Prodi: «Annan vada in Iraq»

Prodi: «Annan vada in Iraq» «Gli Usa devono tenerci informati sul raid». D'Alema: la sinistra non è più antiamericana Prodi: «Annan vada in Iraq» «Sia fatto ogni sforzo per ottenere la pace» FIRENZE. Romano Prodi fìssa la posizione italiana sulla crisi irachena. Conferma la richiesta di un immediato coinvolgimento dell'Orni e invita gli Stati Uniti a illustrare con chiarezza gli obiettivi di un eventuale intervento militare. «Nessuno mette in discussione - afferma il premier di fronte alla platea degli stati generali della sinistra - la profonda amicizia che l'Italia ha verso gli Usa», ma in questi momenti di tensione «abbiamo il diritto e il dovere di essere informati fino in fondo sugli obiettivi dell'azione militare». In attesa dell'informativa, «il segretario generale dell'Cina deve andare hi Iraq, perché spetta alle Nazioni Unite mettere in pratica la trasparenza richiesta all'Iraq». Il governo italiano, insomma, non vuole abbandonare la strada della soluzione pacifica ed esige di conoscere pienamente ia situazione prima di mettere le proprie basi a disposi¬ zione della flotta americana. L'Italia, ricorda ancora Prodi, rappresenta «un punto nodale del Mediterraneo» e non può fare a meno di «compiere ogni sforzo per cercare, ed ottenere, la pace». Se questa è la linea adottata dal presidente del Consiglio, la Cosa 2 non vuole discostarsi dalla rotta segnata dal premier, eccezion fatta per alcune frange della neonata federazione dei democratici di sinistra. Dopo l'intervento di giovedì, ad esempio, Massimo D'Alema è tornato ieri sull'argomento smentendo alcune interpretazioni «anti-americaniste» del suo discorso. «Da tempo la sinistra non è più antiamericana - ha spiegato -, anzi con gli Usa di Clinton abbiamo rapporti di amicizia. Proprio per questo dobbiamo dire che sarebbe un errore non cercare mia soluzione pacifica. E sbagliato non consultare un alleato come l'Italia». Eppure, alcuni accenti dal sapore antico non sono del tutto scomparsi dal panorama delia simstra democratica. Famiano Crucianelli, leader dei comunisti imitali e membro della segreteria della nuova formazione politica, sostiene ad esempio che «la sinistra dovrebbe porre la pace come priorità. A tutti i costi. Considererei poi gravissimo un attacco militare all'Iraq e un errore il coinvolgimento diretto o indiretto dell'Italia». «Questo però conclude - non vuol dire che siamo antiamericani. Solo Rifondazione comunista ha questo pregiudizio ideologico». Su questo, però, qualche dubbio lo nutre il capo dei laburisti, Valdo Spini. A suo giudizio, infatti, «è ancora vivo il rischio che nella sinistra persistano elementi di anti-americanismo: c'è ancora poca conoscenza del pianeta America, soprattutto in alcune sacche conservatrici». Ma il pericolo, dice Spini, sta regredendo, visto che «un esponente di primo piano del pds come Veltroni si definisce kennediano». Tranquillizza tutti Umberto Ranieri, responsabile esteri della Quercia. «L'antiamericanismo è una cosa che appartiene agli Anni 60 e 70 - garantisce -. Ma è roba del passato, non è più il tempo in cui non si beveva la Coca-Cola». E la dura presa di posizione di D'Alema sull'affaire Iraq? «Non mi sembra nulla di sconvolgente - risponde Ranieri -, D'Alema ha solo detto che bisogna compiere tutti gli sforzi per una soluzione diplomatica. Ma ha anche avvisato che in via di principio non si deve escludere il ricorso alla forza». Rincara la dose Giovanna Melandri, pidiessina nata a New York, che vede nel sistema politico italiano degli «impressionanti ritardi rispetto a quello americano. Forse la diffidenza deriva proprio dal nostro gap». «Sem- mai - insiste - gli Stati Uniti dovrebbero difendere i diritti umani all'interno dei loro confini come fanno spesso in politica estera. La pena di morte, ad esempio, non è un onore per loro». Anche il repubblicano di sinistra, Giorgio Bogi, si mostra sicuro su questa «faccia» del nuovo partito. «Io non percepisco un rigurgito di anti-americanismo», anche se lo stesso Bogi aggiunge: «almeno non in D'Alema. Forse nella base...». L'ultima parola, infine, la dice uno che di America se ne intende. Il segretario del pri, Giorgio La Malfa, da osservatore esterno, non mostra alcun segno di preoccupazione: «Nella sinistra l'antiamericanismo non c'è più. Alcune intolleranze si possono forse registrare nella platea. Ma anche sulla questione irachena, D'Alema sa benissimo che se si va alle armi, il governo non si potrà sottrarre», [eia. ti.] Romano Prodi. Nella foto al centro l'incontro tra il ministro della Difesa americano William Cohen e il russo Igor Sergeyev