Cina, la missione impossibile del dissidente Wang di Andrea Di Robilant

Cina, la missione impossibile del dissidente Wang PECHINO Ha percorso tutto il Paese, venerdì scorso è stato catturato: forse era sponsorizzato da Washington Cina, la missione impossibile del dissidente Wang Clandestino dagli Usa perfondare un partito: arrestato ed espulso WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il dissidente Wang Bingzhang aveva ricevuto o si era dato una missione impossibile: tornare clandestinamente in Cina per gettare le basi di un grande partito democratico cinese. Ma la vita non è sempre un film: la settimana scorsa Wang è stato arrestato e incarcerato. Ma prim'ancora che il suo arresto potesse diventare mi nuovo caso politico, i cinesi, a sorpresa, lo hanno rispedito negli Usa con il primo aereo per Los Angeles. «Il mio rilascio non mi sorprende affatto», ha commentato ieri il cinquantenne Bingzhang poco dopo il suo arrivo in Califorma. «Il governo cinese aveva due scelte: poteva darmi una condanna durissima oppure sbarazzarsi al più presto di questa nuova patata bollente. Ha scelto la seconda via. Che il partito stia davvero imboccando una nuova strada?». Wang Bingzhang ottenne asilo politico negli Stati Uniti dieci anni fa. E' una figura piuttosto controversa tra gli esiliati cinesi in America - quelli più «tranquilli» lo considerano eccessivamente provocatorio. Ma è un uomo di grande coraggio, che in Cina negli Anni Ottanta pubblicava una rivista anti-regime chiamata China Spring. Non è chiaro se, e fino a che punto, la sua missione fosse sponsorizzata dagli americani. Fatto sta che il dipartimento di Stato si è mosso non appena ha ricevuto notizia del suo arresto venerdì scorso esprimendo «preoccupazione» per il suo futuro. Wang entrò clandestinamente in Cina l'anno scorso dall'isola portoghese di Macao. Viaggiò in lungo e in largo nel Paese cercando di mettere in piedi una prima rete di contatti che doveva servire per promuovere gruppi democratici e creare le basi di un vero e proprio partito - il partito della giustizia. Un congresso clandestino doveva tenere a bat¬ tesimo il partito questo mese. Sperava di coinvolgere funzionari pubblici, commercianti, uomini d'affari, perfino quadri del partito. Ma non i dissidenti sorvegliati dal regùne. Se li avesse contattati, ha spiegato Wang dopo il suo rientro, il suo gioco sarebbe stato subito scoperto. Ma lo hanno scoperto comunque. Venerdì scorso, alla fine di una caccia all'uomo durata diverse settimane, le autorità ci¬ nesi lo hanno arrestato nella provincia di Annui, Il «Center for human rights and democratic movement in China», con sede a Hong Kong, ha subito dato l'allarme. E l'amministrazione Clinton ha chiesto spiegazioni alle autorità cinesi. Il timore era che Pechino decidesse di punire Wang in maniera esemplare per scoraggiare altri rientri clandestini. E invece è successo il contrario: è stato scarcerato e rispedito a casa nel giro dei 48 ore. «E' chiaro che in questo momento i cinesi non vogliono guai e si sono mossi rapidamente per calmare le acque», ha commentato Lu Siqing, portavoce del Center for human rights a Hong Kong. E Wang? «Ero pronto a rimanere in prigione», ha assicurato alla Reuters poco dopo il suo arrivo a Los Angeles. «La Cina ha bisogno di una rivoluzione. Il partito comunista se ne deve andare. Spero che sarà una rivoluzione pacifica. Ma non si può mai sapere». Andrea di Robilant

Persone citate: Bingzhang, China Spring, Clinton, Wang Bingzhang, Wang Clandestino, Washington Cina