Freetown in mano ai nigeriani

Freetown in mano ai nigeriani AFRICA Centinaia le vittime, soprattutto civili. Amnesty: mancano cibo e medicine Freetown in mano ai nigeriani In fuga la giunta militare ma si combatte ancora FREETOWN. Freetown è caduta. Al costo di centinaia di morti, le truppe nigeriane dell'Ecomog hanno assunto il controllo di Freetown, capitale della Sierra Leone, rovesciando la giunta militare del consiglio rivoluzionario delle Forze armate (Afre) del capitano Johnny Paul Koroma. Ma i militari sierraleonesi che rovesciarono il presidente Ahmed Tejan Kabbah il 25 maggio del 1997 promettono battaglia. Il comandante della task force nigeriana, colonnello Maxwell Kobi, ha reso noto che le sue truppe controllano il 95 per cento della città e sono impegnate ad eliminare le ultime sacche di resistenza dell'Afre a Freetown. Le strade della città sarebbero cosparse di centinaia di cadaveri. L'offensiva dell'Ecomog aveva già provocato l'esodo da Freetown di 3000 persone. Secondo un rapporto di Amnesty International migliaia di civili, in particolare donne e bambini, sono fuggiti dalla violenza riuscendo ad approdare nella vicina Liberia. La situazione umanitaria nella Sierra Leone, già grave, è peggiorata: scarseggiano già da tempo viveri e medicinali e questi ultimi giorni di combattimenti hanno reso ancora più grave la situazione. Intanto, sul fronte dei combattimenti, il comandante dell'Ecomog, generale Timothy Shelpidi, ha reso noto che le truppe nigeriane hanno occupato la sede governativa della «State House», il parlamento e il quartier generale dell'Afre. Koroma e i suoi fede- lissuni si sarebbero asserragliati in un albergo sulla spiaggia fuori dalla capitale e potrebbero tentare la fuga in Liberia, dove potrebbero contare sulla protezione del leader del Fronte patriottico nazionale (Npfl) Charles Taylor, o ritirarsi nell'entroterra. «Difenderemo il Paese - ha dichiarato da un nascondiglio segreto il portavoce dell'Afre, Allieu Kamara -, se i nigeriani pensano di dominarci si sbagliano». Ieri a Freetown sono riesplosi combattimenti nella periferia Ovest della città. A quanto si è appreso oggi dall'unità di crisi della Farnesina gli italiani a Freetown (due comunità di missionari e sei civili) sono stati già posti in salvo; centinaia di civili si stanno rifugiando nella sede della Croce rossa internazionale. I missionari hanno espresso forti preoccupazioni perii «dopo» in quanto non è ancora possibile prevedere quale sarà il comportamento dell'esercito e delle varie fazioni. Anche le missioni nella capitale non hanno subito danni. L'Onu ha espresso preoccupazione per la situazione dei profughi. Negli ultimi sette anni, più di due milioni di sierraleonesi si sono aggiunti alia marea di profughi africani frutto di guerre più o meno dichiarate, più o meno etniche, quasi sempre scatenate da forti e poco africani interessi economici. E' ùnprobabile che possano ora rimpatriare, la situazione resta incerta, il ritorno alla legalità poco più di un'utopia. tAnsa-Adnkronos]

Persone citate: Ahmed Tejan, Charles Taylor, Johnny Paul Koroma, Kamara, Maxwell Kobi, Timothy Shelpidi

Luoghi citati: Freetown, Liberia, Sierra Leone