«Così si prova Di Bella» di D. Dan
«Così si prova Di Bella» «Così si prova Di Bella» Sperimentazione: le regole Da Garattini nuove accuse ROMA. Un'altra giornata convulsa per il caso Di Bella. Altre accuse, seguite dalle relative smentite. La prima accusa parte dall'assessore regionale alla Sanità della Lombardia, Carlo Borsani: «Nella nostra Regione è di fatto bloccata la sperimentazione del metodo Di Bella al di fuori dei due istituti indicati dal ministro Bindi» Sarebbe questa la conseguenza del decreto legge sulla sperimentazione emanato martedì dal governo, contro il quale lo stesso assessore ha annunciato l'intenzione di ricorrere alla Corte Costituzionale e di inviare un esposto all'Alta Corte dell'Aja. Immediata (e divertita) la replica del ministro Bindi: «Delle due l'una: o Borsani non sa leggere i decreti legge, cosa piuttosto grave per un assessore, o Borsani ha con la somatostatina problemi di altra natura». Rosy Bindi ha precisato che il decreto legge prevede infatti una deroga per i medici che prescrivono fuori della sperimentazione questo farmaco, uno dei componenti dell'Mdb il multitrattamento Di Bella». Seconda accusa. Parte dall'onorevole Massidda, capogruppo di Forza Italia alla Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera: il decreto impedisce ai malati di avere la melatonina in farmacia perché limita le preparazioni galeniche ai soli cemponenti che compaiono nella farmacopea. Secondo risposta del ministro della Sanità: «Il decreto legge non esclude la prescrizione della melatonina poiché la norma non si estende alle materie prime contenute in prodotti regolarmente in commercio come alimenti nei Paesi dell'Unione Europea. La norma si limita ad escludere principi attivi non sufficientemente noti alle autorità sanitarie. E' evidente - osserva Bindi - che non rientra in questa categoria un prodotto come la melatonina commercializzata come alimento in molti Paesi europei». Tra i malati di tumore che seguono la terapia Di Bella, ieri, è stato il panico. «Ci stanno telefonando da tutt'Italia - dicono all'Aian, l'associazione che li rappresenta -; persone sconvolte che temono di non poter più avere la cura». Ragione di tanto sgomento sono le interpretazioni del decreto sulla sperimentazione. «Il timore della gente - osserva il portavoce del professor Di Bella, Ivano Camponeschi - è di non potersi più curare. Il medico che intenda prescrivere la terapia, tanto per dirne una, deve dichiarare, sulla ricetta, che si tratta di un caso eccezionale, che non c'è altra valida terapia per la patologia presa in esame, inoltre deve fornire nome, cognome e indirizzo del paziente. Le ricette saranno trasmesse al ministero. Alla faccia della privacy che per i malati di Aids c'è e per quelli di tumore, a quanto pare, no». Ma c'è da registrare un nuovo attacco al professor Di Bella da parte di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano. Garattini non ritiene di dover aspettare i risultati della ricerca per definire, senza esitazione, la cura Di Bella «inattendibile», [d. dan]
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