dopo mese ha cominciato a nuotare nel mercato aperto. Con le scelte pilotate da Rossignolo è stata messa a punto anche una diversa formula organizzativa. Rossignolo assume il ruolo di presidente esecutivo. Ma il comunicato diffuso al termine della seduta del consiglio spiega che non c'è più un capo-azienda: è stata impostata «una gestione collegiale gui¬ data da una presidenza esecutiva, con responsabilità di indirizzo e controllo, attraverso i due comitati specifici», quello per le strategie e l'audit (cioè il controllo) e quello per la «corporate governance» (la gestione societaria). I nuovi direttori generali sostituiscono quello in carica dall'estate scorsa, Umberto De Julio, che avrà altri incarichi nel gruppo (secondo voci, non confermate, alla Tim). Con Gamberale si punta a «un migliore coordinamento» tra rete fissa e mobile, forse mancato nella vicenda del Dect, il telefonino da città della Telecom. Il rinnovamento si era già messo in moto mercoledì con la rinuncia all'incarico da parte di quattro vicedirettori generali. Qualche ritocco ha subito ieri anche il consiglio di amministrazione. Alessandro Ovi (manager del gruppo) è entrato in sostituzione di Nicola D'Angelo in rappresentanza del ministero delle Comunicazioni. Paveri, che sostituisce De Leo (dimissionario anche daH'Ifil), è amministratore delegato di Sks e Unicem, condirettore generale dell'Ifil e vicepresidente della Worms. Prima di decidere il nuovo assetto, il consiglio ha deciso di rinviare l'esame dei dati del preconsimtivo 1997. Tuttavia Tommasi (che potrebbe essere candidato alla guida delle Poste) ha l'atto ugualmente sapere di considerare quello passato «il miglior anno della storia della Telecom» anche perché il fatturato è aumentato dell' 11 % mentre i maggiori concorrenti europei, sostiene il manager dimissionario, si sono fermati al 3-4%. Tommasi ricorda anche che nel 1997 è stata avviata l'alleanza con l'Atfrt (che però è al centro di riflessioni), sono state compiute operazioni importanti in Francia, Austria e Spagna, la Telecom si è fusa con la Stet e il valore del titolo in Borsa è raddoppiato. E a ottobre c'è stata la privatizzazione, all'origine delle decisioni di ieri e delle nuove ambizioni. Rossignolo indica ora «obiettivi di sviluppo che consentano al gruppo Telecom di rafforzare la sua leadership a livello mondiale». Roberto Ippolito Finisce l'epoca del capo-azienda Gestione tecnocratica con Vito Gamberale Francesco De Leo e un terzo manager nel nuovo vertice Gian Mario Rossignolo (a sin.) e Tomaso Tommasi di Vignano Guido Rossi l'ex presidente della Telecom

Luoghi citati: Austria, Francia, Gamberale, Roma, San Paolo, Spagna