«Non fate il processo Jones» di Franco Pantarelli

«Non fate il processo Jones» «Altrimenti tutti i futuri presidenti rischieranno denunce frivole» «Non fate il processo Jones» / legali ìU Clinton: accuse inconsistenti NEW YORK. E adesso all'attacco di Paula Jones Ringalluzziti dal «chi se ne importa» del pubblico nei confronti dogli incontri ravvicinati che Bill Clinton avrebbe avuto nell'Officio Ovale con la Monica Lewinsky, gli avvocati del Presidente hanno presentato una mozione al giudice di Little Rock che sta istruendo il processo intentato da Paula Jones per chiedere addirittura che quel processo non venga mai celebrato. Motivo, la totale inconsistenza delle accuse e la mancanza assoluta di prove che sia avvenuto qualcosa di illegale. «Se il tribunale permetterà a un caso di molestia sessuale cos'i inconsistente di andare avanti contro un Presidente in carica dice l'avvocato Robert Bennett nella sua mozione stabilirà un precedente capace di esporre tutti i Presidenti fu- turi al rischio di ogni frivola e noiosa denuncia». Clinton come si sa, ha sempre negato di essersi calato i pantaloni davanti alla Jones e di averle chiesto una «prestazione orale», ed anzi ha detto di non ricordare di averla mai incontrata. Ma il punto dell'avvocato Bennett, nella sua mozione, non è questo. Perfino ammettendo per un momento, dice, che quella scena sia davvero avvenuta fra l'altura governatore dell'Arkansas e la Jones, resta il fatto che della vera illegalità eventualmente commessa e per la quaie ìa Jones chiede il risarcimento di oltre mezzo milione di dollari, vale a dire le «rappresaglie» da lei poi subite sul lavoro, non c'è la minima traccia. E qui l'avvocato cita la stessa Paula Jones. Pare infatti che la signora, nella sua deposizione, sia stata in grado di indicare un solo esempio della «discriminazione» subita a causa del suo sdegnato «no» a Clinton: il fatto che nel «secretary's day» del 1992 non ricevette i fiori. «Lo notarono tutti - ha detto la Jones nella sua deposizione - e c'era solo una possibile ragione per trattarmi in quel modo». Ma perfino questo atroce comportamento viene smentito da un'altra testimone: una signora di nome Clydine Pennington che allora era il diretto superiore della Jones. «Io ero quella incaricata quel giorno di offrire un mazzo di fiori a tutte le segretarie. Se la Jones fosse stata presente lo avrei offerto anche a lei». Inoltre, dice sempre la moziozie dell'avvocato Bennett, i nastri dell'ufficio del personale dimostrano che la Jones è rimasta al suo posto di lavoro per due anni dopo il presunto fattaccio, che ha ricevuto aumenti per merito e incrementi di salario legati al costo della vita e che a un certo punto se n'è andata di sua volontà. Ora gli avvocati della Jones, che non hanno voluto fare nessun commento, hanno due settimane di tempo per rispondere e poi il giudice, Susan Webber Wright, dovrà decidere se annullare il processo o farlo tenere alla data fissata, il 27 maggio. Ma c'è qualcosa di ironico nel fatto che proprio la storia di Paula Jones, che di colpo appare così inconsistente, è stata l'elemento scatenante della faccenda Monica Lewinsky, visto che nasce tutto dalle deposizioni che sia Clinton, sia la Monica sono andati a fare in quel procedimento. E a proposito della faccenda Lewinsky, che in attesa dell'interrogatorio di Monica da parte del procuratore Kenneth Starr si sta trascinando un po' stancamente, se l'altro ieri il fatto era dato dalle parole del portavoce della Casa Bianca Mike McCurry («un rapporto molto complicato che sarà difficile da spiegare alla gente»), il fatto di ieri è che il povero McCurry si è tremendamente pentito di avere pronunciato quelle parole. «E' stata una caduta di sanità», ha detto. «Chissà, forse volevo dire che a delle domande ipotetiche si possono dare solo delle risposte sceme». No, ha spiegato (senza convincere nessuno), «non sono stato rimproverato, né dal Presidente né da nessun altro, ma non ho parlato con nessuno dei miei colleglli perché tutti loro erano molto imbarazzati e non volevano farmi notare troppo la leggerezza commessa». Franco Pantarelli I testimoni confermano: «Paula non subì ritorsioni» Paula Jones l'ex impiegata dello Stato dell'Arkansas che accusa Clinton di molestie sessuali

Luoghi citati: Arkansas, New York