D'Alema: decida l'Onu, non Clinton di Maurizio Molinari

D'Alema: decida l'Onu, non Clinton POLEMICA DUE ITALIE NEL SOLFO D'Alema: decida l'Onu, non Clinton Berlusconi va da Foglietta: «Siamo con voi» ROMA ASSJMO D'Alema e Silvio Berlusconi scelgono toni diversi sull'Iraq all'indomani dell'annuncio del governo di non dichiarare l'indisponibilità delle basi militari per un eventuale attacco contro Saddam: il leader della maggioranza si affida all'Orni, quello dell'opposizione si schiera con la Casa Bianca. Fra i due ieri si è mosso l'ambasciatore Usa a Roma, Thomas Foglietta, pranzando a Villa Taverna con Berlusconi e - secondo indiscrezioni pubblicate oggi da II Foglio ricevendo D'Alema prima della sua partenza per Firenze. D'altra parte a Washington c'è attesa per le mosse italiane. Ieri Thomas Pickering, sottosegretario di Stato, dopo un nuovo grazie per il mancato veto all'uso delle basi, ha inviato un messaggio chiaro a Roma: «Stiamo costruendo una coalizione per far rispettare a Saddam Hussein le risoluzioni Onu, saremo grati per ogni offerta». Parlando alla platea delle assise fiorentine della «Cosa 2», il segretario del Pds ha messo l'accento sulla necessità di «un'offensiva politica prima dell'intervento militare». «La strada delle armi non è scontata» ha detto D'Alema, invocando il rispetto dei «princìpi di legalità internazionale» che assegnano «le decisioni all'Onu e non a singole potenze» ed impongono «reazioni commisurate alla gravità delle violazioni». Come dire: fa bene Prodi a sostenere gli sforzi di Annan per trovare una soluzione alla crisi, e questo è ben lungi dall'essere un sostegno incondizionato ad un'azione militare. Anche perché, ha aggiunto D'Alema, non bisogna «infliggere agli iracheni una doppia punizione» aggiungendo «le bombe dal cielo» alla «dittatura di Saddam». Polemico Giorgio La Malfa (Pri): «L'approccio di Prodi è corretto mentre quello di D'Alema no, perché esclude del tutto la possibilità del ricorso alle armi». Il leader della Quercia ha anche messo i suoi concetti nero su bianco, inviando un lettera al premier britannico Blair: «Ho scritto per spiegare le nostre ragioni: non ci sono solo le armi, la prima grande reazione è quella dell'agire politico». Parole caute, con le quali D'Alema però conferma le divergenze nell'Internazionale socialista, dove laburisti britannici e socialdemocratici olandesi si sono schierati in favore dell'opzione militare. Nel complesso, l'intervento del leader della Quercia è stato a favore di un più alto profilo dell'Onu, e sembra teso a un duplice intento: trovare un elemento comune alle molte posizioni presenti nel Pds sull'Iraq; puntellare la scelta italiana a favore della «soluzione diplomatica», espressa dalla dichiarazione Prodi-Eltsin. Berlusconi è ricorso invece a ben altri toni dopo essere stato invitato a pranzo a Villa Taverna. «Ci muoviamo in sintonia ha detto Berlusconi dopo aver lasciato la residenza di Foglietta - su una linea di continuità e coerenza con la nostra politica estera degli ultimi 50 anni» ovvero «sosteniamo l'azione degli Stati Uniti affinché Saddam ri¬ spetti i suoi impegni». La linea filo-Usa di Berlusconi trova sostegno nel Ppi. Enrico Letta è esplicito: «Il governo deve essere pronto a partecipare ad un'eventuale iniziativa militare contro l'Iraq». L'opposizione intuisce le difficoltà della maggioranza e Giuseppe Pisanu, capogruppo alla Camera degli Azzurri, chiede a Prodi di «dimostrare che l'Italia non può essere prigioniera di interessi economici contingenti e di posizioni antiatlantiche». Anche l'ala sinistra della coalizione chiede a Prodi di «uscire allo scoperto». Rifondazione vuole «proclamare subito l'indisponibilità delle basi» perché «gli Usa mirano ad agire a prescindere dall'Onu». Posizione condivisa dai Comunisti unitari. Sostegno all'opzione diplomatica è giunto dal Segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, che in occasione dell'anniversario dei Patti Lateranensi, ha espresso a Scalfaro e Prodi la convinzione che «i conflitti non risolvono ma aggravano le questioni internazionali». Maurizio Molinari Un russo protesta davanti alla ambasciata Usa a Mosca con un ritratto di Saddam Hussein. Qui sopra, Massimo D'Alema