INNAMORATI SENZA FINZIONE di Armando Caruso

INNAMORATI SENZA FINZIONE AL REGIO DAL 19 INNAMORATI SENZA FINZIONE La coppia Sabbatini-Gustafson «Romèo et Juliette» per Gounod ROMEO et Juliette» di Charles Gounod, che va in scena al Teatro Regio per la prima volta il 19 febbraio alle 20,30 nella versione originale con sopratitoli in italiano (nella foto, una scena), ha antenati illustri. La tragica storia dei due amanti di Verona ha ispirato grandi scrittori, da Matteo Bandello a Shakespeare. La musica ha parenti non meno nobili. Il musicologo inglese Christopher Wilson ne ha elencati almeno 25. Vale la pena di ricordare Hector Berlioz, «La sinfonia drammatica», di cui c'è traccia nell'opera di Gounod e Bellini con «I Capuleti e i Montecchi». Vennero dopo Zandonai, Ciaikovskij, Prokof ev e perfino Léonard Bernstein, che in «West Side Story» nel 1957 diede una versione post-industriale assai efficace della tragedia. Charles Gounod, operista giustamente assai più noto per aver lasciato quella straordinaria opera che è il «Faust», è ingiustamente quasi ignorato per questa sua «Romèo et Juliette» che invece meriterebbe assai di più. Un «di più» che l'opera non ha mai avuto, anche se intessuta di quattro duetti d'amore dei due sfortunatissimi ma immortali amanti. Purtroppo, questa «prima» è segnata dalla forzata assenza del direttore Bruno Campanella, il quale stressato dall'intensa attività artistica, ha dovuto abbandonare le prove e quindi non salirà sul podio del Regio. Campanella sarà sostituito da Reynald Giovaninetti. In quest'opera ricorre il numero tre. Tre sono infatti i debuttanti: il primo è sicuramente l'opera stessa; il secondo debuttante è il tenore Giuseppe Sabbatini, altro specialista del repertorio francese, che,però non ha mai sfiorato una pagina dello spartito gounodiano; il terzo debutto è quello del soprano americano Nancy Gustafson che nella parte della giovanissima innamorata si trova perfettamente a suo agio, in quanto anche nella vita è la compagna affettuosa del suo Romèo: Giuseppe Sabbatini. Ma nel debutto di quest'opera c'è più di ima curiosità: per la prima volta nell'era degli enti lirici, quindi un primato, il Regio alza il sipario su una «prima» senza il direttore artistico. Dopo le dimissioni di Carlo Majer, infatti, il Regio è retto dalla figura unica (un altro primato) del sovrintendente Giorgio Balmas. Il Regio precorre gli eventi e addirittura anticipa le intenzioni di Walter Veltroni che della figura unica ai vertici degli enti lirici da sempre è fautore. Queste le curiosità cronistiche: l'opera in sé possiede l'eleganza aristocratica della musica francese di fine Ottocento, belle arie, melodie profuse a piene mani, duetti d'amore dettati dalla passione dei due giovani amanti. Giuseppe Sabbatini e Nancy Gustafson dovrebbero essere a loro agio in un'opera in cui le doti belcantistiche e gli «effetti acrobatici» dei rispettivi registri acuti dovrebbero assecondare con dolcezza la naturale disposizione di Reynald Giovaninetti a guidarli in un mare tranquillo. Il cast impegnato nella prima di giovedì al Regio è formato da Nancy Gustafson (Juliette), Sophie Fournier (Stéphane), Silvia Mazzoni (Gertrude), Giuseppe Sabbatini (Romèo), Davide Livermore (Tybalt), Pierangelo Aimè (Benvolio), Furio Zanasi (Mercutio), Alex Esposito (Paris), Claudio Ottino (Gregorio), José Fardilha (Capulet). Sul podio Reynald Giovaninetti, la regia è di Alberto Fassini, scene e costumi di William Orlandi, la coreografia di Marta Ferrio, maestro del coro Bruno Casoni. Lo spettacolo al Regio viene rappresentato nell'allestimento del Teatro Massimo di Palermo. Otto le recite in programma dal 19 febbraio al 3 marzo. Armando Caruso

Luoghi citati: Palermo, Verona