L'INUTILE VETO DI ELTSIN

L'INUTILE VETO DI ELTSIN L'INUTILE VETO DI ELTSIN Lj AMERICA andrà fino in fondo per la sua strada, con i suoi mezzi, sulla base dei suoi calcoli strategici. 11 «niet» di Mosca - Clinton ha usato proprio la parola russa - non costituisce un ostacolo per la volontà americana. Il tempo della diplomazia, se non finito del tutto, è agli sgoccioli. Come le Olimpiadi di Nagano. Washington non intende lasciare che Saddam, con l'aiuto di Mosca, continui a menare il can per l'aia. Per il Cremlino, per Boris Eltsin, si tratta di dover assorbire un manrovescio plateale, che azzera d'un colpo, senza misericordia, ogni illusione, ogni residuo di ambizione di grande potenza, anche se ormai ridotta a poco, anche se ritagliata a fatica in ambiti sempre più regionali. Alla luce della secca presa di posizione del Presidente americano i moniti del ministro della Difesa Igor Sergheev, spintosi ieri a parlare di «interessi vitali» russi da difendere in Iraq, appaiono poco più che vagiti. Non ci sono più «cortili di casa» per la Russia di Boris Eltsin. Né lontani come Baghdad, né vicini come il Caspio, ricco di petrolio, percorso in lungo e in largo dagli emissari americani che tagliano la strada senza troppe cerimonie a quelli delle compagnie petrolifere russe. Quando le faccende diventano concrete, quando le situazioni costringono a spazzare via i tendaggi di velluto della retorica, gli abbracci fraterni, le pacche sulle spalle, rimane la cruda e nuda realtà dei rapporti di forza. E né la Russia, né Eltsin in persona hanno alcuna possibilità di fermare l'America. E non solo perché intrinsecamente deboli, militarmente e Giuliette Chiesa CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA

Persone citate: Boris Eltsin, Clinton, Eltsin, Igor Sergheev, Nagano

Luoghi citati: America, Baghdad, Iraq, Mosca, Russia, Washington