I SEGRETI DEL MESSICO NASCOSTI IN UN VULCANO di Elisabetta Pintor

I SEGRETI DEL MESSICO NASCOSTI IN UN VULCANO I SEGRETI DEL MESSICO NASCOSTI IN UN VULCANO I CONVITATI DEL VULCANO Antonio Sarabla traduzione di llide Carmignani Guanda pp. 160 L. 18.000 IAMO sulle più alte pendici del vulcano, in uno dei rustici villaggi lungo la strada che conduce alla vetta, nel villaggio di Guayac'an, chiamato così per via dei suoi alberi arancioni di guyaco che fioriscono nei dintorni e dalla cui corteccia si estrae una linfa medicinale che cura i reumatisimi e diverse malattie della pelle. In quel misterioso luogo dove, in un'indecifrabile vena, l'esistenza dell'uomo non è che un sogno, tutto può accadere. E allora che ci costa immaginare Maria Joya mentre sta sbrigando le prime faccende della giornata o camminando sull'acciottolato, in fretta, con un robusto canestro sulla testa o dà il buon giorno al garzone del fornaio. Parrebbe una bambina come tutte le altre: alla sua nascita non vi è stata stella cadente o movimento tellurico che indicasse alcunché di anormale a parte il nome f pnel calendario non figura alcuna santa Joya - e il suo mancinismo così poco cristiani, ma Joyita non lo è. Lei è stata prescelta dal vulcano che la chiama a far parte dei suoi Convitati, la setta segreta che, ogni notte, s'introduce nei sogni delle persone per piegarle alla volontà del Dio del Fuoco. Inizia così I convitati del vulcano di Antonio Sarabìa, poeta e narrato¬ re messicano, appartenente, parola di Sepùlveda, alla «Banda» di scrittori decisi a mettere in pratica la vecchia arte di raccontare storie. Joyita, la sua storia, «è come un gran fiume di sassi che rotolano inesorabilmente verso la fine»; comincia con delle pietruzze che la raggiungono alle spalle e alle gambe, lanciate da un invisibile perse¬ cutore durante l'infanzia e continua con il masso che segna la fine del giovane e simpatico Federico, forestiero un po' distratto, scalatore con tanto di cappello azzurro e piccozza, rotolato giù da un costone, per poi essere schiacciato da una valanga di sassi, senza dimenticare le pietre che insegnano a sognare. E qui storie della Bibbia fanno da controcanto al racconto dei classici: Giacobbe, per esempio, vede in sogno la sua scala e riceve il presagio della Terra Promessa, mentre dorme con la testa appoggiata su una pietra nel deserto di Canaan. Gesù aveva trasformato in pane alcune pietre per sfamare i suoi discepoli... E nella Grecia antica, certi sassolini scuri e rotondi abitati da enigmatici spiriti salivano in aria sussurrando sibilline speculazioni sull'avvenire di chi li trovava. Joyita, dunque, viene iniziata all'antica sapienza del Vulcano di Fuoco, scopre la simbiosi che c'è tra l'uomo e la natura e impara i segreti delle erbe. Per esempio, il succo di erba di rondien serve a curare il gonfiore, il prezzemolo per le punture d'api e la scorza di capelvenere per i disturbi mestruali. Finché una notte, a pochi passi dal cratere, una porta di luce si apre e una figura appare sulla soglia... Un inviato del vulcano o la stessa ombra della ragazza? Portavoce di questo suggestivo flusso di vicende è lo scrivano del villaggio, alter ego dello scrittore, che batte a macchina sui tasti della sua disastrata Remington qualsiasi scritto che, a parere degli abitanti di Guayac'an, meriti dì essere presentato su un impeccabile foglio bianco in caratteri ben leggibili. «Ecco come sono riuscito a scrivere questa storia confessa -. Evitando il più possibile i colpi di coda della fantasia. Riferendo l'accaduto senza aggiungere nulla o alterare la verità, così come l'ho visto svolgersi con gli occhi chiusi, lo sguardo rivolto dentro a leggere nel fondo di me stesso». Elisabetta Pintor I CONVITATI DEL VULCANO Antonio Sarabla traduzione di llide Carmignani Guanda pp. 160 L. 18.000

Persone citate: Antonio Sarabìa, Canaan, Carmignani, Gesù, Giacobbe, Remington, Vulcano Antonio

Luoghi citati: Grecia, Messico