No all'ultima offerta irachena

No all'ultima offerta irachena No all'ultima offerta irachena Aziz: verifiche libere, ma con altri ispettori NEW YORK. Il vice primo ministro iracheno Tareq Aziz ha illustrato ieri alla rete tv americana Cnn una proposta (sollecitata dalla Russia) per evitare un attacco americano all'Iraq: l'uomo di Saddam ha detto che Baghdad è pronta ad aprire otto siti presidenziali alle ispezioni «ma sotto la supervisione di un rappresentante del Consiglio di sicurezza dell'Orni» e non di Richard Butler, direttore dell'Unscom (la Commissione incaricata di verificare il programma di disarmo dell'Iraq). Per Aziz l'Unscom «è l'aweisario e non il giudice». Ma l'ambasciatore statunitense all'Orni Bill Richardson gli ha risposto escludendo che Washington accetti «transazioni o compromessi» nel braccio di ferro con l'Iraq. Richardson ha risposto anche all'invito formulato l'altroieri dal segretario generale dell'Orni Kofi Annan a non infliggere un'inutile «umiliazione» a Baghdad: «Noi non voghamo umiliare nessuno. Vogliamo che l'Iraq rispetti le risoluzioni del Consiglio di sicurezza». Anche l'ambasciatore britannico all'Orni, John Weston, ha respinto in quanto «insufficiente» la proposta irachena. Bill Clinton in persona ha commentato: «E' tutto nelle mani di Saddam. Sta a lui consentire accesso totale e senza condizioni agli ispettori. Se no, agiremo». Sulla portaerei Washington, che incrocia 80 km al largo del Golfo, il comandante delle forze statunitensi, generale Anthony Zinni, ha detto «siamo pronti à colpire l'Iraq entro una settimana». E il segretario americano alla Difesa Cohen ha proclamato enfaticamente, rivolto ai militari schierati: «Voi siete l'acciaio con cui è forgiata la spada della libertà e voi siete la punta di questa spada». Anche Hillary Clinton è scesa in campo contro Saddam affermando che «qualcosa deve essere fatto» per bloccare lo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche da parte di Baghdad. «La situazione è grave» ha detto. Proprio ieri il quotidiano Washington Times, citando fonti dei servizio segreti Usa, ha scritto che l'Iraq disporrebbe di diverse decine di missili a medio raggio che possono raggiungere Israele, Arabia Saudita e Kuwait. La radio israeliana ha riferito che gli intermediari russi hanno consegnato l'altroieri alle autorità ebraiche un messaggio rassicurante di Saddam: il raìss avrebbe escluso l'eventualità di un attacco con missili contro Israele. La consegna del messaggio è stata confermata anche da una fonte della difesa, ma l'agenzia ufficiale irachena ha smentito di averlo consegnato. Anche Aziz nell'intervista alla Cnn ha smentito che Baghdad abbia intenzione di attaccare Israele o il Kuwait nel caso di un raid ame¬ ricano. «Non abbiamo intenzione di attaccare chicchessia, tranne l'aggressore». Quanto ai Paesi che si affiancheranno agli americani nell'eventuale operazione militare, Borni ha precisato che non intende partecipare con forze proprie. E' stato il ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel a dire che «la Germania non avrà alcuna partecipazione, né finanziaria, né militare, né materiale». Pronti ad affiancarsi agli americani se c'è da menare le mani si sono detti invece i tre Paesi dell'Europa orientale che aspirano a entrare nella Nato: Polonia, Repubblica ceca e Ungheria. Ma dell'utilità di un'azione militare dubitano in Iraq anche gli oppositori a Saddam. «Da soli i bombardamenti aerei non serviranno a niente» secondo l'Iraqi National Congress, un'organizzazione con base a Londra. Intanto, dopo aver aspettato per tre giorni a Erevan, in Armenia, l'autorizzazione dell'Orni a recarsi in Iraq, il leader ultranazionalista russo Vladimir Zhirinovsky ha raggiunto Baghdad con un aereo speciale carico di aiuti umanitari. Prima di partire ha colpito con un pugno al volto l'ambasciatore russo in Armenia dopo averlo accusato di essere il responsabile della ritardata partenza. [e. st.] Usa e Gb: niente condizioni Il capo dell'Armada: pronti a colpire in una settimana Cohen ai suoi militari: siete la spada della libertà Hillary: bisogna intervenire Il vicepremier iracheno Tareq Aziz