«Clinton avvelenerà la Terra»

«Clinton avvelenerà la Terra» «Clinton avvelenerà la Terra» Mosca: irresponsabile colpire gli stock chimici MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ma qualcuno ha pensato a cosa succederebbe se davvero Saddam Hussein avesse le armi chimiche e batteriologiche e se, davvero, la «chirurgica precisione» dei missili americani riuscisse a colpire uno dei depositi che le contengono? La risposta è affermativa (e, ovviamente, molto interessata): i russi. Ieri l'autorevole Nezavisimaja Gazeta pubblicava in prima pagina un'ampia analisi sul tema affidandosi al giudizio del professor Oleg Kiseliov, il quale, nonostante il nome e l'origine palesemente russi, è direttore del Centro Federale (americano) di Ricerca sull'Influenza e le Infezioni Virali. Che succederebbe? Se grandi quantità di armi chimiche venissero immesse nell'atmosfera - afferma lo scienziato americano - «in condizioni di alta temperatura e pressione, quali quelle provocate da un'esplosione, potrebbero determinarsi reazioni chimiche incontrollabili, tali da creare gigantesche quantità di prootti chimici tossici noti e meno noti». Come effetto si registrerebbe l'inquinamento dell'aria, del terreno, dei bacini idrici su enormi estensioni. Sempre secondo il giornale, l'Istituto di Statistica Medica di Mosca, che si occupa dello studio di «malattie di eziologia sconosciuta», cioè malattie strane e difficilmente diagnosticabili, si è occupato attivamente della famosa «sindrome del Golfo Persico», cioè della serie di sintomi che hanno colpito, dopo la guerra del '91, circa 10 mila soldati americani e 12 mila soldati britannici che vi presero parte. I sintomi furono e sono molto diversi, da stanchezze improvvise a frequenti mal di testa, dolori muscolari, difficoltà circolatorie, perdita della memoria, disfunzioni epatiche e renali. Impossibile riunirli sotto un unico comune denominatore e, per questa ragione, i medici le hanno rubricate sotto la dicitura generica di «sindrome del Golfo Persico». Assegnandone le cause a diversi fattori tecnogeni: dalla lunga esposizione ai fumi degli enormi incendi di idrocarburi, all'assunzione di vaccini contro le armi biologiche cui le truppe vennero sottoposte, all'esteso uso di pesticidi per difendersi dalle zanzare e dagli insetti del deserto. I medici russi ritengono come del resto numerosi medici americani che criticarono le diagnosi ufficiali del Dipartimento di Stato tese, a loro avviso, a nascondere le situazioni di pericolo cui i soldati furono esposti senza difesa che i gas di Saddam abbiano a che fare con quella «sindro- me». In altri termini, implicitamente, la stampa russa ammette di credere alla verosimiglianza delle accuse americane ma, nello stesso tempo, porta acqua al mulino della tesi che non si debba assolutamente bombardare Baghdad. Nei giorni scorsi le Izvestija pubblicavano un dettagliato resoconto degli esperimenti di laboratorio condotti al computer nell'Istituto di Idrome- teorologia. Il modello usato è stato quello di un contenitore di iprite della capacità di 10 mila tonnellate. L'iprite è un gas tossico che fu usato per la prima volta nella Prima guerra mondiale, che rimane attivo per 21 giorni e produce la paralisi nervosa nei centri respiratori. Bastano 14 milligrammi per metro cubo per produrre la morte istantanea. Izvestija scrive che, se un contenitore di quel tipo venis¬ se colpito da un missile, ogni forma di vita animale verrebbe cancellata nel raggio di 600-700 chilometri, ma la zona infetta si estenderebbe in poche ore su un'area di 150 mila chilometri quadrati e gli effetti potrebbero investire aree abitate da diverse centinaia di milioni di persone. A seconda della direzione del vento. L'Istituto moscovita, prendendo a caso due giorni di febbraio e analizzando venti e temperature, ha mostrato che la nube chimica si sarebbe in un caso estesa fino a coprire gran parte di Siria, Giordania e Israele, in un altro caso addirittura fino all'India attraverso l'Iran, il Pakistan, parte della Turkmenia, dell'Azerbaigian, dell'Afghanistan. E questo per un solo contenitore chimico colpito. E se ci fossero armi biologiche nei siti di Saddam? E se, invece di distruggere un laboratorio, i missili colpissero qualche contenitore? E' perfino difficile immaginare il disastro. Giuliette Chiesa Qui a destra una formazione di caccia americani in volo sul Golfo Persico e (sotto) donne irachene manifestano la loro disponibilità a battersi

Persone citate: Clinton, Giuliette Chiesa, Oleg Kiseliov, Saddam Hussein