Lo più bella storia d'amore

Lo più bella storia d'amore L'America nel giorno degli innamorati: un concorso mette in palio una notte in motel Lo più bella storia d'amore Dagli amanti impossibili alla coppia record REPORTAGE PASSIONI OLTREOCEANO NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Alle otto del mattino la radiosveglia, anziché il solito morbido jazz, attacca a raccontare storie d'amore. Ti alzi, raccatti il New York Times dalla soglia e in prima pagina c'è una coppia (Teresa and Fred Lombardi) che balla sotto la scritta «I love you» in una balera di Brooklyn. Accendi il computer e America on line spara rose rosse (1-800 Flowers e sei ancora in tempo a spedirle ovunque, in Indonesia o a Fiumefreddo). Perché leggere le notizie sull'Iraq se un'icona lampeggiante ti invita a cliccare sulla porta del sito «San Valentino»? Perché preoccuparsi deÙa guerra nel giorno dell'amore? Un inferno alla volta, grazie. E allora, in attesa che decidano l'attacco a Saddam Hussein, votiamo il vincitore del cyber-concorso «Es amor», indetto dal «famoso ristorante El Rancho da Matt» di Austin, Texas. In palio: una cena e una notte (prima colazione inclusa) al motel più vicino per la coppia con la storia d'amore più bella. Si può inviare la propria o segnalarne una, i cui protagonisti avranno l'ambito premio. Dal folto archivio, in attesa della scelta dei naviganti, ecco le tre per cui valeva la pena votare. REGINALD & MARIANNA Puniti da un desiderio L'avvocatessa Marianne Marxkors, di St. Louis, aveva poca pratica con gli omicidi e con l'amore. Quando le assegnarono la difesa di Reginald Powell le tremarono le gambe. Lui: 29 anni appena compiuti, negro, fuggito di casa a 10 anni, mancato suicida a 14, quoziente d'intelligenza 65 (niente), reo confesso dell'omicidio di due fratelli, commesso undici anni fa perché avevano rifiutato di pagargli da bere, con successivo furto di un pacchetto di sigarette e dollari tre dalle tasche dei cadaveri e conclusiva dchiarazione rilasciata al poliziotto che l'arrestava: «Almeno ho riso per ultimo». Lei: 45 anni oggi, bianca, di buona famiglia, vissuta a lungo in casa, senza fidanzato, tutta dedita al lavoro e all'assistenza sociale, esperta della solitudine, ignara della disperazione. Racconta che di lui la colpì per prima cosa l'inattesa genti lezza, poi il fatto che lo sentì si mile a lei: solo e vulnerabile, dice. Fecero sesso per la prima volta nella stanza vicina all'aula del processo, durante una «pausa di riflessione con l'assistito» richiesta alla corte. Reginald Powell credette di aver trovato l'amore. Aveva trovato la morte. L'avvocatessa Marxkors, che già navigava a vista nella strategia difensiva, andò fuori rotta e lo portò verso il naufragio. L'accusatore non era spietato, aveva studiato la vita di Powell e gli concedeva attenuanti per questo. In cam bio di una confessione avrebbe richiesto solo l'ergastolo e, per- n«4-£~.ì«..4-..' A 1 V n *** .n 4-l fino, con la possibilità di liberazione anticipata. All'avvocatessa innamorata sembrò comunque una prospettiva insopportabile. Decise di provare un'altra emozione inedita: il rischio. Giocò la vita di Reginald contro il suo desiderio. Rifiutò il patto, cercò di fargli avere una condanna minore: vent'anni (riducibili) per omicidio preterintenzionale (di due fratelli, a bastonate). Non lo portò nemmeno sul banco dei testimoni, per paura che lui peggiorasse le cose. Bastava lei, per questo. Reginald fu condannato a morte mediante iniezione letale. Lei continuò a visitarlo in carcere, ma una guardia li sorprese mentre facevano l'amore, o qualcosa di simile. Trovarono nella sua cella lettere di lei, che il rapporto definì «lurid», esplicite. Lei tornò a occuparsi di multe stradali. Lui ebbe un altro avvocato, che tenta ora di far annullare processo per «inadeguata difesa, viziata da coinvolgimento personale». Dal braccio della morte ha fatto sapere: «Non conosco la legge, io. Lei era il mio avvocato, era tutto, ho fatto quel che mi diceva, credevo andasse bene, ha sbagliato qualcosa, invece?». Per il governatore del Missouri, tutto questo poco conta. Reginald Powell sarà ucciso il 25 febbraio, undici giorni dopo San Valentino (il che rende difficile l'ultima cena a «El rancho»). L'avvocatessa, ammessa tra i testimoni che assisteranno all'esecuzione, ha dichiarato: «Loro possono prendersi lui, non quello che c'è stato fra noi». Forse neanche a un quoziente d'intelligenza 65 può servire di consolazione. SPARROW & LUNA Tra 2 sessi e 2 panchine Fuori tempo, fuori luogo, fuori da ogni classificazione. Fuori, anche nel senso che vivono al- l'aperto. Le loro cose stanno in due carrelli della spesa. S'incontrarono cinque anni fa in un parco tascabile al Village di New York, seduti sulle due sole panchine: lui Sparrow, a Nord, lui, Luna, a Sud. Sparrow era gay. Luna aveva appena deciso di cambiare sesso. S'innamorarono a metà strada, in tutti i possibili sensi, senza sapere bene cosa fare delle varie possibilità concesse dalla situazione. Luna era già troppo avanti con gli ormoni e la determinazione per tornare indietro. Sparrow troppo avanti con l'infatuazione per fare altrettanto. Andarono a vivere insieme. Come ricompensa per il loro coraggio ricevettero lo sfratto dopo pochi mesi. Quando cercarono ricovero nei rifugi per homeless, solo Sparrow fu accettato. «Niente travestiti, qui», dissero a Luna. Sparrow tornò indietro e accompagnò di nuovo Luna al parco. Pare siano la più improbabile coppia di New York, e ce ne vuole. Sparrow, un hippie di fine millennio con la barbona, la bandana tra i capelli e la chitarra con su scritto, pensa te, «peace and love», pace e amore. Luna, ormai donna a tutti gli effetti visibili, praticamente l'u¬ nica della categoria che, invece di battere, la sera balla in un parco per ingannare il freddo, mentre il suo uomo suona canzoni tristi. Le basterebbero due notti per settimana, girando con la rete a strascico nello sguardo tra i tavoli del «Numero Uno» o del «Meow Mix» e tirerebbe su i soldi dell'affitto in un più che decente monolocale, invece preferisce restare al gelo, con Sparrow. Lui dice: «Non sono un protettore». L'altro: «Non sono una prostituta». Nella città dove ogni forma di svendita della propria anima o del proprio corpo trova adegua- ta ricompensa, la loro imprevista rettitudine viene opportunamente punita con il dileggio e l'addiaccio. Al momento, Sparrow & Luna se ne fregano e pensano in grande. Lui progetta di incidere le sue canzoni. Lei di farsi operare e diventare donna, perché, dice, «sono stanca di vivere sempre a metà, tra un sesso e l'altro, tra una panchina e l'altra». PAUL & MARY Insieme per 29.389 notti Le coppie d'America che, come da tradizione, vanno in luna di miele alle cascate del Niagara, già che ci sono hanno preso l'abitudine si andare a trovare i coniugi Onesi e toccarli, perché portino loro fortuna. La fortuna di Paul Onesi e Mary Onesi, nata Corsaro, sarebbe quella di aver trascorso insieme 29.389 giorni e, assicurano, altrettante notti. Dal giorno del matrimonio, 6 agosto 1917, a ieri incluso. Ottanta San Valentini, sette figli, due guerre, una grande depressione, zero separazioni. Due matti. Tara ereditaria: cinque dei discendenti hanno già festeggiato le nozze di diamante. Una nipote candidamente ammette: «Nessuno ha mai pensato di divorziare, anche perché, in famiglia, nessuno ha mai spiegato come si fa, volendo, e se uno lo chiedesse, succederebbe il finimondo». Al vecchio Paul verrebbe un coccolone, con i suoi 101 anni. La vecchia Mary, 93, gli sopravviverebbe per poche ore. Non ha mai conosciuto uomo all'infuori di lui. Aveva 13 anni quando sua sorella Rosa le disse: «Stasera ti presenterò tuo marito». Lei si mise di lusso: cerchietto blu con i fiorellini tra i capelli, braccialettino con i ciondoli e via. Seduta nel tinello di una casa in Pennsylvania aspettò. Quando la porta si aprì, apparve un minatore ventunenne di origini italiane, non proprio pulitissimo, neppure nell'eloquio. Prendere e mai lasciare. Si sposarono dopo un mese e dopo un anno ebbero il primo figlio. Lui racconta con comprensibile fierezza che in ottanta Valentini non si sono mai scambiati biglietti, fiori, cioccolatini o altri regali. Pare che una volta, nel '56, lui le abbia dato un bacio sulla guancia, ma il figlio, ora settantaseienne, che sarebbe stato presente all'evento, comincia a barcollare con la memoria e non ne è più tanto sicuro. Paul Onesi non si preoccupa di queste cose: «E' altro quel che conta, in un buon matrimonio». Cosa sia non lo dice, perché non se lo ricorda più. Quel che importa è che Mary annuisce e vanno d'accordo anche su questo, qualunque cosa sia. Nel tinello della casa di Niagara Falls dove si trasferirono settantanni la hanno una targa che li celebra come la più vecchia coppia sposata d'America. Hanno conquistato il primato tre anni fa e vanno avanti, per inerzia e determinazione, inanellando una collana di notti che ad altri può sembrare garrota e a loro, invece, gioiello. Gabriele Romagnoli Un'awocatessa si invaghisce del cliente e pur di averlo con sé finisce per farlo condannare a morte II primato di un oriundo italiano «Festeggio per l'ottantesima volta Mai un regalo, neanche un fiore» Due immagini del giorno di San Valentino: una coppia si bacia sul tetto del World Trade Center a New York e due ragazzi si abbracciano su un tram di Bucarest decorato con un cuore